Madri e figli

Quello tra madre e figlio è certamente il legame più forte che esista, una relazione viscerale, biologica, che affonda le sue radici nella vita prenatale e che, per questo, mette in gioco l’universo affettivo, i desideri, le passioni, le pulsioni più profonde e intime di ogni individuo. Una relazione opposta (o meglio, complementare) rispetto a quella con il padre, basata su un confronto più razionale, spesso sullo scontro aperto con colui che rappresenta l’autorità in seno al nucleo familiare. Certo, negli ultimi decenni molto è cambiato nella distribuzione dei ruoli all’interno della famiglia, ma la figura della madre è destinata a conservare ancora per parecchio tempo le proprie prerogative, fondate su un legame che trascende qualsiasi considerazione razionale, dunque ogni statistica o studio di sorta, e questo soprattutto se si considerano le rappresentazioni che ne ha dato il cinema. Molti film, infatti, testimoniano un rapporto tra madre e figlio quasi sempre segnato da un eccesso o da una carenza: eccesso di affetto, di premure, di ansie, di attese, oppure carenza di attenzioni, di tenerezza, di preoccupazioni nei confronti della prole. A fronte di vere e proprie “madri coraggio”, capaci di accudire fino allo stremo i figli malati o gravemente handicappati (Basta guardare il cielo, L’olio di Lorenzo), di sopperire alla povertà della famiglia con mille stratagemmi e sacrifici (Ladybird Ladybird, Le ceneri di Angela, Dancer in the Dark), di proteggere i figli da pericoli concreti (Ci sarà la neve a Natale?, Once Were Warriors, Osama, Sotto le bombe, Volver) ma anche dal giudizio della società (Mamma Roma, Di questo non si parla, Moolaadé, Vai e vivrai) vi sono altrettante “madri snaturate”, incapaci di dedicarsi ai propri bambini (I bambini ci guardano, I quattrocento colpi, Kramer contro Kramer, L’albero delle pere, Anche libero va bene), addirittura disposte a metterli in pericolo per trarne vantaggio (Bellissima, Pretty Baby, Il ladro di bambini, Rosetta) oppure che, pur senza mirare ad alcun obiettivo concreto, sembrano animate da una sorta di spirito sadico (Mammina cara, Diario di una schizofrenica, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa). Una rappresentazione manichea del rapporto tra madri e figli (che sembra trovare una sorta di sintesi nell’ambiguo e visionario Spider, nel quale l’immagine della madre buona e quella della matrigna cattiva si sovrappongono) tesa a idealizzare la figura materna (specie nei paesi di cultura cattolica dove la rappresentazione per eccellenza della madre coincide con quella della Madonna) o, al contrario, a metterla in dubbio, svilirla e persino demonizzarla probabilmente per consolidare, attraverso il suo opposto, un’immagine femminile oleografica, quella della “madre di famiglia”, sempre meno rispondente alla realtà (un ruolo sul quale si ironizza nel grottesco La signora ammazzatutti di John Waters, la cui protagonista è una perfetta donna di casa che, per difendere i propri figli, diventa una serial killer). Più attuali appaiono quelle figure di madri problematiche o in crisi che, sempre più numerose, popolano gli schermi e che riflettono i mutamenti in atto nella società: sole per scelta o per necessità, obbligate a dividersi tra lavoro e cura dei figli, le “nuove madri” sono costrette a ricoprire più ruoli all’interno di nuclei famigliari monogenitoriali (Alice non abita più qui, Il mio piccolo genio, Le acrobate, Nessun messaggio in segreteria, Nelle tue mani), spesso sacrificano al lavoro e alla carriera il rapporto con la prole (come in Lo specchio della vita), preferendo instaurare, specie con le figlie adolescenti, una sorta di ambigua “amicizia” (come in La mia adorabile nemica, Limbo, Thirteen o White Oleander) anziché una relazione basata sull’autorevolezza del genitore e il rispetto reciproco. Mutamenti sociali di enorme portata (come l’entrata delle donne nel mondo del lavoro e il moltiplicarsi dei modelli familiari, spesso a vantaggio della precarietà nei rapporti tra partner) portano cambiamenti non solo nell’ambito delle relazioni tra genitori e figli ma anche per quanto riguarda il desiderio di concepire un figlio: a fronte dell’assenza di un compagno stabile e di una vita sempre più incentrata sulla realizzazione professionale, il desiderio di un figlio (anche attraverso l’adozione) è percepito come l’ultima possibilità di sentirsi realmente donne (è il caso dei pur diversissimi Casa de los Babys, Everything Put Together, A.I. – Intelligenza artificiale, La guerra di Mario, Juno). Spesso l’eccesso di tale desiderio produce delle madri possessive e iperprotettive (Loverboy, About a Boy), in una sorta di quadratura del cerchio dove l’eccesso di cure sconfina addirittura nel maltrattamento. Ma il cinema ci offre anche storie di “straordinaria normalità”, rapporti tra madri e figli basati sulla comprensione e sulla collaborazione, spesso proprio in assenza di una vera e propria stabilità familiare: è il caso delle protagoniste “disturbate” di Respiro, Storia di Piera, Clean che riescono, malgrado tutto, a instaurare uno splendido rapporto con i figli. È ancora il caso delle relazioni affettive che resistono nonostante l’assenza della madre, come nel caso di Diario per i miei figli o di Paris, Texas, dei rapporti privilegiati con una figura materna vista soprattutto come depositaria della memoria familiare, della sensibilità, dell’affettività (non a caso in film del tutto o parzialmente autobiografici come Voci lontane, sempre presenti, Il lungo giorno finisce, PerdutoAmor, Un’ora sola ti vorrei). Sono relazioni basate a volte sulla complicità come in Lezioni di piano o Last Resort, a volte sulla menzogna (ma a fin di bene) come in Good Bye Lenin! e Sweet Sixteen, sulla fiducia come in Quasi famosi, sul desiderio di raccogliere e perpetuare un’eredità culturale e morale come in Madre e figlio, Un film parlato e L’albero di Antonia. Molti sono, infine, quei film nei quali la madre è più un’immagine ideale alla quale tendere, una figura persa per sempre ma che i giovani e giovanissimi protagonisti si ostinano a ricercare in un tentativo solo apparentemente vano (ma in realtà necessario) di risalire alle proprie origini, di recuperare almeno con la memoria quell’universo affettivo che è stato loro tolto o negato, proprio come accade in Crìa Cuervos, Le vacanze di Dongdong, Belli e dannati, La frattura del miocardio, L’estate di Kikujiro, Figli – Hijos, L’insonnia di Devi.  

