Dentro, fuori e oltre la carcerazione

22/05/2013 Temi Minori detenuti

Al pari di altre istituzioni tradizionalmente preposte alla tutela, alla cura e all’educazione dei minori, come il collegio o l’orfanotrofio, anche il carcere minorile si giova di una vasta iconografia cinematografica che attraversa per intero il ventesimo secolo e tutte le latitudini del globo.

Potrà apparire singolare accostare il riformatorio ad altre strutture atte a proteggere bambini e adolescenti, dato che forse nel passato esso era visto più come luogo nel quale rinchiudere una parte di coloro dai quali la società voleva tutelarsi e molto meno in quanto istituzione volta al reale reinserimento del minore deviante nella società. Tuttavia, non è difficile vedere nel carcere minorile caratteristiche comuni sia all’orfanotrofio sia al collegio. Esso, infatti, spesso rispondeva più alla soluzione di emergenze sociali, come ad esempio togliere dalla strada moltitudini di giovani e giovanissimi accattoni e senza tetto, che alla funzione punitiva e repressiva dei minori autori di veri e propri reati: ancora nel secondo dopoguerra due film come Sciuscià e Proibito rubare mettevano in evidenza il confine incerto tra abbandono e delinquenza minorile, un confine ancora più labile nelle realtà carcerarie dei paesi in via di sviluppo, come testimoniato in Pixote, la legge del più debole, Salaam Bombay!, Le Mur (quest’ultimo, in particolare, connotato da un sottotesto politico affatto inquietante). In quest’ottica il riformatorio diventa un luogo dove, più che sviluppare le potenzialità del singolo individuo per un suo recupero, si tende a uniformare il soggetto a un modello sociale possibilmente innocuo, accettabile. Due ottimi esempi possono essere sia Magdalene, ambientato in un convento-prigione dove, fino agli anni Settanta, si “redimevano” le giovani irlandesi “impudiche”, sia il britannico Gioventù, amore e rabbia, nel quale un giovane delinquente d’estrazione proletaria viene convinto, suo malgrado, a diventare un modello di redenzione sociale. Se nel caso di questi due film d’area anglosassone si può ipotizzare un reinserimento sociale del soggetto solo a condizione di una redenzione di stampo essenzialmente morale, nei film di provenienza statunitense i fattori indispensabili per l’integrazione sono la condivisione delle regole democratiche attraverso la rinuncia alla violenza (è il caso dei pur diversissimi Bad Boys e Il delitto Fitzgerald) o l’entrare a far parte del tessuto attivo e produttivo della collettività, ovviamente attraverso il lavoro (si veda, a tal proposito, il classico melodramma sociale di stampo roosveltiano, La città dei ragazzi), dunque per mezzo di una più consapevole comprensione del funzionamento della società e della valorizzazione delle capacità individuali. Sulla stessa linea si pone anche il francese Les Choristes – I ragazzi del coro, che utilizza la metafora della coralità per indicare la possibilità di educare i ragazzi al rispetto del prossimo e allo spirito di gruppo (attraverso l’insegnamento del canto, appunto), ultimo di una lunga lista di film nei quali i protagonisti sono più gli insegnanti e gli educatori che non i ragazzi. Mentre nei già citati La città dei ragazzi e Proibito rubare le figure salvifiche sono dei preti (che, coerentemente con le loro scelte, vedono il lavoro di recupero come una missione), in molti altri film sono dei laici a incarnare il ruolo di veri e propri eroi solitari osteggiati sia dalle istituzioni al cui interno operano sia (ma solo inizialmente) dai ragazzi già disillusi e totalmente piegati alle logiche violente della criminalità: se il professor Terzi di Mery per sempre è un esempio corrucciato di professore-missionario, molto più riuscito risulta il personaggio di Ciro, disincantato e autoironico allenatore di rugby, attivo presso un centro di recupero per giovani a rischio dell’hinterland napoletano, protagonista di I cinghiali di Portici. Una figura di educatore che, al contrario, sembra voler assumere su di sé il male dei suoi allievi, è quella di Olivier, protagonista dell’antiretorico Il figlio un film che, attraverso il suo stile essenziale, riesce a rovesciare ogni luogo comune sui concetti di colpa e perdono, responsabilità e riabilitazione. Ma esistono esempi di riscatto individuale, autonomo dei ragazzi reclusi, fuori dalle dinamiche adulte e istituzionali? Non sono pochi e, non a caso, tutti eccellenti. Oltre al già citato Gioventù, amore e rabbia, il personaggio di Antoine in I quattrocento colpi che, dopo la fuga dal riformatorio, troverà il proprio romanzesco riscatto nei quattro film successivi dedicati da Truffaut al suo personaggio, la sedicenne Janine di La piccola ladra che troverà in una gravidanza l’occasione per emanciparsi e maturare, il dodicenne Leonardo di La fine del gioco che deciderà di sottrarsi allo stereotipo del “caso pietoso” impostogli da un presuntuoso giornalista.  

