di Gus Van Sant
(USA, 1995)
Sinossi
Little Hope, New Hampshire. Suzanne Stone è un’ambiziosa ragazza che vuole fare carriera a tutti i costi nel dorato mondo della televisione. Suzanne sposa Larry Maretto, figlio di un ristoratore italo-americano, ma il suo matrimonio si caratterizza presto come un rapporto stanco e scialbo, perfettamente in linea con la provincia americana in cui la coppia vive. Ma l’ambizione di Suzanne vive di personali e lancinanti impulsi: la giovane convince Ed Grant, il gestore della locale TV via cavo, ad assumerla, anche se all’inizio può occuparsi soltanto delle previsioni meteorologiche. Nel tentativo di scalare le vette televisive, Suzanne progetta un documentario sui giovani, ma alla presentazione del progetto nel liceo della cittadina aderiscono all’iniziativa soltanto in tre, Lydia, Russell e Jimmy, che presto s’innamora intensamente della donna. Suzanne, intanto, vede sempre con maggiore astio la volontà del marito Larry di organizzare una famiglia con tutti i crismi tradizionali, concependo quindi un figlio e desiderando che la moglie lo aiuti nella gestione del ristorante. La donna, sentendo minacciati i suoi desideri di affermazione televisiva, decide allora di eliminare il marito sfruttando subdolamente l’ammirazione di Lydia, il desiderio pulsionale di Russell e l’amore di Jimmy. Il povero Larry viene ucciso in casa sua da Russell e Jimmy che si fingono dei rapinatori, mentre Suzanne sta presentando le previsioni del tempo in TV, garantendosi così il necessario alibi. Ma i due ragazzi sono stati particolarmente maldestri e hanno lasciato tracce ed indizi dovunque. La polizia quindi stringe il suo cerchio su Suzanne, la quale però è scomparsa senza lasciare traccia: un killer, incaricato dalla famiglia Maretto, l’ha uccisa e nascosta sotto la superficie di un lago ghiacciato. L’unica a trarre vantaggio da tutta la vicenda è la complessata Lydia: nonostante il suo eccesso adiposo, è lei a comparire sugli schermi televisivi delle famiglie americane.
Introduzione al Film
Se la fabula enunciata nella sinossi appare lineare e cronologicamente consequenziale, Gus Van Sant complica il racconto intrecciando i piani narrativi e cronologici, arrivando addirittura a destrutturare sia lo spazio sia il tempo di riferimento. Schematizzando, nel film ci sono due linee di narrazione: una comprende Suzanne che rivolta alla videocamera racconta il suo lato della verità, ricostruendo e rielaborando la sua personale versione della storia seguendo gli schemi di un programma televisivo; l’altra include i genitori della stessa Suzanne e di Larry che vengono intervistati, alternando gli interventi in studio con quelli registrati fuori dallo studio (le interviste a Lydia, a Jimmy in carcere, a Janice, sorella di Larry, a Ed Grant). Questi gli spazi. Per quanto riguarda i tempi, Da morire si complica ancora di più, perché le linee guida, coordinate tra loro, sono addirittura quattro: una è data dalla fine del video di Suzanne, dall’incontro con il killer (ritenuto dall’ambiziosa ragazza un importante produttore di Hollywood) e dalla sua conseguente uccisione; un’altra è fornita dai già citati reportages televisivi con le famiglie in studio e con le interviste esterne agli altri protagonisti della vicenda (successiva alla prima linea guida); la terza è procurata dai flashback che prendono lo spunto dalle interviste raccolte durante il reportage (precedente, di conseguenza, alla prima linea guida); mentre l’ultima è assicurata dal video realizzato da Suzanne in cui essa racconta la sua versione dei fatti sulla triste vicenda accaduta (linea cronologica immediatamente precedente la prima). Spazio e tempo destrutturati completamente con grande maestria da Van Sant e da Buck Henry - su un romanzo di Joyce Maynard che già prevedeva la struttura “ad interviste” -, per rendere la tensione narrativa molto più alta e misteriosa. Da morire, però, non è soltanto un thriller originale, ma è anche un sapido film di denuncia sul culto delle apparenze in una società dominata dall’esclusiva cultura dell’immagine e sull’impatto che tale cultura può avere non soltanto nei confronti di soggetti sociopatici (come nel caso di Suzanne), ma anche riguardo agli adolescenti, coloro, cioè, che dal rituale dell’apparenza si fanno irretire molto più facilmente ed in modo molto più dannoso. Lydia, Russell e Jimmy sono in qualche modo le vittime designate dalla donna-immagine Suzanne Stone: Lydia vede in Suzanne la proiezione di quello che vorrebbe essere lei, intelligente, ambiziosa, sicura di sé, bella da far rabbrividire; per Russell l’aspirante giornalista è una pulsione erotica costante (basti pensare ai gesti sconci e volgari che il ragazzo effettua quando Suzanne presenta il suo progetto al liceo), mentre per Jimmy è il simbolo di un amore impossibile, sognato, auspicato e poi realizzatosi inspiegabilmente, quasi come fosse un sogno (ed infatti il ragazzo, durante un’intervista in carcere, ammetterà, pur essendone ancora pazzamente innamorato, di non ricordare nemmeno il volto della donna, massimo smacco per chi, come Suzanne, aveva puntato tutto sull’apparenza come motivo fondante della propria esistenza). Da sempre attento al fenomeno dell’emarginazione come motivo narrativo, Van Sant in Da morire fornisce un capitolo ulteriore della sua descrizione sardonica dei nuclei familiari americani, causa prima e fondamentale di una gioventù allo sbando, senza alcun riferimento perché priva della prima e necessaria guida istituzionale. Se in Drugstore cowboy (1989) Bob Hughes, tossicodipendente, non aveva alcun rapporto con una madre preoccupata soltanto di nascondere le sue poche ricchezze per timore che il figlio gliele potesse rubare e in Belli e dannati (1991) Scott e Mike avevano relazioni contrastate e dolorose con le loro famiglie d’origine (Scott è il figlio del sindaco di Portland, Oregon, ed ha deciso di vivere in modo anticonformista; Mike è alla costante ricerca della madre scomparsa, donna che ha freddato il marito con un colpo di pistola), in Da morire le famiglie dei tre giovani adolescenti non rappresentano certo una versione più ottimistica. Russell raccoglie molluschi in uno stagno con il padre, della famiglia di Jimmy non si fa menzione, mentre Lydia, nel passato, ha dovuto affrontare con una pistola il fidanzato della madre (ancora una mancanza della figura paterna nel cinema di Van Sant,) a causa delle attenzioni morbose che le riservava. Giampiero Frasca