Fare tutto il possibile perché sia rispettato il diritto dei bambini ad essere ascoltati: è la raccomandazione principale che il Comitato Onu di Ginevra rivolge agli Stati firmatari della Convenzione sui diritti del fanciullo (Crc) in un general comment di analisi dedicato all'articolo 12 della Crc e intitolato The right of the child to be heard.
Nel documento, pubblicato durante l'estate, l'organismo che monitora lo stato di attuazione della Crc ricorda, prima di tutto, il diritto dei fanciulli all'ascolto sia quale diritto del singolo bambino sia quale diritto appartenente a gruppi di bambini e adolescenti. «Per ottenere significative opportunità di implementazione dell'articolo 12 sarà necessario smantellare le barriere legali, politiche, economiche, sociali e culturali che attualmente ostacolano l'opportunità dei bambini ad essere ascoltati e il loro accesso alla partecipazione in tutte le questioni che li riguardano. - si legge nelle conclusioni - Ciò richiede una volontà di sfidare i presupposti che riguardano le capacità dei bambini e di incoraggiare lo sviluppo di ambienti nei quali i bambini possano costruire e dimostrare capacità».
L'importanza di questo diritto dell'infanzia emerge prima di tutto da un'analisi minuziosa dell'articolo 12 che lo enuncia: il documento parte dall'interpretazione letterale delle disposizioni in esso contenute, per proseguire poi con l'individuazione degli steps per una corretta implementazione del diritto all'ascolto e degli obblighi che derivano agli Stati parte dal riconoscimento dello stesso in capo ai fanciulli (sia con riferimento ai procedimenti civili che penali che amministrativi).
Per il Comitato, è necessario che gli Stati evitino gli approcci fatti di gesti simbolici e superficiali, che «permettono ai bambini di essere ascoltati ma non riescono a dare peso alle loro opinioni» e «amplificano la loro manipolazione da parte degli adulti». Una partecipazione «effettiva e significativa» scaturisce da un processo e non da «un evento unico e straordinario»: questo processo - così «l'esperienza ha dimostrato dall'adozione della convenzione» - può nascere da alcuni elementi di base che favoriscano «un'implementazione effettiva, etica e significativa» del diritto sancito dall'articolo 12 della Crc.
Perciò, tutte le situazioni nelle quali un bambino dev'essere ascoltato o deve partecipare occorre che siano: trasparenti e informate (il bambino deve avere ogni genere di informazione sulla natura della sua partecipazione, appropriata con la sua età e la sua condizione); volontarie; rispettose; rilevanti; a misura di bambino (come ambienti e metodi di lavoro); partecipative; supportate da adeguata preparazione (soprattutto per gli adulti che dovranno facilitare la partecipazione infantile); sicure e attente ai rischi eventualmente legati all'espressione delle opinioni dei bambini; responsabili (per esempio, in qualsiasi ricerca o processo consultativo, i bambini devono essere informati su come le loro opinioni sono state interpretate e usate e, se necessario, devono avere la possibilità di influenzare l'analisi dei risultati).
«Soddisfare questi obblighi rappresenta una sfida per gli Stati», conclude il Comitato, ma «è un obiettivo raggiungibile» anche attraverso la costruzione di «una cultura del rispetto per i bambini e le loro vedute». (mf)