di Gabriele Muccino
(Italia, 1999)
SINOSSI
Il sedicenne Silvio decide di partecipare all’occupazione della sua scuola con l’intento di fare colpo su alcune ragazze. Durante l’occupazione si avvicina a Valentina, che ha tuttavia una relazione con un amico di Silvio, Martino, il quale, a sua volta, non accetta di buon grado la nuova situazione venutasi a creare. Ma Silvio, mentre la polizia forza i blocchi degli studenti e sgombera la scuola, fugge con Claudia: è l’inizio di una vera storia d’amore.
Analisi
Il secondo film di Gabriele Muccino si organizza intorno a tre grandi blocchi tematici che mettono in luce e descrivono conflitti, aspirazioni e velleità degli adolescenti contemporanei nei confronti dell’impegno politico. Il primo aspetto è quello dell’impegno politico attuale, della lotta contro l’omologazione e contro una scuola che si ritiene non sappia più educare. C’è un continuo rimando alle lotte condotte nel passato, tenute in considerazione come riferimento, ma oggi si lotta per formule e slogan, non per effettivo credo sociale. Mirabile, a questo proposito, la battuta di un bidello, quando i ragazzi manifestanti gli dicono che egli avrebbe dovuto schierarsi con gli occupanti della scuola perché facente parte della classe proletaria, il quale riconosce come siano proprio i ragazzi a non essere proletari. Il leader degli occupanti gioca a fare il capopopolo e pensa di essere protetto dal padre, ostentatamente potente, ma questi, quando va a prelevarlo in questura, lo prende a schiaffoni, restituendogli la piena dimensione del suo essere adolescente. L’occupazione si risolve in un grande gioco in cui prevalgono gli amorazzi, le tresche, i tradimenti, le soffiate all’amico, l’indiscrezione, la dormita fuori porta, la sofferenza d’amore, gli spinelli, le fughe dalla polizia e quelle in vespa, l’avventura, la rincorsa a coetanei fascisti che sono tali solo per l’abbigliamento. Il secondo aspetto è quello del contrasto con i genitori, incapaci di comprendere le istanze dei loro figli, differenti a causa della mentalità e della distanza di anni. Il padre di Silvio è un ex-sessantottino che pensa che gli attuali adolescenti siano incapaci di pensare e quindi siano assolutamente privi di motivazioni nell’occupare la propria scuola. La madre è una donna apprensiva che crede di preservare i figli dai problemi asfissiandoli di domande e preoccupandosi per ogni novità. Propone a Silvio qualche seduta da uno psicanalista, con l’illusione/convinzione di risolvergli i drammi dell’adolescenza, quando invece Silvio e i suoi coetanei hanno solo bisogno di fare esperienza e commettere inevitabili sbagli. Se i genitori non sanno relazionarsi, tale incapacità si perpetra anche nel rapporto tra fratelli maggiori e minori: il fratello più grande di Silvio è un perfetto teorico dei tempi moderni, ma si rivela un disastroso pratico, visto che la sua storia con la fidanzata Maddalena, ritenuta una certezza, si dissolve da un giorno all’altro. Il terzo aspetto di Come te nessuno mai è quello dell’educazione sentimentale di un ragazzo di sedici anni, alle prese con i primi amori, le prime delusioni, l’ansia della prima volta e della durata che questa potrà avere, i discorsi tra amici dubbiosi, i racconti di chi millanta grande esperienza, le incomprensioni di chi ama e non è amato, l’inconsapevolezza di chi è amato e non se ne è accorto, la portata dell’avvenimento quando un membro del gruppo riesce nell’impresa e racconta agli altri l’accaduto, le voci incontrollate e pettegole, le invidie e le ripicche. Questa terza sfera è forse quella che caratterizza l’esperienza adolescenziale del protagonista. Silvio forse non riesce ad acquisire una coscienza politica matura, forse non riesce a migliorare i rapporti con i genitori e con i parenti, ma senz’altro compie un vero e proprio percorso di formazione che lo porta dalla pura concezione meccanica dell’atto (la preoccupazione della durata), alla considerazione dell’altra persona come un soggetto da amare.