La ricerca-azione costituisce una delle forme più avanzate della metodologia nell’ambito dello sviluppo evolutivo, in quanto ha consentito di far fronte ad alcuni limiti intrinseci sia ai dispositivi della sperimentazione classica sia a una pedagogia non sufficientemente supportata da dati di carattere empirico. In Italia, dagli anni Settanta, si è aperto un forte dibattito su questi limiti, sulle loro implicazioni e quindi su come affrontarli. In particolar modo sono stati rilevati due ordini di svolte da dover compiere: da un lato la necessità di superare l’ottica delle spiegazioni causali nella ricerca educativa e, soprattutto, l’esigenza di colmare il forte iato tra teoria e prassi – in quanto i risultati delle indagini sperimentali non riuscivano a esser utilizzati sul campo – dall’altro il disagio manifestato dai professionisti delle pratiche educative quotidiane, che lamentavano l’assenza di competenze specifiche e strumenti idonei rispetto alla loro preparazione professionale.
La ricerca-azione fa dell’integrazione tra ricercatori e professionisti quel valore aggiunto senza il quale la teoria continuerebbe a restare all’interno dell’accademia e la pratica a muoversi solo in riferimento a se stessa (a ciò consegue l’auto referenzialità della realizzazione di progetti educativi). All’interno della ricerca azione, da un lato i professionisti si rendono disponibili a diventare fonti attendibili di dati, dall’altro la ricerca può costituire per i professionisti momento di conoscenza. Inoltre, la ricerca mette a disposizione quegli strumenti e quelle strategie che consentono di incrementare l’efficienza dell’operatività prima ancora che dell’efficacia.
Con questo testo si intende portare una sintesi dell’esperienza di ricerca-azione che ha visto la realizzazione di un lavoro integrato tra ricercatori universitari e professionisti del contesto educativo prescolare. Tale progetto ha avuto luogo nel periodo che va dal 1999 al 2005, come progetto attivato nell’ambito dei Servizi educativi della prima e seconda infanzia dalla Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con il gruppo di formazione e ricerca del Dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università degli studi di Trento. L’obiettivo della ricerca-azione è stato quello di rilevare situazioni di disadattamento e disagio socioaffettivo e di intervenire in termini preventivi rispetto alle stesse. Il tema della prevenzione in questo ambito rappresenta un momento di particolare rilevanza in quanto le problematiche socioaffettive manifestate dal bambino prescolare possono essere considerate un indicatore di un possibile rischio nello sviluppo, rendendo necessari, oltre che opportuni, interventi pronti e tempestivi.
La cornice teorica entro cui si muove questa esperienza è la teoria dell’attaccamento, nello specifico l’analisi degli aspetti emotivi ed evolutivi nell’età 0-6 è stata svolta attraverso l’analisi narrativa dei modelli operativi interni, i quali, alla luce della teorizzazione di Bowbly, sono considerati all’origine della costruzione e del funzionamento delle rappresentazioni simboliche della realtà da parte del bambino. La ricerca-azione è stata svolta attraverso l’utilizzo congiunto di due strumenti osservativi sistematici con l’intento di ottenere un quadro informativo sul bambino il più completo ed esauriente possibile.
Il testo si rivolge a tutti coloro che sono interessati a come fare ricerca quando ci si muove all’interno della metodologia della ricerca-azione, e a tutti quei professionisti che lavorano nei contesti educativi che intendono operare secondo un rigore scientifico.
Barbara Ongari, Francesca Tomasi, Barbara Zoccatelli, Bambini a disagio nel nido e nella scuola dell'infanzia. Un percorso di formazione all'osservazione e all'intervento individualizzato, Azzano San Paolo, Junior, 2007.