Nel panorama socioeconomico contemporaneo il tema della conciliazione tra vita familiare e lavorativa ha ricoperto un'importanza tale che dagli anni Novanta l’Unione europea ha scelto di muoversi nella direzione di un rinnovato equilibrio per i genitori nella gestione della vita familiare in rapporto a quella lavorativa. Alcuni interventi legislativi in questo senso sono la risoluzione 29 giugno 2000, n. 2000/C218/02 del Consiglio UE e dei Ministri incaricati dell'occupazione e della politica sociale, relativa alla partecipazione equilibrata di donne e uomini all’attività professionale e alla vita familiare o la direttiva 27 novembre 2000, n. 2000/78/CE del Consiglio UE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro.
A livello nazionale, il tema della conciliazione vita-lavoro si interseca con il sistema di welfare statale, ossia l’insieme delle politiche che mirano a tutelare le fasce più deboli. In Italia, il welfare statale ha ampliato le misure di sostegno alla genitorialità e promosso il ruolo dei padri. Un esempio su tutti è la prima norma in materia di congedo parentale, il decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell’articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53.
Negli anni le modifiche al Testo unico in favore di forme di congedo parentale sono state numerose e sempre attuate nella convinzione che il welfare statale e quello aziendale possano giocare un ruolo chiave nel promuovere una genitorialità più equilibrata e condivisa.
In allegato un inquadramento normativo sul tema della promozione del ruolo della figura paterna tra welfare statale e aziendale.