È dedicato ai bambini che vivono nelle zone colpite dalle guerre il nuovo rapporto di Save the Children Road to recovery, un quadro delle violazioni subite dai più piccoli da cui emerge che, ad oggi, 142 milioni di minorenni vivono in zone di conflitto ad alta intensità e ben 24 milioni soffrono le gravi conseguenze delle guerre sulla loro salute mentale. Tra questi, 7 milioni sono a rischio di sviluppare disturbi mentali acuti.
Il rapporto evidenzia che l’impatto dei conflitti sui bambini ha dinamiche molto complesse, ma ci sono degli effetti comuni a tutti i minorenni che vivono in zone di scontri, come la paura dei bombardamenti o del rumore degli aerei, come capita in Siria e nella Striscia di Gaza, o il timore di percorrere la strada verso la scuola, come accade in Afghanistan. In generale, tutti i bambini che vivono in zone di conflitto hanno paura per il loro futuro, proprio perché non possono andare a scuola, e temono che non riusciranno a trovare un lavoro.
«Tutto ciò – si spiega nella presentazione - aggrava le disuguaglianze e le vulnerabilità già esistenti con ripercussioni sulla salute mentale e il benessere dei più piccoli, con criticità maggiori per i più vulnerabili, come le bambine e ragazze. Ad esempio, nello Yemen, le ragazze in età da scuola primaria, hanno 1,5 volte più probabilità di rimanere fuori dall’educazione rispetto ai ragazzi. In Nigeria, le violenze di Boko Haram si rivolgono specificamente alle ragazze per impedire loro l’accesso all'istruzione. Nel Sud Sudan, il 65% di ragazze e donne ha subito violenze di genere. Nella Repubblica Democratica del Congo più del 50% delle giovani segnala di avere subito almeno una forma di violenza sessuale, fisica o emotiva negli ultimi 12 mesi».
Secondo i dati di Save the Children i ragazzi sono più spesso soggetti a reclutamento forzato, ma anche a violenza sessuale, stress ed eventi traumatici: «in Afghanistan, per esempio, si è scoperto che i ragazzi hanno maggiori probabilità di incorrere in mine antiuomo rispetto alle coetanee - e quindi più probabilità di sperimentare lesioni da esplosione».
Il rapporto rivela inoltre che il sostegno per la salute mentale dei bambini nei conflitti è inadeguato: tra il 2015 e il 2017 solo lo 0,14% di tutta l’assistenza ufficiale allo sviluppo era destinato al supporto dei minorenni con problemi di salute mentale, mentre lo 0,5% e il 2% erano destinati, rispettivamente, alla protezione e all’educazione in emergenza.