L’affidamento omoculturale di bambini e ragazzi in Emilia-Romagna
A cura della Regione Emilia-Romagna, Bologna, 2008
La realtà dei bambini e dei ragazzi stranieri in carico ai servizi sociali in Emilia-Romagna è cresciuta negli ultimi anni in maniera nettamente superiore rispetto alla popolazione minorile complessiva residente nella regione.
A fronte di questa situazione è aumentato l’impegno istituzionale per individuare risposte sempre più adeguate di sostegno e di accoglienza per i minori stranieri.
In particolare, nel 2007 è stata approvata una direttiva regionale in materia di affidamento familiare e di accoglienza in comunità per questi bambini e ragazzi. Tra le varie risposte offerte vi è l’affidamento omoculturale, inteso come strumento aggiuntivo rispetto all’istituto dell’affidamento familiare. Le famiglie italiane e straniere restano cioè potenziali soggetti disponibili all’affidamento di minori stranieri, oltre che italiani. La novità risiede nell’introduzione di una specifica forma di affidamento pensata soprattutto per i ragazzi stranieri non accompagnati, dotati di un elevato livello di autonomia, ma per i quali è necessaria la tutela anche affettiva di una realtà familiare.
La prima parte del volume riporta le esperienze di accoglienza più significative realizzate a livello regionale.
A Bologna è stato portato avanti un progetto che ha coinvolto alcune famiglie marocchine e che è culminato nell’affidamento di un ragazzo marocchino di 13 anni a una di esse.
Sebbene interrotta, l’esperienza ha generato ricadute positive sui partner coinvolti. In particolare hanno tratto benefici sia le famiglie che hanno partecipato alla formazione inclusa nel progetto, sia l’équipe tecnica che ha lo ha curato, presso cui è maturata una maggior consapevolezza dei nodi cruciali sui quali si deve lavorare per portare a buon fine l’affidamento omoculturale.
Il Comune di Parma ha anch’esso avviato in questi ultimi anni un progetto simile che sta dando i suoi frutti come strategia efficace per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, in particolar modo albanesi.
L’introduzione di questo strumento ha decisamente ridotto le situazioni di disagio e di devianza che caratterizzavano i percorsi di inserimento di questi giovani nella società locale. Inoltre, l’affido omoculturale si è rivelato un utile mezzo per avvicinare le famiglie straniere e le istituzioni, creando tra esse un rapporto di fiducia e di collaborazione.
Anche nell’area piacentina è stato introdotto questo strumento, ben accolto dalle famiglie albanesi e dell’Africa centrale, ma non altrettanto dalle famiglie nordafricane, poco disponibili all’affidamento di minori estranei alla cerchia familiare.
Nel Comune di Ravenna è stata avviata una sperimentazione che però ha dato vita a una sola esperienza di affido omoculturale, di durata temporanea.
La seconda parte del volume è dedicata ad approfondire le strategie di affido omoculturale e il quadro sociale che fa da sfondo alle esperienze in corso.
Viene avanzata la proposta di estendere l’applicazione di questo strumento ai minori stranieri sottoposti a procedimento penale.
Una serie di interventi sui minori stranieri non accompagnati e sugli adolescenti immigrati fornisce poi dati ed elementi interpretativi utili per gli operatori dei servizi e per i tecnici degli enti coinvolti nel percorso istituzionale e sociale dell’affidamento omoculturale. I temi trattati spaziano dal diritto alla famiglia alla mediazione culturale, dalla costruzione dell’identità nella migrazione fino alle competenze interculturali dell’educatore sociale.
Tutte le segnalazioni di libri sono pubblicate anche nella rivista Rassegna bibliografica:
infanzia e adolescenza