FILMOGRAFIA
 

MADRI CORAGGIO

Figure femminili pronte a tutto per proteggere i propri figli:

dalla povertà e dai pericoli

  dalla malattia

  dalla guerra

  • Osama di Siddiq Barman, Afganistan/Giappone/Irlanda, 2003 
  • Sotto le bombe di Philippe Aractingi, Francia/Gran Bretagna/Libano, 2007

dal giudizio della società

  • Mamma Roma di Pier Paolo Pisolini, Italia, 1962 
  • Di questo non si parla di Maria Luisa Banberg, Argentina/Italia, 1993 
  • La signora ammazzatutti di John Waters, USA, 1994
  • Moolaadé di Ousmane Sèmbene, Senegal/Francia/Burkina Faso, 2004 
  • Vai e vivrai di Radu Mihaileanu, Francia, 2005 

MADRI DEGENERI

Donne incapaci di accudire i figli

  disposte a metterli in pericolo per trarne vantaggio

  oppure decisamente malvagie

MADRI SOLE

Donne che, in un mutato panorama sociale, allevano da sole i propri figli per necessità o per scelta

MADRI SULL'ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

Donne che, malgrado enormi difficoltà, riescono a instaurare con i figli un rapporto positivo

  • Storia di Piera di Marco Ferreri, Italia/Francia/Germania, 1983
  • Respiro di Emanuele Crialese, Italia/Francia, 2002
  • Clean di Olivier Assayas, Francia, 2004
  • Nelle tue mani di Peter Del Monte, Italia, 2008

DESIDERIO DI MATERNITÀ

Avere un figlio (anche ad ogni costo) per sentirsi realizzate in quanto donne ed affermare la propria indipendenza dall’universo maschile

MEMORIE MATERNE

Quando il ricordo della madre è l’unico legame (o quasi) con il proprio universo affettivo

MADRI ALLA PROVA DELLA STORIA

Figure femminili depositarie di una memoria non solo affettiva ma anche storica, politica, sociale  

  • Crìa Cuervos di Carlos Saura, Spagna, 1975
  • Diario per i miei figli di Márta Mészáros, Ungheria, 1984
  • L’albero di Antonia di Marleen Gorris, Belgio/Gb/Olanda, 1995
  • Intervista a mia madre di Agostino Ferrente e Giovanni Piperno, Italia, 1999
  • Figli – Hijos di Marco Bechis, Italia, 2001
  • Good Bye Lenin! di Wolfgang Becker, Germania, 2002
  • Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi, Italia, 2002
  • Un film parlato di Manoel De Oliveira, Portogallo/Francia, 2003 

Fabrizio Colamartino

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