Ken Park

di Larry Clark, Edward Lachman

(USA, Olanda, Francia 2002) 

Sinossi

Visalia, California. Un ragazzo di nome Ken Park sopraggiunge in skateboard, compie alcune evoluzioni, si siede, posiziona in terra una videocamera rivolta verso di lui, si punta una pistola in testa e fa fuoco. L’attenzione si sposta su quattro ragazzi e sulle rispettive famiglie: Shawn ha un complicato rapporto di sesso con l’ancora piacente madre della sua fidanzatina; il sensibile Claude è maltrattato dal rude padre perché lo vede troppo effeminato, fino a quando una sera, tornato sbronzo da un giro con un amico, tenta di abusare di lui mentre sta dormendo; Peaches è orfana di madre e vive con il padre ossessionato dalla religione: quando il padre la sorprende durante un rapporto sessuale con Curtis, dopo averle letto alcuni passi delle sacre scritture per educarla alla castità, la sposa con un surreale rito casalingo; Tate vive con i nonni, con i quali disputa eterne partite a scarabeo durante le quali accusa il nonno di barare inventando parole sconosciute. Una notte, stanco della situazione, penetra nella stanza da letto dei nonni e li uccide a coltellate. La voce narrante informa che Ken Park, il ragazzo suicida visto all’inizio del film, si è tolto la vita dopo essere stato informato dalla ragazza di essere in procinto di diventare padre.

PRESENTAZIONE CRITICA

INTRODUZIONE AL FILM

Adolescenza nuda

Larry Clark è un fotografo di Tulsa, Oklahoma, che con Ken Park è giunto al suo quinto film (uno dei quali è una produzione televisiva), mantenendo alcune costanti rappresentative e di contenuto durante tutto l’arco della sua filmografia. Se già con il suo primo lavoro, Kids (1995), Clark si era dilettato ad illustrare con dovizia di particolari, attraverso uno stile cinematografico affine per elezione spontanea al documentario, gli approcci decisi, azzardati e a volta incoscienti di un gruppo di adolescenti che si ritrovavano ad esprimersi unicamente lungo l’asse della loro sessualità, con Ken Park, insieme al suo sodale sceneggiatore Harmony Korine – anch’egli regista, da molti indicato come il talento visionario del cinema americano degli anni Novanta (tra i suoi lavori Gummo, 1997, e Julien: Donkey Boy, 1999) – confeziona un’opera disturbante, assolutamente non conciliata, piena di rotture e crisi non colmabili. La pellicola ha solo più una vaga eco dello stile documentario del Clark delle origini, dal momento che i tagli delle inquadrature sono sempre molto ben studiati (si pensi all’insistenza, tutt’altro che casuale, con la quale nella sequenza del rapporto sessuale tra Claude, Shawn e Peaches, il primo dei ragazzi viene inquadrato in primo piano mentre – fuori fuoco – si vede il seno nudo di Peaches) e la plasticità dell’immagine, nutrita di prospettive, cromatismi, superfici dialetticamente in relazione con il senso complessivo del discorso, ha perso l’immediatezza tipica della ripresa documentaria. Il cambio di registro stilistico serve al cineasta per vincolare la propria ossessiva insistenza sulle nudità degli adolescenti, sul sesso come esibizione del corpo, sul contatto delle figure come espressione e comunicazione gioiosa del proprio entusiasmo nei confronti della vita, indugiando sugli organi sessuali mostrati nell’esercizio delle loro funzioni, non preoccupandosi della reazione che tali immagini possono avere sul pubblico (che, proprio per questi motivi, deve essere adulto e debitamente informato prima della visione) e su una narrazione frammentata pronta ad affrontare, attraverso il continuo rimescolamento degli elementi del racconto e dei punti di vista dei personaggi, la crisi generazionale degli adolescenti e la deriva esistenziale della famiglia.

