Arma di guerra: la violenza sessuale contro i bambini in conflitto è il nuovo rapporto di Save the Children, diffuso il 18 febbraio scorso.
L’indagine, la prima che contiene un’analisi dettagliata del rischio per i più piccoli di vivere violenze sessuali in zone di conflitto tra il 1990 e il 2019, rivela che 72 milioni di bambini, nel mondo, vivono in zone dove forze armate e gruppi armati sono soliti perpetrare atti di violenza sessuale contro i minorenni. Un numero aumentato di quasi dieci volte dal 1990 e che si attesta stabilmente su tale livello ormai da sette anni a questa parte.
«La violenza sessuale – si legge nel sito di Save the Children - è usata spesso come arma di guerra contro i bambini e gli altri civili proprio per terrorizzare la popolazione, diffondere paura e incutere timore per fini politici e militari, per umiliare determinati gruppi etnici o per punire i civili sospettati di collaborare con i nemici».
Secondo quanto evidenziato dal rapporto, i paesi nei quali il rischio di violenze sessuali contro i bambini per mano di gruppi e forze armate è più alto sono lo Yemen (dove le segnalazioni riguardano l’83% dei minorenni considerati a rischio), la Somalia (56%), l’Iraq (49%), la Siria (48%), la Colombia (24%) e il Sud Sudan (19%). «Questo include il rischio di stupro, schiavitù sessuale, prostituzione, gravidanze, sterilizzazione e aborto forzati, mutilazioni sessuali, abusi e torture sessuali da parte di gruppi armati, forze governative o di polizia. Bambine e bambini che, affrontano numerose sfide tipiche dei conflitti armati, come l’assenza di meccanismi di denuncia e di tutela, lo stigma e la paura di ritorsioni all’interno delle loro comunità e la privazione del supporto di cui avrebbero bisogno».
Le violenze sessuali rappresentano una delle sei gravi violazioni contro i minorenni e dal 2006 sono più di 20 mila i casi accertati dalle Nazioni Unite dal 2006. Solo nel 2019 sono stati confermati 749 casi di violenza sessuale contro i bambini, di cui la quasi totalità contro le bambine e le ragazze, mentre dal 2018 sono quasi raddoppiati gli episodi attribuiti alle forze statali. Numeri che tuttavia rappresentano solo una piccola parte dei casi reali.
Sebbene i maschi rappresentino solo il 2% delle vittime di violenze sessuali segnalate dalle Nazioni Unite nel 2019, negli ultimi anni si registra un aumento dei bambini e gli adolescenti maschi presi di mira, soprattutto in paesi come la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan e la Siria. Anche in Afghanistan la maggior parte dei casi segnalati nel 2019 riguarda ragazzi, spesso sfruttati e ridotti in schiavitù da uomini in posizioni di potere.
Il rapporto, lanciato nell’ambito della campagna Stop alla guerra sui bambini, è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni”.