Il riconoscimento della cittadinanza italiana secondo il principio dello ius soli per i figli di immigrati nati e cresciuti in Italia: è una delle richieste che la Rete G2 seconde generazioni ha avanzato venerdì 11, nel corso delle audizioni della Commissione affari costituzionali della Camera sulle nuove norme in materia di cittadinanza.
Le audizioni per l'esame delle proposte di legge recanti nuove norme in materia di cittadinanza (la riforma della legge 5 febbraio 1992 n. 91) hanno riguardato rappresentanti delle autonomie locali, rappresentanti di organizzazioni che operano nel settore interessato ed esperti della materia.
Nel suo testo proposto alla Commissione, la Rete ha chiesto, inoltre, che i figli di immigrati arrivati nel nostro paese da piccoli possano ottenere la cittadinanza prima della maggiore età. La revisione delle norme, si legge nel testo, «non può non tenere conto dei cambiamenti che hanno interessato il nostro paese in questo arco di tempo: ci sono oggi oltre mezzo milione di giovani che sono nati in Italia, che considerano l'Italia il loro paese, frequentano le scuole italiane, giocano con i loro coetanei, progettano il loro futuro ma restano cittadini stranieri perché i loro genitori lo sono. Sono italiani con il permesso di soggiorno non per scelta ma perché costretti da una legge, la 91/1992, che impedisce il diritto alla cittadinanza di almeno 900.000 giovani italiani».
All'esame della Commissione sono state presentate diverse proposte di legge per la riforma della legge 5 febbraio 1992 n. 91. La Rete, riporta un comunicato diffuso dall'organizzazione, «esprime grande preoccupazione per il testo di riforma presentato dalla relatrice On. Bertolini approdato in Camera dei Deputati a dicembre 2009. Si tratta di un grave passo indietro per il riconoscimento della cittadinanza ai figli di immigrati. Il testo infatti non prevede nessun tipo di agevolazioni per le seconde generazioni, anzi restringe ulteriormente le possibilità di accesso alla cittadinanza, introducendo il profitto scolastico come criterio vincolante per gli oltre 900.000 figli di immigrati nati in Italia che al compimento del 18esimo anno di età vogliano richiedere la cittadinanza italiana per esercitare gli stessi diritti e doveri dei loro coetanei figli di italiani».
In linea con le richieste della Rete, anche le Acli (Associazioni cristiane lavoratori italiani), ascoltate dalla Commissione, hanno ribadito la necessità di una profonda revisione della legge 5 febbraio 1992 n. 91 che prenda in considerazione il principio dello ius soli.
La Rete è un'organizzazione nazionale apartitica fondata da figli di immigrati e rifugiati nati o cresciuti in Italia. Nata a Roma nel 2005, oggi include ragazzi dai 18 ai 35 anni che vivono nelle maggiori città italiane e sono originari di paesi come Filippine, Etiopia, Eritrea, Perù, Cina, Marocco, Libia, Argentina, Bangladesh, Iran, Senegal, Albania, Egitto, India e altri. L'organizzazione è molto attiva sul fronte della comunicazione: oltre ad avere un proprio sito web e un forum, ha prodotto un fotoromanzo, una trasmissione radio e alcuni video. L'anno scorso ha curato una propria rubrica sul mensile giovanile Topgirl. (bg)
