I momenti di cura nei servizi e nelle scuole per l'infanzia

Il volume tratta la questione delle attività ritualizzate all’interno dei servizi e delle scuole per l’infanzia. L’argomento è scandagliato in maniera approfondita prendendone in considerazione aspetti diversi ma tutti altrettanto importanti per definirlo e circoscriverlo. In particolare le autrici prendono in considerazione la tematica della “cura”, strettamente interrelata alle attività di routine, a partire da un triplice punto di vista: la sua dimensione fisica e materiale; la sua dimensione organizzativa e la sua dimensione emotiva.

La cura qualifica e sostanzia il lavoro educativo e caratterizza in maniera profonda il profilo professionale di chi opera in questo ambito. Essa si materializza in alcuni momenti appunto routinari, quindi ripetitivi, della vita nei servizi. Mangiare, dormire, essere cambiati, costituiscono infatti tre momenti decisivi della quotidianità di un bambino nel servizio, e in quanto tali devono essere oggetto di una riflessione profonda da parte del personale educativo. Niente può essere improntato a casualità, mentre una dimensione organizzativa improntata a puntualità e precisione può davvero fare la differenza rispetto, per esempio, al momento del pranzo nei servizi. Emotività, fisicità e pensiero intenzionale si intrecciano quindi in questo ambito specifico e impongono al personale educativo una rivisitazione del concetto di cura che ne assuma le principali caratteristiche come fondanti anche del profilo professionale degli operatori. Nodo cruciale di questa riflessione a tutto tondo sul tema della routinarietà nei servizi è quello relativo alla necessità che il saper fare, quindi una dimensione culturale e organizzativa efficiente e improntata a buone prassi, sappia poi arricchirsi di una dimensione affettiva indispensabile quando si voglia lavorare con i bambini piccoli. Testa e cuore quindi devono stabilire una comunicazione biunivoca che garantisca da un doppio rischio: da un rischio di deriva tecnicista da una parte, che sacrifichi sull’altare dell’efficienza  “ad ogni costo” tutta quella sfera più affettiva che è sostanza dello stare con i bambini, e dal rischio di una deriva “tutta emozionale” dall’altra, che lasci le pratiche quotidiane esposte alla variabilità degli stati emotivi individuali.

La terza parte del volume prende quindi in considerazione gli aspetti più legati alla formazione e al monitoraggio della qualità delle attività e degli atteggiamenti di cura del personale educativo. Idea fondante di questa ultima parte è quella di una cura che, mentre si fa azione spontanea nella pratica quotidiana, è in realtà il frutto di un complesso lavoro di formazione e monitoraggio, in cui il personale educativo è coinvolto al fine di affinare pratiche e atteggiamenti, senza che si possa mai parlare di un momento in cui tale formazione risulta conclusa. Il “maternage”, cioè quell’atteggiamento di cura e attenzione verso l’altro di cui il lavoro educativo si sostanzia, non è soltanto un atteggiamento finalizzato all’espressione di un’emotività tutta spontaneismo e immediatezza, ma deve piuttosto porsi da sfondo e base fondante di un percorso di costruzione di identità professionale che veda come elementi in gioco anche la capacità di osservare e quella di programmare, quella di verificare e quella di valutare, senza perdere mai di vista la finalità ultima che trova esplicitazione nell’espressione “preoccuparsi per…” che le autrici sottolineano nelle ultime pagine del volume.

 

Ripamonti D.e Tosi P., I momenti di cura nei servizi e nelle scuole per l'infanzia, Azzano San Paolo, Junior, 2010

 

Tutte le proposte di lettura sono pubblicate anche nella rivista  Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza