Parlare di disagio richiama alla mente le trasformazioni proprie dell’età adolescenziale o le difficoltà di apprendimento della scuola primaria. Difficilmente associamo questo termine alla prima e alla seconda infanzia, quando il disagio si fa spesso “silenzioso” e forse più difficilmente leggibile. Probabilmente l’aurea di “felicità” non di rado attribuita a questa fascia d’età, unita al fatto che l’educazione dei piccolissimi è perlopiù demandata alle mura domestiche, ha fatto sì che anche la letteratura scientifica si occupasse poco di questo argomento. Le classiche sindromi psicopatologiche di cui abbiamo vasta documentazione non sempre spiegano quei disagi comportamentali dei bambini derivanti da specifici “malesseri” emotivi difficilmente etichettabili da un punto di vista clinico, ma non per questo meno rilevanti.
Il volume di Giuseppe Nicolodi tenta quindi di rispondere a questa mancanza, offrendo un testo capace di unire in maniera armonica la riflessione teorica a suggerimenti pratici che possono essere messi in pratica nei diversi contesti di vita del bambino, focalizzandosi in particolare sull’asilo nido e sulla scuola dell’infanzia. L’autore cerca di evidenziare le piccoli-grandi difficoltà, non necessariamente da patologizzare, che spesso caratterizzano i percorsi dei bambini. Si affronta in particolare quello che viene definito “disagio educativo”, distinguendolo dal disagio infantile e da quello scolastico. In questo senso, ci si riferisce non solo al bambino, ma anche al problema degli insegnanti o degli educatori di fronte al problema del bambino nel mondo scolastico o educativo, privilegiando dunque una prospettiva di tipo sistemico. L’intento dei sei capitoli che compongono il volume è dunque quello di fornire un sostegno teorico-metodologico a tutti quei professionisti dell’educazione che quotidianamente si trovano a dover affrontare manifestazioni comportamentali differenti messe in atto dai bambini nel tentativo di affrontare gli eventi della vita. In particolare, il primo capitolo esplicita la scelta di campo adottata, proponendo un modello di tipo “semiotico”, capace cioè di leggere il disagio del bambino nelle istituzioni educative della prima infanzia come una richiesta di aiuto diretta all’adulto. Tali richieste necessitano di una lettura “delicatamente attenta” che abbisogna di una griglia di interpretazione a maglie larghe ma allo stesso capace di entrare nello specifico di ogni situazione. Per questo il secondo capitolo illustra alcune ipotesi teoriche da riprendere poi nei capitoli successivi per analizzare le diverse forme di disagio che vi vengono presentate. In particolare si suggerisce di utilizzare come strumento operativo il modello teorico dei Contenitori educativi che aiuta a leggere i comportamenti dei bambini all’interno dei diversi momenti in cui è scandita la giornata nei servizi per l’infanzia, ponendo l’accento sul grado di presenza che il bambino richiede di volta in volta all’adulto. Il terzo e il quarto capitolo entrano quindi nello specifico, analizzando i disagi della scuola dell’infanzia e dell’asilo nido con il supporto di alcuni esempi chiarificatori che stimolano letture globali e non frammentate dei comportamenti espressi. Vengono dunque prese in considerazioni le difficoltà nel momento della separazione dai genitori, il rifiuto del cibo, alcuni disturbi psicosomatici, le difficoltà linguistiche, i comportamenti aggressivi, e non solo. Alcuni dati quantitativi specifici relativi alla rilevazione del disagio nella scuola dell’infanzia vengono infine presi in esame nel quinto capitolo, per poi passare, nel sesto e ultimo capitolo, ad affrontare il tema della prevenzione del disagio nei servizi per la prima e la seconda infanzia, con un’attenzione particolare alla proposta di attività psicomotorie.
Il testo offre dunque, all’interno di una ben esplicitata cornice teorico-metodologica, spunti operativi utili a tutti coloro che, dentro e fuori alle istituzioni educative, si occupano di infanzia sul piano della riflessione e dell’azione.
Giuseppe Nicolodi, Il disagio educativo al nido e alla scuola dell’infanzia, Milano, F. Angeli, c2008.