Sono quasi dieci milioni le persone che in Italia si spostano quotidianamente per raggiungere la scuola, l’università o comunque per ragioni legate all’istruzione. I nuovi dati dell’Osservatorio #Conibambini sui trasporti per gli studenti pendolari nelle aree urbane fotografano la raggiungibilità delle scuole nelle città metropolitane, i divari nei singoli mezzi di trasporto pubblico e altri aspetti che riguardano gli spostamenti di bambini e giovani per motivi di studio.
Secondo i dati dell’Osservatorio, dei 9,7 milioni di persone che si spostano per ragioni legate all’istruzione, 6,86 milioni raggiungono il luogo di studio nello stesso comune in cui abitano, mentre altri 2,84 milioni devono spostarsi fuori dal loro comune. Si tratta di quasi il 30% di chi si muove ogni giorno per frequentare le lezioni a scuola o all’università.
In termini assoluti, le aree del Paese da cui ogni giorno si spostano più pendolari per questi motivi corrispondono ai grandi agglomerati urbani: la città metropolitana di Roma, innanzitutto, dove quotidianamente 763.960 persone si muovono per studio; seguono Napoli (581.615, di cui il 26,1% in uscita dal comune) e Milano (552.330, di cui il 26,4% in uscita). «Nelle realtà più urbanizzate – si legge nel sito dell’impresa sociale Con i Bambini, che riporta i dati dell’Osservatorio -, gli spostamenti avvengono prevalentemente, anche se non esclusivamente, all’interno del comune. Nei poli – le città baricentriche in termini di servizi – il 91,7% dei pendolari per studio è interno al comune (che del resto in molti casi ha di per sé un’estensione territoriale molto ampia). Mentre è nei territori di cintura, negli hinterland e nei comuni di provincia che circondano le città maggiori, che la quota di spostamenti fuori dal comune raggiunge l’apice. Il 44% dei pendolari che si muovono per motivi di istruzione da queste aree esce dal comune di residenza per raggiungere il luogo di studio. Nei territori vicini alle aree urbane incidono di più i pendolari che escono dal comune per motivi di studio».
I dati - disponibili nella pagina dedicata - rivelano che in Italia in media, nell’anno scolastico 2020/2021, l’87,9% degli edifici scolastici statali risulta raggiungibile con mezzi alternativi all’auto (trasporti di tipo urbano, interurbano, ferroviario o di altro genere, ad esempio quelli dedicati alle persone con disabilità).
I mezzi che consentono una raggiungibilità più capillare delle scuole italiane sono i trasporti pubblici urbani: il 53,9% degli edifici scolastici statali ha una fermata entro 250 metri; i mezzi interurbani rappresentano l’altra opzione prevalente (il 43,9% degli edifici ha una fermata delle linee interurbane in un raggio di 500 metri), mentre le scuole sono generalmente meno collegate con i trasporti ferroviari (l’8,8% degli edifici ha una stazione a meno di 500 metri). Si tratta comunque di medie fortemente variabili nelle 14 città metropolitane italiane.
La massima raggiungibilità con mezzi di trasporto alternativi all’auto si registra a Firenze e Genova (dove circa il 97% degli edifici scolastici risulta collegato); superano quota 90% (a fronte di una media nazionale dell’87,9%) anche le città metropolitane di Torino, Catania, Venezia, Messina e Cagliari; più distanti dalla media nazionale, invece, le città metropolitane di Reggio Calabria (72,6%) e Napoli (56,8%). Anche i loro capoluoghi si trovano in fondo alla classifica: 42,1% gli edifici collegati con almeno un mezzo di trasporto collettivo nel comune di Napoli e 25,5% in quello di Reggio Calabria.
«Ciascun mezzo di trasporto risponde a obiettivi e necessità diverse: quelli urbani sono essenziali per gli spostamenti interni alla città, mentre quelli interurbani e ferroviari sono più funzionali alle medie e lunghe percorrenze. Tuttavia vanno analizzati necessariamente insieme, anche in considerazione dell’impatto dell’intermodalità sugli spostamenti dei pendolari. Cioè l’utilizzo e lo scambio di più mezzi di trasporto per raggiungere una destinazione specifica, come il luogo di studio».
Rispetto ai mezzi di trasporto urbano, le scuole più collegate sono quelle dei comuni di Torino (98,4%) e Firenze (95,3%). Nei due capoluoghi questo tipo di collegamenti supera ampiamente le medie delle rispettive ex province, pari al 61,3% e al 66%; in fondo alla classifica si trovano Napoli e Reggio Calabria, sia considerando i comuni capoluogo che l’intera città metropolitana.
I trasporti interurbani raggiungono una quota maggiore di scuole nei comuni di Bologna e Firenze, dove superano il 70%, nonché nelle rispettive città metropolitane, mentre collegano meno edifici scolastici nelle città metropolitane di Napoli (25,8%), Palermo (27,4%) e Venezia (29%), e nei capoluoghi di Palermo (15%), Roma (16,2%) e Venezia (16,3%). Firenze e Bologna hanno il primato, sia come capoluoghi che come intere aree metropolitane, delle scuole più raggiungibili con i trasporti ferroviari (meno diffusi a Venezia e in due città siciliane, Palermo e Messina).
L’Osservatorio sulla povertà educativa #Conibambini nasce dalla collaborazione fra l’impresa sociale Con i Bambini e la Fondazione Openpolis per promuovere un dibattito sulla condizione dei minorenni in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte. L’obiettivo è aiutare il decisore a mettere in atto politiche a sostegno dei bambini e dei ragazzi che vivono in stato di disagio, attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti a disposizione di tutti coloro che a vario titolo si confrontano sul tema della povertà educativa minorile.
Altri materiali e notizie sono disponibili su questo sito alla tematica Istruzione, raggiungibile dal menù di navigazione “Temi”.