di Giuseppe Piccioni
(Italia, 1987)
Sinossi
Yuri curiosa tra i suoi dischi, i libri e i ricordi. Sta preparando una valigia. È il 12 novembre 1973 ed è arrivato il momento di lasciare la casa materna. La sorella Claudia annota la data sul suo diario, pretesto che origina il racconto del film, ambientato, nella sua prima parte, dieci anni prima, nel 1963. Il flashback mostra Yuri e la sorella nel loro periodo infantile ad Ascoli Piceno, a contatto con la madre verbosa e con il fratello maggiore Marco, chitarrista in un gruppo beat, incallito fumatore e assiduo frequentatore di ragazze che conduce sistematicamente a casa per pranzo. Il padre è assente ed in seguito si apprenderà che ha abbandonato la famiglia. Se il riferimento dell’infanzia è Marco, durante gli anni dell’adolescenza Yuri stringe una profonda amicizia con Razzo, un ragazzo dinamico e disincantato. La vita di Yuri trascorre così tra fredde e nozionistiche lezioni scolastiche, spinelli, noia serale e la progressiva conoscenza della contestazione marxista grazie all’intercessione di Antonio, nuovo compagno di classe dell’ultimo anno innamorato di Claudia. Anche la questione ideologica e i relativi conflitti con le bande fascistoidi della cittadina si dimostrano una fase che tende a congiungere con l’età adulta. Durante una festa di fine anno, Yuri rivede Laura, una ragazza amica del fratello (il quale nel frattempo si è sposato) che ha visto a più riprese, sempre casualmente, e della quale è convinto di essere innamorato. Yuri fa l’amore con Laura e si fa strada in lui una nuova consapevolezza: forse è il sopraggiungere della maturità. Intanto, mentre Yuri raccoglieva il frutto del suo amore, Razzo, rimasto estraneo alla fase ideologica dell’amico e smarritosi nella microcriminalità, perde la vita in un incidente stradale. Per Yuri è ora di partire.
Introduzione al Film
«...Io mi chiedo se c’è una strada obbligata per diventare grandi, capisci? Forse si può essere felici pure mettendo al mondo dei figli, crescendo, lavorando...cioè, ci dev’essere un modo...». È tutto in questa frase detta da Yuri il significato del film di Giuseppe Piccioni: l’eterno dilemma della soglia tra l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta; la ricerca delle motivazioni fondanti e della felicità all’interno delle responsabilità proprie della ‘seconda età’. Un film dove il passato si lega inscindibilmente al presente, ritornando all’attualità del racconto con fare a metà tra il nostalgico e il didascalico, da intendersi come coerente ammonimento per un futuro ancora da vivere. Il grande Blek è un film dove i riferimenti all’età adulta si confondono con i simulacri di un’intera generazione. Il padre di Yuri è assente, l’esempio rimasto è quello del fratello e del suo approccio ‘vitellonesco’ alla vita, fatta di continue avventure sentimentali, accordi di chitarra, sigarette voracemente consumate e corse spensierate in lambretta con il fratello minore sulla parte posteriore del sellino. Altro riferimento, altra fase esistenziale, quella che si lega in modo quasi indivisibile a Razzo, ragazzo che si rifiuta di crescere, di abbandonare l’allegra vitalità giovanile con le sue amicizie equivoche, le sue magagne, le visite ai bar, le esplosioni di irrazionalità, le partite a flipper. Nel frattempo si realizza il matrimonio di Marco, il fratello maggiore di Yuri, atto che diventa un passo di avvicinamento fondamentale verso il pieno ingresso nella maturità e nelle responsabilità che essa comporta. L’ultima fase per Yuri è quella data dall’esempio fornito dalla contestazione politica di Antonio, presa di posizione che investe il piano delle idee e che si riflette immancabilmente su quello comportamentale. Ma le idee di Yuri non comportano un investimento coerente a livello dell’azione, dal momento che la profondità politica si stempera immediatamente nella notazione di costume, nella proposta di un semplice modello di comportamento, nel conflitto tra chi è pro e chi invece si contrappone. Tutti i modelli utilizzati da Yuri nel corso della infanzia e dell’adolescenza si confrontano in qualche modo con una figura femminile. Marco, il fratello maggiore, dapprima con una serie di avventure, poi in seguito con il matrimonio e la formazione di una famiglia; Antonio con la relazione con la sorella di Yuri, Claudia; Razzo con rapporti che sfugge o che cerca di imporre forzatamente. Appare evidente, anche alla luce degli sviluppi della pellicola, che è la profondità del sentimento a fornire le coordinate fondamentali per l’ingresso a pieno diritto nella maturità: Razzo, che addirittura rifiuta il suo vero nome (Silvio) per ritardare all’infinito la sua crescita, è il personaggio destinato ad uscire di scena per mancanza di collocazione (ed infatti, dopo un ennesimo tentativo di approccio forzato, perderà il controllo della sua auto e morirà tragicamente). Invece per Yuri, dopo l’improvviso ma auspicato rapporto con Laura, si schiude quella soglia apparentemente facile da varcare che segna il confine con l’età adulta. Tutto il resto sono simulacri, illusioni, testimonianze di un passato da guardare con affetto per ciò che ha rappresentato, per l’epoca di cui è stato protagonista, ma da osservare contemporaneamente con critico distacco nel momento della nuova e equilibrata consapevolezza. Così, le locandine dei film (Zabriskie Point), le affermazioni sui nuovi fermenti pop (il Rosso che parla del successo di David Bowie e della sua provocazione glamour), delle copertine dei dischi (In the Court of The Crimson King dei King Crimson, datato 1969) appaiono affettuosi omaggi, vestigia di una crescita procrastinata ma inevitabile, attestati del passato che caratterizza i vari determinati periodi: esempi, fasi esistenziali, esperienze, modelli, il tutto miscelato e riassunto attraverso piccoli rimandi, discrete annotazioni (i tre libri - Majakovskij, Kerouac, Balzac - che Yuri mette nella borsa prima di partire, quasi fossero un riassunto di tutto il suo passato), minime puntualizzazioni pronte ad arricchirsi grazie al contrappunto della musica di Lucio Battisti (altra caratteristica essenziale di un’epoca pronta a rinnovarsi perpetuamente), vero e proprio corredo significativo che completa con le parole quello che le immagini dimostrano con la loro evidenza iconica. Giampiero Frasca