Bambini figli di braccianti sfruttati, che spesso trascorrono l’infanzia in alloggi di fortuna nei terreni agricoli, in una situazione di forte isolamento e con un difficile accesso alla scuola e ai servizi sanitari e sociali. A loro è dedicato il focus della tredicesima edizione del rapporto di Save the Children Piccoli Schiavi Invisibili, una fotografia delle condizioni di vita pesantissime in cui si trovano i minorenni e le loro famiglie vittime dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo, in due tra le aree italiane a maggior rischio: la provincia di Latina e la Fascia Trasformata di Ragusa. Territori raccontati dalla giornalista Valentina Petrini, co-curatrice del documento.
Come spiega Save the Children nella presentazione del rapporto, questi bambini «sono tantissimi e, nonostante alcuni sforzi specifici messi in campo, sono per lo più “invisibili” per le istituzioni di riferimento, non censiti all’anagrafe, ed è quindi difficile anche riuscire ad avere un quadro completo della loro presenza sul territorio».
Piccoli Schiavi Invisibili raccoglie le testimonianze di chi ha subito o subisce lo sfruttamento, insieme a quelle di rappresentanti delle istituzioni e delle realtà della società civile, dei sindacati, dei pediatri, dei medici di base e degli insegnanti e mira a far comprendere il nesso nocivo tra tratta, grave sfruttamento e infanzia negata.
L’indagine evidenzia i rischi a cui sono esposti i bambini e ragazzi che vivono nella provincia di Latina e nella Fascia Trasformata di Ragusa: completamente isolati dai contesti urbani e gli uni dagli altri, senza piazze o spazi comuni in cui giocare, senza centri sportivi o aggregativi, in condizioni abitative spesso malsane o al limite, degradate e affollate, con due o tre famiglie a dividersi 55 metri quadrati.
Molti di loro, inoltre, sono stranieri e dunque hanno più difficoltà a scuola, anche per la mancanza di un adeguato sostegno linguistico. In alcuni casi il percorso scolastico si interrompe a causa del coinvolgimento dei più giovani nello sfruttamento lavorativo, già a partire dai 12-13 anni, con paghe che si aggirano intorno ai 20-30 euro al giorno. «Si può trattare di un lavoro a tempo pieno o, più spesso, limitato al tempo extra-scolastico quotidiano o estivo, o di un impegno che può iniziare già a 10 anni per “dare una mano” nel periodo di raccolta. Ciò comporta difficoltà nel fare i compiti e un deficit nel rendimento scolastico, a volte anche a bocciature nelle scuole medie, e a un ingresso ritardato alle superiori (16 o 17 anni)».
Il rapporto è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni”.
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