IL RUOLO DEL MINORE E LA SUA RAPPRESENTAZIONE

La famiglia come minaccia

In una narrazione estremamente spezzettata in cui il fulcro del racconto è concentrato su quattro ragazzi nel pieno della loro adolescenza (più un quinto, il fulvo Ken Park del titolo, che ad un’apparente gioia esistenziale oppone immediatamente il suo disagio incomprimibile sparandosi alla tempia) che vivono nell’assolata provincia californiana, isola felice di molto cinema commerciale hollywoodiano, la dominante comune, al di là dei problemi personali di ogni singolo personaggio, è quella di avere alle spalle (o comune interagire con) una famiglia disastrata, incapace di fornire quel ventaglio di saldi riferimenti necessari a porsi come guida e valida istituzione all’interno della società. Famiglie allo sbando e prevedibile smarrimento degli adolescenti (anche se solo in alcune determinate situazioni) rappresentano un’unione deturpante sia per la serena convivenza delle comunità cittadine, sia soprattutto per il necessario equilibrio del minore stesso, messo di fronte ad una situazione ingovernabile che non può che acuire gli scompensi già esistenti. Shawn, Claude, Tate e Peaches sono personaggi che indubbiamente vivono un forte squilibrio in relazione al concetto di famiglia. Shawn costringe il fratello, bloccato sul pavimento, a riconoscere la sua superiorità e, al contempo, ad ammettere forzatamente l’affetto nei suoi confronti. La madre non pare preoccuparsi abbastanza della situazione venutasi a creare, anzi alimenta la tensione tra i due riferendo a Shawn un’offesa che il fratello minore, seppur furente, non ha mai espresso. Cambio di isolato, altra famiglia: Shawn entra in un’elegante abitazione middle class, saluta dolcemente una bambina che sta guardano distrattamente signorine dalle sinuose forme in televisione (che indirettamente mette in luce la mancanza di controllo da parte degli adulti) e sale al piano superiore dove una donna molto affascinante nella sua semplicità acqua e sapone sta piegando dei vestiti come una normale donna di casa. L’anormalità prorompe con un’insolita domanda fatta da Shawn e con il conseguente rapporto sessuale che i due intrattengono nonostante la grande differenza di anni e la minore età del ragazzo. Sproporzione ingigantita dal fatto che durante una pausa del rapporto si comprende come la donna, che di nome fa Rhonda, sia in realtà la madre della giovane fidanzata del ragazzo e che si concede al giovane Shawn nonostante sia felicemente sposata con il marito. Altra didascalia, altro personaggio. Claude assiste il padre mentre alza il bilanciere sulla panca da esercizio, ma si rifiuta quando questi lo invita, insistentemente, a provare il pesante esercizio. L’equazione fatta dall’uomo è semplice: fisico asciutto uguale personaggio effeminato. I conflitti tra il padre e Claude sono aspri e futili, come quello nato dalla rottura immotivata della tavola da skate. Ma nello squallido delirio di un ménage condotto su basi irrisolte di machismo può anche capitare che il padre, tornato a casa di notte ubriaco, tenti di abusare di Claude provocandone la partenza di casa. Tate è un ragazzo problematico, irascibile, violento ed estremamente solitario, capace di adirarsi per una partita di scarabeo e per l’apprensione con cui sua nonna penetra nella sua camera con l’intenzione di fornirgli una sostanziosa merenda. Tate uccide gli anziani nonni nella notte a coltellate e poi, lucidamente, racconta ad un registratore la sua impresa. Più grottesca la vicenda di Peaches, costretta dal padre integralista (e folle) ad unirsi con lui in un farsesco matrimonio per evitare che il peccato possa contaminarla e farla precipitare sul sentiero scivoloso della perdizione. In questa deriva esistenziale in cui i riferimenti sono sempre più sbiaditi, se non addirittura minacciosi, e la carenza di reale affetto è quasi una patologia, il sesso spensierato e giocoso degli adolescenti è l’unico antidoto al completo smarrimento dei valori, pare sostenere Larry Clark, che, infatti, accosta la soluzione dell’enigma Ken Park (chi è e perché si è ucciso?) alla sequenza del rapporto a tre tra Peaches, Shawn e Claude: il rosso Ken si spara dopo aver appreso di essere prossimo a diventare padre. Il sesso è gioco, serve a fuggire dalle responsabilità, è mezzo privilegiato di comunicazione e divertimento per gli adolescenti; quando tuttavia diventa strumento di procreazione (ossia di nuove responsabilità, di forzata crescita, di creazione di altre – disagiate – famiglie), è tragedia, è negazione estrema della vita. Giampiero Frasca

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