Ragazzi e cinema
Esiste un "genere" di studi critici, o semplicemente di articoli sul cinema, che potrebbe essere definito dalla formula aperta "cinema e...", una sorta di endiadi nella quale il secondo termine può essere rappresentato da quasi ogni realtà, disciplina e attività umana: cinema e arte, cinema e società, cinema e guerra, fino alle più minute, o più specialistiche, o più frivole combinazioni: cinema e automobili, cinema e cavalli, cinema e sale da bagno, cinema e casse da morto (non sono paradossali "exempla ficta", cito temi su cui saggi spesso brillanti sono stati davvero scritti). In questo secondo caso la formula più usata è magari quella "Il/la... nel cinema" ma la sostanza non cambia: come grande linguaggio della realtà che riproduce, imita o comunque integra tutti i codici culturali e figurativi preesistenti, il cinema nella sua storia e nella sua estensione geografica si è effettivamente occupato di tutto e ogni "contenuto" può venire trovato in qualche sua piega. Da questo punto di vista anche la coppia "cinema e ragazzi" o se si preferisce "i ragazzi nel cinema" non sembrerebbe concettualmente diversa da quella "cinema e gatti" o "cinema ed esquimesi”, se non per la maggiore estensione e ricchezza problematica che ovviamente un tema come quello dei ragazzi o degli adolescenti comporta rispetto ai molti altri possibili. A cui è correlata una maggiore ampiezza filmografica: evidentemente i film "sui" ragazzi sono molti, moltissimi, assai di più di quelli che si occupano di giornalisti, medici e forse persino di soldati. Una quantità che rischia dunque di disorientare e che allontana la possibilità di qualsiasi affermazione relativamente "generale": per ogni tendenza che si possa individuare nel rapporto ragazzi-cinema, per ogni specificità che il cinema sembri manifestare nell'occuparsi dell'adolescenza, si ritroveranno certamente esempi di film che vanno invece in una direzione opposta e ci ricordano che nessuna assolutizzazione è consentita. Si potrebbe evidentemente ovviare a ciò articolando sempre più finemente uno o entrambi i termini dell'endiadi fino a giungere a specialismi sottili e anche perversi ("i tredicenni timidi nel cinema finlandese degli anni venti"), ma pare più interessante, in presenza di una realtà ricca di "ingressi" e prospettive quale quella dei ragazzi, non spezzettarla con delle successive riduzioni ma lavorarla al contrario in estensione, declinando i due termini della coppia in tutti i casi e "complementi" possibili. Non si avrà così solo la semplicistica equivalenza prima provvisoriamente accettata fra la formula "ragazzi e cinema" e quella "i ragazzi nel cinema" ma si potrà vedere (ciò che non è possibile a volte per i gatti e lo è poco per gli esquimesi) come cinema e ragazzi diano vita, a seconda del modo in cui si intende il loro rapporto, a seconda della preposizione che unisce i due termini, a una serie di problematiche anche diversissime ma che proprio per questo mostrano una ricchezza di implicazioni che vale la pena di esplorare almeno superficialmente, lasciando ad altre occasioni più specialistiche i necessari approfondimenti.
Cinema con ragazzi
Quando i ragazzi sono tra i personaggi di un film. Si tratta evidentemente del caso più ampio anche perchè i ragazzi costituiscono oggettivamente una notevole sezione dell'umanità. Naturalmente si tratterà di definire quando la semplice e quasi sempre "naturale" presenza di ragazzi in un film diventi significativa, anche senza che il ragazzo (o il gruppo di ragazzi) occupi ufficialmente la parte del protagonista. Ma più che nei casi ovvi di protagonismo giovanile, o di altre collocazioni altrettanto codificate (ad esempio quando un ragazzo fa da "secondo", spalla o adiuvante che lo si voglia definire, ad un protagonista adulto) sembrano interessanti i casi in cui i ragazzi assumono nel film un rilievo particolare perchè sono (o fanno) qualcosa che non è codificato come appartenente alla loro età o cultura: fare la guerra, fare l'amore (Kung fu master di Agnes Varda), diventare padre (Piso pisello di Del Monte)... Rubare o spacciare droga da tempo non bastano più, o meglio sono azioni che inseriscono un film in una tipologia dei generi (cinema di gangster, sociale, ecc.) dotati ormai di una loro variante giovanile altrettanto codificata della originaria matrice adulta. Cinema per ragazzi Da tempo il cinema per ragazzi e cioè pensato, prodotto e destinato esclusivamente o precipuamente ai ragazzi è considerato una vecchia illusione teorico-pedagogica. Nessuno sarebbe in grado di dire, o oserebbe