FILMOGRAFIA

IL CINEMA CHE RACCONTA LE MILLE FACCE DELLA CARCERAZIONE MINORILE  Film di finzione che raccontano la vita negli istituti di pena minorili, finzionalizzando situazioni di reale difficoltà

  • L'enfance nue di Maurice Pialat, Francia, 1968
  • Marpiccolo di Alessandro Di Robilant, Italia, 2009
  • Il profeta di Jacques Audiard, Francia, 2009
  • L'amore buio di Antonio Capuano, Italia, 2010
  • Picco di Philip Koch, Germania, 2010
  • Tutta colpa di Giuda di Davide Ferrario, Italia, 2009
  • King of Devil’s Island (Kongen av Bastøy) di Marius Holst, Norvegia/Francia/Svezia/Polonia, 2010

IL VOLTO REALE DELLA CARCERAZIONE Documentari, recenti, in cui il tema della detenzione minorile viene raccontato senza giudizi e pregiudizi, calamitando l’attenzione dello spettatore sugli aspetti più insoliti e contraddittori dell’universo penale minorile.

  • Adotta uno scrittore di Daniele Gaglianone, Italia, 2009
  • Allein in vier Wänden (Solo tra quattro mura) di Alexandra Westmeier, Germania 2007
  • Falsa testimonianza di Piergiorgio Gay, Italia 1999
  • Juízo (Giudizio) di Maria Augusta Ramos, Brasile 2007
  • L'isola di Luigi Pingitore, Italia, 2011
  • Love Letters from a Children’s Prison (Lettere d’amore da una prigione di bambini) David Kinsella, Russia 2004
  • Nisida. Grandir en prison (Nisida. Crescere in prigione) di Lara Rastelli, Francia, Italia, 2007
  • Medè (Mayday) di Matteo Barzini e Francesco Ricci Lotteringi, Italia, 2012

IL LATO MARCIO DELLA CARCERAZIONE Pellicole che non esitano a denunciare le azioni di prevaricazione degli adulti e delle istituzioni nei confronti dei giovani o delle giovani incarcerate, i quali, a loro volta, non accettano di integrarsi all’interno di un sistema di controllo del grande verso il piccolo.

  • Bad Boys di Rick Rosenthal, USA 1983
  • Il delitto Fitzgerald di Matthew Ryan Hoge, USA 2003
  • Magdalene di Peter Mullan, Gran Bretagna, Irlanda 2002
  • Sciuscià di Vittorio De Sica, Italia 1946
  • Vito e gli altri di Antonio Capuano, Italia 1991

INSEGNANTI DIETRO LE SBARRE I film dove la rieducazione è possibile e passa attraverso i gesti e la testimonianza di educatori ed insegnanti. Un incontro ed una crescita che si generano nel contatto umano e nel lavoro quotidiano.

  • Shackles. Benvenuti alla scuola dei duri di Charles Winkher, Usa, 2005
  • I cinghiali di portici di Diego Olivares, Italia 2006
  • Il figlio di Jean-Pierre e Luc Dardenne, Belgio, Francia 2002
  • La città dei ragazzi di Norman Taurog, USA 1938
  • Les Choristes – I ragazzi del coro di Christophe Barratier, Francia 2004
  • Mery per sempre di Marco Risi, Italia 1989
  • Proibito rubare di Luigi Comencini, Italia 1948

   FUGHE ED EMANCIPAZIONI La fuga come speranza di catarsi e liberazione e come scoperta di un percorso di ulteriore annullamento del sé o di vicoli ciechi di fronte ai quali è necessario arrestarsi.

  • Gioventù, amore e rabbia di Tony Richardson, Gran Bretagna 1962
  • I quattrocento colpi di François Truffaut, Francia 1959
  • Jimmy della Collina di Enrico Pau, Italia, 2007
  • La fine del gioco di Gianni Amelio, Italia 1970
  • La piccola ladra di Claude Miller, Francia 1988
  • La ribelle – Storia di Enza di Aurelio Grimaldi, Italia, 1993
  • Breathing (Atmen) di Karl Markovics, Austria, Germania 2011
  • Boy A di John Crowley, GB, 2007

TERZO MONDO I film che descrivono la condizione delle carceri minorili nei paesi in via di sviluppo.

  • Diciassette anni di Zhang Yuan, Cina, Italia 1999
  • Le Mur (La rivolta) di Yilmaz Güney, Francia 1983
  • Pixote, la legge del più debole di Hector Babenco, Brasile 1980
  • Salaam Bombay! di Mira Nair, India, Francia, Gran Bretagna 1988

DENTRO IL DISAGIO Film dove il motivo della carcerazione minorile è inserito all’interno di un più diffuso e generalizzato contesto di disagio.

  • 490+1=491 di Vilgot Sjoman, Svezia 1963
  • Baby di Juwan Chung, Usa, 2008
  • Holes – Buchi nel deserto di Andrew Davis, USA 2003
  • L’enfant – Una storia d’amore di Jean-Pierre e Luc Dardenne, Belgio, Francia 2004
  • Lezioni d'estate di Carl Reiner, USA 1987
  • Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, Italia 1962
  • Nel regno dei cieli di Julien Duvivier, Francia 1949
  • Prigione senza sbarre di Léonide Moguy, Francia 1938
  • Ragazzi fuori di Marco Risi, Italia 1989
  • Scugnizzi di Nanni Loy, Italia 1989
  • Vallanzasca - Gli angeli del male di Michele Placido, Italia, 2010

  Marco Dalla Gassa e Fabrizio Colamartino