Nel 2020, in Italia, le persone prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta erano 2.040, tra cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell’anno. Fra loro prevalgono le donne e le ragazze (81,8%), mentre i minorenni sono 105 (uno su 20). Il nuovo rapporto di Save the Children Piccoli Schiavi Invisibili. Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento analizza le condizioni di bambine, bambini, adolescenti e giovani vittime o potenziali vittime di tratta e sfruttamento nel nostro Paese, anche alla luce dell’impatto della pandemia che le rende ancora più vulnerabili. L’indagine, inoltre, mette in evidenza il dramma degli under 18 figli delle donne vittime, nati e cresciuti in un contesto di isolamento e sfruttamento e con il grave rischio di vedere compromesso il loro futuro.
«Tratta e sfruttamento degli esseri umani, in particolare dei minori - spiega Save the Children nella presentazione del rapporto -, sono fenomeni che difficilmente riescono ad emergere, a causa degli enormi interessi dei trafficanti - in un mercato che si trasforma ma non accenna a diminuire - e dell’insufficiente impegno dei governi nel monitoraggio e nell’azione di prevenzione e contrasto. Già prima della pandemia, si era raggiunto il numero di 50.000 vittime accertate nel mondo. Con le conseguenze della pandemia, che ha spinto in povertà nel 2020 ben 142 milioni di bambini e adolescenti in più, la situazione è destinata a peggiorare. Ben 10 milioni di bambini potrebbero non tornare più a scuola, esponendosi così al rischio di sfruttamento, abusi, gravidanze e matrimoni precoci. Secondo le stime, il solo sfruttamento lavorativo potrebbe inghiottire entro la fine del 2022 altri 8,9 milioni di bambini e adolescenti, per più della metà sotto gli 11 anni».
Secondo i dati del rapporto, tra i paesi d’origine delle vittime prevale la Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco, mentre la forma di sfruttamento più rilevata è quella sessuale (78,4%), seguita da quella lavorativa (13,8%); l’1% delle vittime è stato coinvolto in economie illegali e lo 0,6% nell’accattonaggio.
Nel 2020 i minorenni vittime di sfruttamento lavorativo intercettati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro erano 127, sia stranieri che italiani, con una leggera prevalenza femminile (57,7%). Gli illeciti riguardano in gran parte il settore terziario (88%), seguito da industria (4,7%), edilizia (3,9%) e agricoltura (2,4%). «Un dato – sottolinea Save the Children - che deve far riflettere sulla necessità di indagini mirate a far emergere un fenomeno ancora per lo più sommerso».
Altri dati rivelano che i casi di ex-vittime o vittime con figli individuati sono quasi raddoppiati tra il 2016 e il 2020, passando dal 6% all’11,6% sul totale dei casi presi in carico dal sistema anti-tratta, con ulteriore aumento nei primi sei mesi del 2021 (+0,4%).
«Attualmente il sistema anti-tratta assiste 190 nuclei vulnerabili che comprendono 226 minori. Anche nell’ambito dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in particolare nel sud, sono emersi casi di donne che vivono sole con i figli, principalmente originarie dell’Est Europa, e che subiscono ricatti, violenze e abusi, costrette in un circuito di isolamento di fatto che riguarda anche i figli, compromettendone irrimediabilmente il futuro».
Il rapporto è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni”.
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