di Peter Weir
(USA, 1989)
Sinossi
Siamo nel 1959, a Welton, uno dei migliori college statunitensi nel quale si educa parte della futura classe dirigente del paese seguendo i valori della tradizione, della disciplina, dell'eccellenza. A scompigliare i regolamenti centenari dell'istituto giunge il professor Keating che prende ad educare la sua classe all'insegna dell'anticonformismo e ispirandosi al motto latino “carpe diem”. Uno degli alunni prende alla lettera l'insegnamento vitalistico del docente, schierandosi apertamente contro il padre, decidendo di recitare in un dramma shakespeariano. La reazione del genitore, eccessivamente severa, conduce il ragazzo al suicidio. Keating, ritenuto responsabile dell'accaduto,viene licenziato. I suoi insegnamenti, tuttavia, non cadranno nel vuoto
Analisi
Il peso della tradizione, delle regole, di un ambiente rigidamente borghese che quelle regole provvede a tutelare attraverso un controllo opprimente del comportamento dei propri membri, sono i fattori più volte individuati come le cause della frustrazione e dell'angoscia che possono ritorcersi autolesionisticamente contro chi è vittima di tale controllo. Nel caso di L'attimo fuggente il giovane Neil rivolge contro se stesso un'arma e fa fuoco, togliendosi la vita dopo che suo padre lo ha umiliato ironizzando sulla sua passione per il teatro e lo ha minacciato prospettandogli l'iscrizione a un'accademia militare, quanto di più distante dall'indole del ragazzo. È un gesto solo apparentemente eccessivo, che in realtà rivela quanto possa essere importante per un adolescente riuscire a sviluppare la propria creatività liberamente, seguire il proprio istinto senza essere condizionato da scelte che non gli appartengono. Nell'universo asettico di Welton tutto e tutti (insegnanti, studenti, famiglie) contribuiscono a perpetuare una tradizione dalla quale non sono escluse punizioni corporali, umiliazioni e, soprattutto, un atteggiamento di aspettativa eccessiva nei confronti dei ragazzi, continuamente sottoposti a paragoni con chi in passato è riuscito ad eccellere. Se da un lato per gli studenti ciò può apparire lusinghiero (gli esempi da seguire sono politici eminenti, giudici, capitani d'industria, scienziati e così via) perché dà loro la sensazione di essere entrati a far parte di una ristretta cerchia di eletti, dall'altro crea un clima di costante minaccia, di competizione accanita che impedisce, paradossalmente, lo sviluppo di doti umane altrettanto nobili e importanti per lo sviluppo di una personalità “eccellente” quali la generosità, la fiducia, l'altruismo e, soprattutto, la lealtà. Molte sono le pellicole oltre a L'attimo fuggente che hanno messo in evidenza l'assurdità dei sistemi educativi usati nei college anglosassoni: un titolo per tutti potrebbe essere Se... (If...) , il film del 1969 per la regia di Lindsay Anderson. In L'attimo fuggente, tuttavia, viene messo in evidenza con particolare cura il corto circuito innescato dal sistema scolastico e dall'investimento in quanto ad aspettative per il futuro delle famiglie degli allievi, pronti a sacrificare la felicità dei propri figli sull'altare di un conformismo sociale deprecabile. È infatti la famiglia a non riuscire a fungere da termine di mediazione tra le spinte alla competizione e le regole ferree della scuola e lo spirito di ribellione dei ragazzi alimentato dalla smania di vivere il momento presente propugnata da Keating in maniera eccessiva e a tratti persino ridicola. Si veda la figura di Todd, timido e represso perché schiacciato dall'immagine di un fratello troppo brillante che sa di non poter eguagliare o, ancora, quella di Neil da un lato spinto dal docente a “succhiare il midollo della vita” e dall'altro anche lui come Todd frustrato dalle aspettative paterne troppo diverse dalle proprie.
Ancora una volta l'ambito familiare, che per il minore dovrebbe fungere da rifugio sicuro all'ombra del quale riparare dalle difficoltà e dalle umiliazioni subite all'esterno, si pone, invece, come una replica, a volte persino peggiore, dello stesso contesto ambientale.