La procreazione medicalmente assistita ancora al vaglio della Corte costituzionale. Quali limiti alla revoca del consenso?
Con la sentenza 24 luglio 2023, n. 161, la Corte costituzionale torna a occuparsi del tema della procreazione medicalmente assistita (PMA) sul quale la stessa Corte si era già espressa con delle pronunce che avevano inciso in modo importante sulla disciplina dettata dal legislatore con la legge 19 febbraio 2004, n. 40, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita.
Tanto è vero che tale sentenza può essere considerata, in un certo senso, come una conseguenza delle precedenti pronunce emanate dalla Corte costituzionale sul tema della PMA.
La sentenza 10 giugno 2014, n.162 della Corte costituzionale ha ulteriormente modificato l’impianto originario della legge n. 40 del 2004, sancendo l’illegittimità del divieto di fecondazione eterologa e aprendo alla possibilità di ricorrere alla fecondazione con gamete maschile di donatore esterno alla coppia nei casi in cui sia stata diagnosticata una patologia che sia causa di sterilità o infertilità assolute e irreversibili.
In allegato un approfondimento giurisprudenziale sul tema della procreazione medicalmente assistita ancora al vaglio della Corte costituzionale.
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