Nel 2021 l’Italia risulta il terzo Stato nell’Unione europea per quota di abbandoni scolastici precoci (12,7%), dopo Romania (15,3%) e Spagna (13,3%). Lo rivelano i dati dell’Osservatorio #Conibambini, pubblicati sul sito dell’impresa sociale Con i Bambini, che evidenziano dunque come il nostro Paese resti indietro nel confronto europeo.
«In una società dove il livello di istruzione è sempre più importante per l’accesso al lavoro, e quindi anche per evitare il rischio di esclusione sociale – si legge nel sito dell’impresa sociale -, il contrasto all’abbandono scolastico precoce rappresenta un obiettivo centrale. Per questo motivo già nell’ambito dell’agenda 2020 l’Unione europea aveva fissato come target che i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) fossero meno del 10% del totale. Un obiettivo centrato a livello europeo: nel primo anno della pandemia la quota di giovani Ue in uscita precoce dal sistema di istruzione è stata pari al 9,9%».
Come spiega l’Osservatorio #Conibambini, il Consiglio europeo, con una risoluzione del febbraio 2021, ha ulteriormente abbassato di un punto l’obiettivo continentale, in vista del 2030. «Raggiungerlo significa per il nostro paese prima di tutto ridurre gli ampi divari territoriali che ancora resistono su questo aspetto».
Dai dati emerge infatti che in Sicilia il 21,2% dei residenti tra 18 e 24 anni ha lasciato la scuola prima del tempo: quasi 10 punti più della media nazionale. Seguono due grandi regioni del Sud, entrambe sopra quota 15%: Puglia (17,6%) e Campania (16,4%).
Le regioni al di sotto della soglia del 9% sono cinque: Basilicata (8,7%), Friuli-Venezia Giulia (8,6%), Abruzzo (8%), Marche (7,9%) e Molise (7,6%). In aggiunta a queste, altre tre sono comunque sotto quota 10%: Emilia-Romagna (9,9%), Veneto (9,3%) e Lazio (9,2%).
«Simili differenze territoriali impongono, per intervenire efficacemente sul problema, una mappatura della popolazione potenzialmente esposta al rischio abbandono. Da questo punto di vista, come abbiamo avuto modo di raccontare, sussiste per adesso una carenza di dati aggiornati con granularità locale sulla dispersione scolastica. Anche se il lavoro del censimento permanente di Istat potrà consentire in futuro di approfondire il tema in questa direzione, oggi molti dei dati sul fenomeno sono aggiornati al censimento generale del 2011. Molto più aggiornati e granulari sono invece i dati sul numero di residenti, che consentono una mappatura della popolazione in età scolastica e formativa. Si tratta di un primo riferimento per valutare quali sono i territori a maggior incidenza di bambini e ragazzi nell'età della formazione».
Secondo i dati dell’Osservatorio, disponibili nella pagina dedicata, nel 2021 sono 7,2 milioni i bambini e ragazzi che hanno tra 6 e 18 anni, il 12,2% della popolazione residente. Con un’incidenza che varia molto sul territorio nazionale: dal 13,71% della Campania al 10,53% della Liguria.
A livello locale, i territori in cui la presenza di bambini e ragazzi in età formativa è maggiore sono la città metropolitana di Napoli (14,49%), la provincia di Caserta (14,09%), l’Alto Adige (13,71%) e il crotonese (13,60%). Mentre non raggiungono il 10% in provincia di Oristano (9,76%) e lo superano di poco nel Sud Sardegna (10,03%), nel triestino (10,19%) e nel ferrarese (10,21%).
Tra le maggiori città italiane, se si isolano i comuni con almeno 300mila abitanti, spicca il dato del capoluogo campano (13,72%). Seguito da Palermo (13,25%), Catania (12,89%) e Roma (11,98%). Una tendenza che conferma come l’incidenza sia maggiore nei centri del Mezzogiorno. Al contrario, risulta più bassa la quota di giovani tra 6 e 18 anni nelle città del Centro-Nord. Sono infatti poco sopra il 10% in comuni come Genova e Bologna.
L’Osservatorio sulla povertà educativa #Conibambini nasce dalla collaborazione fra l’impresa sociale Con i Bambini e la Fondazione Openpolis per promuovere un dibattito sulla condizione dei minorenni in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte. L’obiettivo è aiutare il decisore a mettere in atto politiche a sostegno dei bambini e dei ragazzi che vivono in stato di disagio, attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti a disposizione di tutti coloro che a vario titolo si confrontano sul tema della povertà educativa minorile.
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