di Jean-Loup Hubert
(Francia, 1987)
Sinossi
Francia, anni ’50: Louis, un ragazzino di Parigi, durante l’estate viene accompagnato dalla madre in avanzato stato di gravidanza in un piccolo paese bretone e affidato a Marcelle, sua amica d’infanzia, e al marito Pelo. La pacifica e tranquilla vita di campagna è turbata dai rapporti tesi tra Marcelle e il marito, lei acida e scostante, lui dedito all’alcol. Louis trova svago e conforto nell’amicizia con Martine, una smaliziata ragazzina locale che gli insegna i giochi all’aria aperta e gli svela i tanti segreti del mondo degli adulti. Il protagonista viene così a scoprire anche l’origine dei dissapori tra Marcelle e Pelo: la coppia è andata in crisi quando il loro unico figlio è nato morto. Intanto la relazione tra Louis e i due diventa sempre più intima e profonda: da un lato Marcelle è iper-protettiva e molto affettuosa, dall’altro Pelo gli svela i trucchi del mestiere di falegname e lo porta a pesca trattandolo “da uomo a uomo”. La serenità delle vacanze è interrotta bruscamente da una lettera della madre di Louis che annuncia l’imminente nascita del fratellino ma dalla quale il protagonista intuisce la fuga del padre. Sentendosi tradito da tutti Louis, attraverso una serie di passaggi segreti svelati da Martine, si rifugia sul tetto della chiesa e minaccia di buttarsi. L’intervento di Pelo è tempestivo ma è solo grazie ad una provvidenziale ringhiera che viene scongiurata la morte del ragazzo. Una rapida guarigione e per Louis è già il momento di salutare tutti per rientrare a Parigi con la madre e il suo nuovo fratellino. La sua partenza lascia un senso di vuoto in tutta la comunità ma segna anche il definitivo riavvicinamento tra Marcelle e Pelo.
Introduzione al Film
La sincerità dell’innocenza
Innocenza e malizia rappresenta l’esordio alla regia per Jean-Loup Hubert ed è caratterizzato da molti elementi tipici dell’opera prima: uno spunto autobiografico, notevole freschezza dello stile, una certa semplicità che permette al film di essere più diretto. A questi si aggiunge la maestria, già sintomo di maturità, nella scelta e nella direzione degli attori che ha valso ai due protagonisti adulti, Marcelle interpretata da Anne Bourguignon e Pelo interpretato da Richard Bohringer, il premio César come migliori attori. Nel “piccolo mondo antico” della campagna bretone Hubert, autore anche del soggetto e della sceneggiatura, ambienta la storia dell’educazione sentimentale di Louis, interpretato da Antoine Hubert figlio dello stesso regista. La malizia però non centra nulla con la vicenda, al contrario di quanto l’ammiccante titolo italiano vorrebbe suggerire, nella quale si approfondisce con straordinaria misura la scoperta dei sentimenti che porta il giovane protagonista alle porte dell’età matura. L’occhio della macchina da presa assiste con discrezione alle sequenze in cui è l’incontro, il confronto o lo scontro tra i personaggi ad essere veramente protagonista. Grande film di attori, dunque, sorretto da una sceneggiatura attenta a non scivolare mai nel patetico, a raccontare con disarmante sincerità di piccole grandi emozioni. L’intimismo di gran parte delle sequenze è alternato alla routine quotidiana della campagna scandita dai piccoli riti, da grandi misteri, molto riuscita in questo senso la scena della noiosissima messa domenicale, e da gesti di atroce eppure normalissima violenza. La macchina da presa, che non risparmia allo spettatore l’uccisione cruenta e lo scuoiamento di un coniglio o lo spennamento di alcune galline, non assume un punto di vista gratuitamente sadico ma cerca piuttosto di mostrare, con oggettività, la realtà che spesso viene nascosta con una certa ipocrisia. Il velo che copre la parte nascosta delle semplici azioni umane, dal mangiare un buon arrosto al fare l’amore di nascosto in un pagliaio, viene strappato con estrema sincerità davanti agli occhi di Louis. Per non appesantire eccessivamente il carico emotivo del film Hubert stempera la vicenda con il filtro dell’ironia; proprio qui sta il valore di alcuni personaggi apparentemente marginali come il parroco o il compagno di bevute di Pelo. Grazie al buon successo ottenuto soprattutto in Francia con questo primo lungometraggio, Jean-Loup Hubert due anni dopo, nel 1989, ha girato il suo secondo film intitolato Un nemico per amico. Il tentativo di mantenere la formula del film d’esordio con protagonisti molto giovani (accanto al figlio Antoine compare anche l’altro figlio del regista), ambientazione campagnola e datata a metà degli anni ’40, in una storia di redenzione e buoni sentimenti però non ha portato a ripetere il buon risultato. Forse anche in seguito a questo passo falso per ora la filmografia del regista non si è arricchita di altri titoli.
Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
Il topo di campagna e il topo di città
Louis e Martine sono i due ragazzi protagonisti del film. I due sono coetanei, hanno circa 12 anni, ma la loro conoscenza del mondo non potrebbe essere più diversa. Martine ha sempre vissuto in campagna e possiede una conoscenza del mondo degli adulti che, come le sue nozioni sulla vita all’aria aperta, deriva dall’esperienza diretta e dall’osservazione attenta. Martine, dai suoi mille nascondigli, spia il comportamento dei grandi e ne trae deduzioni sul funzionamento del mondo. Certo le sue nozioni non sono scevre da una certa ingenuità e da qualche equivoco, tuttavia può vantare un bagaglio di informazioni assolutamente invidiabile anche per un abitante della città. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, Louis pur vivendo a Parigi ha una scarsissima esperienza del mondo. Forse ancora troppo legato alla madre, probabilmente a causa di un’inconsapevole gelosia dovuta all’imminente nascita di un fratellino, Louis non ha avuto voglia o modo di esplorare ciò che lo circonda. Per questo l’incontro con Martine, in occasione delle vacanze estive, ha su di lui un impatto dirompente. Louis è affascinato dal senso di libertà della sua giovane compagna di giochi e tra i due s’instaura da subito un rapporto di intimità che niente ha a che fare con l’amore o con l’erotismo. Martine parla a ruota libera svelando e mostrando, quasi in una continua, inarrestabile lezione di vita, tutti i segreti che li circondano. L’educazione sentimentale che ne viene fuori non è affatto graduale o dettata da precise precauzioni psicologiche e porta Luois a una sorta di ubriacatura emotiva. I discorsi caotici e rivelatori di Martine sono fortunatamente ri-equilibrati dal rapporto di Luois con i due adulti Marcelle e Pelo. Pur con mille difetti i due si mettono in gioco nel difficile ed inedito ruolo di genitori e tentano di fornire al protagonista gli elementi per decodificare meglio le notizie fornite dalla sua compagna di giochi. È quindi una progressiva perdita dell’innocenza quella che Louis vive nel brevissimo spazio di un’estate. Non si tratta però di una perdita grave quanto piuttosto di un normale e salutare passaggio verso una condizione di maturità. L’innocenza non viene affatto abbandonata in direzione della malizia, quanto di uno sguardo sul mondo finalmente più consapevole. Ovviamente, come in tutti i percorsi di formazione, non può mancare il momento della crisi: quando Louis, ormai notevolmente “smaliziato”, capisce che l’assenza del padre non è dovuta a motivi di lavoro ma alla scelta di abbandonare la famiglia, esprime la sua chiusura e il suo rifiuto del mondo degli adulti rifugiandosi sul tetto della chiesa e minacciando di buttarsi di sotto. È come se metaforicamente il protagonista si ergesse al di sopra della realtà nel tentativo disperato di sfuggirne gli aspetti più dolorosi. In questo senso diventa ancor più significativo il fatto che non sia Pelo a convincerlo e quindi a salvarlo, bensì il caso, rappresentato da una ringhiera. Louis in quel momento è già diventato adulto e rivendica il diritto di scegliere autonomamente della propria vita, pur con un gesto estremo e potenzialmente definitivo. La madre che arriva per riportare Louis a casa probabilmente non sa e non immagina di avere di fronte a sé non più un bambino timido e indifeso ma un giovane adulto autodeterminato, in qualche modo pronto anche a prendere il posto del padre all’interno della famiglia.
Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici
Per i temi trattati e il linguaggio utilizzato Innocenza e malizia è adatto agli studenti delle scuole medie superiori ed è comunque vietato ai minori di quattordici anni. Il film si presta ad un approfondimento sui temi della perdita dell’innocenza, del passaggio dalla fanciullezza all’età matura, dell’amicizia tra coetanei e del rapporto tra genitori e figli. Per un maggiore approfondimento di questi temi si consiglia anche la visione di I quattrocento colpi (Truffaut, 1959) vero e proprio manifesto della perdita dell’innocenza, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (Dupeyron, 2003) che allarga il discorso sull’educazione anche all’ambito religioso e Arrivederci ragazzi (Malle, 1987) storia di amicizia sullo sfondo della seconda guerra mondiale e della deportazione degli ebrei. Ludovico Bonora