Jurassic Park

20/07/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Infanzia Titoli Rassegne filmografiche

di Steven Spielberg

(Usa, 1993)  

Sinossi

Il miliardario John Hammond ha costruito su un’isola il “Jurassic Park”, un parco a tema la cui attrazione sono veri dinosauri riprodotti grazie al rinvenimento del sangue di un rettile preistorico in un’ambra. Al fine di ottenere i finanziamenti necessari per ultimare il progetto, Hammond contatta i paleontologi Alan Grant ed Ellie Sattler, e il matematico Ian Malcom: grazie a un loro parere positivo le resistenze dei finanziatori verrebbero meno. Il parco è interamente governato da una rete di computer, ma Nedry, il responsabile della gestione informatica, corrotto da un’industria, trafuga alcuni embrioni di dinosauro e fa andare il sistema in tilt proprio mentre gli scienziati sono in visita al parco in compagnia dei due nipoti di Hammond, Tim e Lex. I recinti elettrificati di protezione si aprono, e un temibile tirannosauro riesce a liberarsi: per salvarsi, Alan e i bambini sono costretti a fuggire nella foresta. Il giorno seguente riusciranno a raggiungere dopo varie peripezie il centro visitatori, dove nel frattempo Hammond, Ellie e Ian cercano di ripristinare i sistemi di sicurezza. Quando anche questo luogo verrà invaso dai dinosauri il gruppo abbandonerà l’isola e Hammond il suo ambizioso e scriteriato progetto.

Analisi

Tratto dall’omonimo best-seller di Michael Chrichton, Jurassic Park è un film d’avventura tra i più spettacolari ed è, al tempo stesso, un apologia sui rischi che comporta la manipolazione della natura da parte dell’uomo. La storia del miliardario John Hammond – che vuole a tutti i costi divulgare le ricerche che ha finanziato non grazie ai trattati scientifici o ai documentari, ma riportando in vita ciò che si è estinto milioni di anni fa – è però singolarmente simile a quella di Steven Spielberg, un regista che è sempre riuscito a dare corpo ai voli della fantasia più incredibili e che non ha resistito alla tentazione di sintetizzare per il grande schermo, aiutato dalle più avanzate tecnologie informatiche, creature scomparse da milioni di anni come i dinosauri. Hammond, del resto, appartiene a quella folta schiera di protagonisti adulti dei film di Spielberg rimasti bambini, con tutte le ossessioni e le fantasie che accompagnano l’infanzia e l’adolescenza e che, senza tema di smentita, si può affermare siano altrettante proiezioni immaginarie del regista. Ma, se Roy Neary, il protagonista di Incontri ravvicinati del terzo tipo, per poter coronare il sogno di incontrare gli alieni doveva attendere la fine del film e sudare non poco (in questo film Roy subiva un processo di regressione al bisogno infantile di manipolazione della materia costruendo il plastico di una montagna, luogo di appuntamento con gli ET, la cui visione, tra l’altro, gli veniva vietata dalle autorità così come gli adulti proibiscono a un bambino di assistere a uno spettacolo), Hammond si fa costruire la sua ossessione su un’isola tropicale, con tutti i comfort e, oltretutto, con la prospettiva di incrementare la sua già cospicua fortuna. In questo doppio ruolo di mittente e destinatario del messaggio, Spielberg ammonisce (se stesso) circa l’impossibilità di manipolare (se non al cinema) la materia, per piegarla impunemente ai propri scopi, e almeno in questo il regista si dimostra coerente con la propria poetica che vede la scienza come polo opposto a quello dell’immaginazione (si pensi al ruolo degli scienziati in ET – L’extraterrestre). Così, il bambino/Spielberg, per non restare prigioniero del suo stesso sogno digitale, trasforma il parco a tema da utile strumento didattico sulla paleontologia in una scuola di sopravvivenza in cui è l’uomo a essere preda dei “mostri” che ha creato. È un fascino ambiguo quello su cui si fonda il parco costruito da Hammond e che combacia in parte con la poetica spielberghiana (il regista ha avuto, infatti, il suo primo enorme successo commerciale con un film terrificante come Lo squalo): lo stesso professor Grant, del resto, provvede nella sequenza iniziale a darci un saggio di quell’attrazione-repulsione su cui è fondato buona parte del richiamo che hanno per l’uomo la mostruosità e la ferocia. Molto più diffidente verso i bambini che nei confronti dei dinosauri, Grant sembra provare un gusto quasi sadico nell’illustrare, a un giovanissimo visitatore del campo base in cui sta effettuando le sue ricerche, in che modo un predatore del Giurassico avrebbe potuto catturarlo e sbranarlo. L'’unghione a forma di sciabola che si porta in tasca è il principale strumento di intimidazione verso il giovanissimo turista che, dopo la lezione, resta visibilmente scosso. Poco dopo Grant si ritroverà a dover proteggere suo malgrado i due nipotini di Hammond dal tirannosauro, a rassicurarli sulla mansuetudine dei brontosauri, e getterà l’artiglio che aveva usato per spaventare il ragazzino nella prima sequenza in una sorta di resa finale al proprio ruolo di adulto. Lo scienziato potrà constatare quanto fosse affrettato il proprio giudizio sui bambini e, nella sequenza finale, sembrerà arrendersi definitivamente alle richieste della propria compagna (la dottoressa Ellie Sattler) che, fin dall’incipit, gli aveva manifestato il desiderio di mettere su famiglia. “Le nostre attrazioni faranno impazzire i bambini” affermava Hammond nel tentativo di coinvolgere Grant nell’avventura del Jurassic Park: ciò che fece letteralmente impazzire i bambini di tutto il mondo all’epoca dell’uscita nelle sale del film non fu tanto lo spettacolo cinematografico in sé, quanto ciò che gli si muoveva attorno. Il merchandising legato all’evento cinematografico (pupazzi a forma di dinosauro, magliette e gadget di ogni tipo) ha lasciato un segno più profondo nell’immaginario collettivo di quanto non abbia fatto la stessa pellicola: una vera e propria jurassic-mania la cui promozione pubblicitaria era già contenuta nella sequenza del film ambientata nel centro visitatori del parco, dove facevano bella mostra di sé i medesimi oggetti che avrebbero invaso il mercato mondiale di lì a poco. Fabrizio Colamartino

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