La tratta è un fenomeno che coinvolge molti bambini e adolescenti. Il dossier di Save the children Piccoli schiavi invisibili – I minori stranieri vittime di tratta e sfruttamento in Italia presenta un’analisi dettagliata dei profili delle vittime e degli sfruttatori che lucrano su di loro.
I dati del rapporto evidenziano che su 63.251 casi rilevati a livello globale ben 17.710 (pari ad un caso su quattro) riguardano bambini o adolescenti, con una larga prevalenza del genere femminile (12.650); i minori rappresentano il secondo gruppo più numeroso tra le vittime di tratta dopo le donne. Il fenomeno è ben radicato anche nei Paesi dell’Unione europea, dove nel 2016 risultano almeno 15.846 vittime accertate o presunte, di cui le donne rappresentano il 76% e i minori il 15%.
In Italia, nell’intero 2016, le vittime di tratta effettivamente censite e inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 1.172, di cui 954 donne e 111 bambini e adolescenti, in gran parte di genere femminile (84%). Le vittime under 18 sono soprattutto di nazionalità nigeriana (67%) e rumena (8%). Molti bambini e ragazzi (50%) sono vittime di sfruttamento sessuale, ma non sono rari i casi di minori coinvolti in altre forme di sfruttamento, come lo spaccio e l’accattonaggio.
Le ragazze nigeriane sono il gruppo più numeroso di vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Queste giovani donne possono subire ogni tipo di violenza durante il viaggio, nel quale vengono vendute e ricomprate, e una volta in Italia sono obbligate a restituire un debito che può arrivare a 40-50.000 euro, ma devono pagare alla maman anche vitto e alloggio, bollette, vestiti e fino a 150-200 euro al mese per il posto in strada in cui sono costrette a prostituirsi, spesso accettando rapporti senza protezione e con tariffe che in zone più periferiche possono scendere a 10 o 5 euro. Secondo le stime di Save the children, le ragazze rumene sono il secondo gruppo più numeroso tra le giovani vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale in strada in Italia.
Altri dati del dossier rivelano l’aumento dei minori non accompagnati bengalesi giunti via mare in Italia. Questi bambini e ragazzi, in gran parte provenienti da contesti familiari molto poveri e deprivati e da famiglie numerose con scarsa scolarizzazione, sono vittime della tratta per lo sfruttamento lavorativo da parte di connazionali, italiani o cinesi, per i quali lavorano fino a 12 ore al giorno per 6 giorni di seguito e una paga misera in piccole attività commerciali o come ambulanti.
Nella maggioranza dei casi i minori non accompagnati egiziani vengono sfruttati nel lavoro in nero a Roma e Torino nei mercati generali, negli autolavaggi, nelle pizzerie, kebabberie e frutterie anche in turnazioni notturne, a Milano nelle aziende edili.
Il rapporto si sofferma anche sui minori “in transito”, cioè i bambini e i ragazzi che arrivano in Italia con l’obiettivo di raggiungere familiari, parenti o amici nei Paesi del Nord Europa. In gran parte si tratta di minori non accompagnati eritrei, ma fra questi giovani ci sono anche bambini e adolescenti somali, etiopi, palestinesi, siriani e afghani.