farlo, cosa è "adatto" e cosa non è adatto a loro. Ma il cinema per ragazzi anche se teoricamente rifiutato, dimenticato o snobbato (le giuste ironie su festival sovvenzionatissimi e abbastanza inutili come quello di Giffoni) resta una realtà molto consistente. Dappertutto lo si continua a fare. Lo fa l'industria, con una produzione che non si dichiara espressamente riservata ai giovani ma certamente lo è sia quando punta esplicitamente al "target" teen-agers sia quando è indirizzata ai pubblici familiari, con quei film che possano essere visti "da tutti" senza nemmeno, nel codice di autocensura Usa, quel marchio che imponendo una "parental guidance" sembrerà riservare i film proprio ai ragazzi più che ai loro obbligatori accompagnatori adulti. Ma c'è anche il caso di quella produzione dichiaratamente per ragazzi rimasta in vigore nei sistemi produttivi fortemente burocratizzati e ideologizzati, che conservano dal passato strutture, uffici, finanziamenti riservati a questo cinema (che infatti in Italia rimane debolmente in vita nella produzione di Stato: vedi il listino Luce-Italnoleggio che oltre al suo unico "successo" in questo campo, La torta in cielo del 1970, presenta ancora film recenti e misteriosi come Operazione pappagallo di tal Marco Di Tillo). Ma il cinema "per ragazzi" può anche essere un'isola protettiva in situazioni di tempesta: in Iran esiste una sezione cinematografica dell'"Istituto per lo sviluppo intellettuale dei bambini e degli adolescenti" che in un periodo di oscurantismo culturale e iconoclastia cinematografica ha consentito al cinema di sopravvivere e ad alcuni cineasti oggi molto apprezzati, come Abbas Kiarostami o Amir Naderi, di continuare a lavorare e di fare a volte,"per i ragazzi", dei bellissimi film.
Cinema sui ragazzi
Isoliamo in questa categoria quei film che, a differenza del cinema "con" ragazzi, pongono esplicitamente i ragazzi come tema o come problema, in un ruolo quindi programmaticamente protagonistico.Ne faranno parte anche tutti i "generi" o sottogeneri giovanilistici di cui si diceva prima. Francois Truffaut (che pure stabiliva la distinzione fra film "con" e "sui", parlando per la verità di "enfants") diceva che ce ne sono pochi, perchè essendo i film costruiti commercialmente sulla presenza delle star, i ragazzi non possono esservi usati che in funzioni marginali. Per questo forse i film sui ragazzi sono spesso a protagonista collettivo, gruppo, banda, scolaresca o squadra che amplifica almeno quantitativamente una presenza difficile a imporsi. Ma anche in assenza del ragazzo-gruppo, in questo tipo di film i ragazzi sono sempre parte per il tutto, rappresentanti della loro età o condizione, ragazzi-simbolo a cui proprio per questo è precluso un protagonismo più autentico.
Cinema dei ragazzi
Ovvero il cinema fatto dai ragazzi. La formulazione è riservata in genere al cinema fatto nella scuola e si confonde con le problematiche dell'insegnamento del linguaggio cinematografico, dell'educazione all'immagine ecc. Più raramente si parla del cinema fatto individualmente dai ragazzi, senza maestri e senza voti in pagella. Eppure basterebbe mettere insieme un po' di ricordi su alcuni ragazzi celebri per raccogliere un bel corpus su cui si potrebbe lavorare in maniera un po' diversa: Orson Welles che fa il suo primo film Hearts of age a 19 anni. Kenneth Anger che realizza Fireworks (e non era il primo) a 15 anni. Alla stessa età girava i suoi primi cortometraggi (La teleferica e La morte del maiale) Bernardo Bertolucci che farà il suo primo film professionale a 21 anni. Si potrebbe per cominciare organizzare una retrospettiva di "under 19" e vedere cosa ne viene fuori.
Cinema ai ragazzi
Cioè il cinema come qualcosa che deve essere portato e soprattutto insegnato, ai giovani nelle scuole. Si parla di alfabetizzazione cinematografica, educazione all'immagine, apprendimento cosciente per "resistere" alle influenze della tv. Tutto ciò è sacrosanto e solo una scuola arretrata come quella italiana può pensare che si debba obbligatoriamente leggere "L'infinito" ma non vedere Cabiria o Paisà (a proposito di ragazzi...). Ma sull'educazione al cinema ricorderò sempre quella risposta di un ragazzo di scuola media (pubblicata in un libro-esperienza sull'insegnamento del cinema) che di fronte alla visione scolastica di un certo film si alzò per dire che lui quel film lo aveva già visto in tv, e che la copia presentata a scuola era buia e anche, gli pareva, incompleta, e che... Insomma, attenzione a non insegnare a chi probabilmente ne sa molto più degli insegnanti.
