I fattori che concorrono al buon funzionamento e alla capacità educativa dei servizi per la prima infanzia sono molti. Uno di questi è lo spazio, che deve consentire lo sviluppo sensomotorio dei bambini, favorendo anche la loro opportunità di esprimersi. La qualità di un’istituzione dipende dal modo in cui essa affronta la strutturazione dell’ambiente di vita, per questo motivo è opportuno che vi sia un rapporto tra progetto educativo e articolazione dello spazio: quest’ultimo deve essere allestito con accuratezza e deve trasmettere il senso dell’accoglienza e del benessere.
Il volume qui presentato nasce dalla collaborazione di tre professionisti: un pedagogista, Aldo Fortunati, consapevole del ruolo che lo spazio ricopre nella pedagogia, e due architetti, Giovanni Fumagalli e Silvia Galluzzi, entrambi con una consolidata esperienza nella progettazione interdisciplinare di nidi d’infanzia e servizi integrativi. Il filo rosso che accomuna e lega i tre contributi è la convinzione che per creare servizi educativi di qualità, in grado di favorire e sviluppare al meglio la crescita dei bambini, occorrano spazi pensati e progettati come luoghi di vita che devono essere abitati. Abitare uno spazio, come sottolinea Raymond Lorenzo nella prefazione del libro, non vuol dire soltanto occuparlo, ma significa sentirsi parte dell’insieme attraverso le relazioni che si sviluppano in e con esso. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che ci sia un percorso di condivisione e di riflessione attiva in tutte le fasi di vita dello spazio (dal programma al progetto, dalla realizzazione alla gestione), che coinvolga tutti i protagonisti interessati: solo in questo modo lo spazio diventa elemento di supporto e di relazione nel progetto del nido.
Per la progettazione dei servizi educativi per la prima infanzia occorre tessere un lavoro di équipe in cui si integrino le conoscenze, le competenze e le sensibilità di architetti, designer, pedagogisti ed educatori. Nelle strutture pubbliche tutto ciò è spesso impossibile, perché essendo la gestione del servizio in molti casi affidata a cooperative o società esterne all’ente che realizza la struttura, al momento del progetto non è ancora noto chi si aggiudicherà la gara d’appalto. Alla luce di questa considerazione il testo offre alcune indicazioni di carattere generale che possono guidare la realizzazione di un buon servizio per i bambini da zero a tre anni: l’ubicazione dell’edificio, gli ambienti che lo compongono, i materiali per la costruzione, l’illuminazione, i colori delle pareti, la disposizione degli arredi ecc. Gli autori mettono bene in evidenza come il tema della progettazione dello spazio educativo sia uno degli elementi fondanti la pratica educativa, infatti oltre a presentare le topografie dei vari servizi di San Miniato, spiegate attraverso le fotografie dei diversi spazi (il giardino, l’area riservata agli adulti, l’accoglienza, le sezioni, i laboratori, le aree servizi), illustrano alcuni nuovi progetti di nidi d’infanzia e di servizi integrativi e mostrano la riprogettazione e la qualificazione di strutture già esistenti.
L’esperienza sanminiatese e le altre realtà urbane descritte rappresentano alcuni esempi che costituiscono il panorama dei servizi per l’infanzia del nostro Paese, pertanto risultano molto utili per sollecitare positive suggestioni a chi è impegnato a sviluppare e qualificare il mondo dei servizi educativi per l’infanzia. Il testo si rivolge ai pedagogisti, agli educatori, agli architetti e ai progettisti, ma anche ai politici, ai genitori e a tutta la comunità, in quanto offre spunti di riflessione non solo sui servizi educativi, ma anche sulle case e sui parchi in cui i bambini vivono e crescono.
Aldo Fortunati, Giovanni Fumagalli, Silvia Galluzzi, La progettazione dello spazio nei servizi educativi per l’infanzia, prefazione di Raymond Lorenzo, Azzano San Paolo, Junior, 2008.