Cinema senza ragazzi
Così come esistono film "con" o "dei" ragazzi ci sono certamente autori e generi e film che non li amano e che anzi li evitano come la peste. I1 cinema classico è pieno di mondi esclusivamente adulti: il western, il film di guerra, il noir ... E evidente che la presenza anche marginale di un ragazzo in uno di questi film funziona da infrazione alla regola e dunque si carica di significati molto sottolineati. A meno che, come invece più spesso accade, il ragazzo vi rivesta più o meno esplicitamente la figura di "mascotte", a cui affidare brevi fasi di ingenuità, riposo, divertimento, necessarie più che altro all'economia del film. Triste ruolo, che assegna al ragazzo, una situazione di infantilità coatta, imposta solo dal confronto col mondo adulto.
Ragazzi al cinema
"I signori presidi possono prenotare proiezioni mattutine telefonando al..." Molti film, se appena hanno qualche componente informativa, storica, letteraria o comunque "parascolastica", vengono dichiarati da distributori ed esercenti film per ragazzi di indiscussa utilità didattica con avvisi come questo sulle pubblicità dei giornali. I ragazzi per il cinema sono dei protagonisti, dei problemi, degli spettatori ideali, ma sono anche un piccolo business immediato, clienti da conquistare a prezzi di saldo, anche perchè alla mattina la sala è chiusa e la pellicola è lì a non far niente. I1 pubblico delle scuole costituisce dunque un ottimo modo per arrotondare gli incassi, e per "coltivare" i futuri spettatori privati. Così invece di portare il cinema nelle scuole oggi si preferisce portare le scuole al cinema. Probabilmente è più conveniente per entrambi.
Ragazzi nel cinema
Problematica estetico-professionale: come "funziona" e quanto "rende" il ragazzo sul set? La realtà è spesso diversa dalle apparenze. Si direbbe che costa meno di un attore professionista, ma forse tutte le imposizioni sindacali (deve continuare a frequentare la scuola, deve rispettare certi orari, ha bisogno magari della mamma...) rendono la sua presenza "lavorativa" macchinosa e ugualmente costosa. In senso inverso valgono le cose che diceva Truffaut a proposito dei bambini: la loro presenza sul set è spesso difficile da gestire, in genere ci mettono più tempo di un professionista a impadronirsi di una scena. Ma poi tutto il tempo che hanno fatto perdere prima lo fanno riguadagnare dopo, quando si tratta di girare, e quando riescono a dare all'immagine quel "di più" di senso e di freschezza che nessun attore adulto forse riuscirà a dare e che non si sa mai come comprare.
Ragazzi senza cinema
Viene da chiedersi quale esperienza possano avere del cinema i ragazzi nati in paesi e anche piccole città dove ormai il cinema non c'è più. Molti naturalmente se lo cercheranno altrove, nella città più vicina, come si fa con le discoteche, ma per molti la sala cinematografica resterà un luogo lontano, astratto, con cui nessuna familiarità è possibile, un po' come per molti è un museo o un teatro d'opera, di cui non si conoscono i riti, le regole non scritte. Forse impareranno comunque a vedere dei film ma non ad andare al cinema, pratica sociale che era anche, come certi recenti film hanno ricordato ma solo in maniera folcloristica, un modo per imparare a vivere. Per esempio anche a rispettarsi, a star fermi e tacere quando il film incominciava. Per questo forse negli stadi ci si agita tanto, perchè non si sa più cosa è la contemplazione silenziosa.
Ragazzi fuori dal cinema
La recente morte, in un incidente aereo, di uno dei protagonisti del film Ragazzi fuori sembra emblematicamente ricordare la "scomparsa" che colpisce coloro che sono stati una volta protagonisti o personaggi di un film e che poi sono inevitabilmente rientrati nell'anonimato. Invano un regista come appunto Marco Risi prova a offrirgli una seconda chance: sarà quasi impossibile oggi che essi restino nel cinema, che l'esperienza diventi una professione, come accadeva, almeno per un po', ai piccoli Enzo Staiola neorealisti. O come accadeva nel cinema hollywoodiano dell'epoca d'oro, quando esisteva un divismo infantile o giovanile altrettanto selettivo di quello adulto ma anche altrettanto ricco di possibilità.
Ragazzi sul cinema
Che cosa dicono, pensano, scrivono i ragazzi sul cinema? In fondo se ne sa poco, e le inchieste o i sondaggi sul pubblico cinematografico realizzati ciclicamente dall'industria dello spettacolo non sembrano particolarmente interessati a scoprirne qualcosa. I temi fatti a scuola sarebbero un bel corpus di riflessione. Si potrebbe fare una ricerca, raccoglierne e pubblicarne un'antologia. Ne potrebbe uscire due cose: o un lo speriamo che me la cavo cinematografico, sicuro best-seller con la via già spianata a diventare una sceneggiatura e poi un film, o una forse sorprendente prova che i ragazzi sul cinema ne sanno molto più di quanto non si sospetti.
Ragazzi col cinema
Si rimane ragazzi col cinema?
di Alberto Farassino, tratto dal Catalogo della rassegna Immagini dell'adolescenza. Il cinema e l'età del cambiamento, a cura di Pietro Roberto Goisis, Milano, 1991.