di Gianni Zanasi
(Italia, 1995)
Sinossi
Lorenzo, Emiliano, Andrea e Marco sono quattro amici quindicenni che vivono nel quartiere Tuscolano alla periferia di Roma. Lorenzo ha lasciato la scuola per iniziare a lavorare come manovale in un magazzino ortofrutticolo; Emiliano si arrangia con piccoli furti dall’esito sempre disastroso; Andrea tenta senza successo di spacciare denaro falso; Marco si allena senza troppa convinzione per diventare pugile. Tutti e quattro sono alle prese con le prime infatuazioni ma perennemente a corto di soldi. Stanchi di doversi arrangiare convincono Lorenzo a mettere su una sorta di cooperativa: rubate alcune casse di pomodori dal magazzino nel quale lavora il loro amico, tentano di rivendere il prodotto alle pizzerie della zona Ben. Presto però il traffico viene scoperto da Paolo, uno degli addetti al magazzino che, preso da parte Lorenzo, riesce a convincerlo a restituire la merce e persino a ritornare a scuola. La società e costretta a sciogliersi e i quattro amici si ritrovano a vagare ancora senza meta, e senza soldi, per le strade del quartiere.
Presentazione
La genesi di Nella mischia, primo lungometraggio di Gianni Zanasi, nasce dal desiderio del regista di ritornare, a distanza di qualche anno, a parlare di quei ragazzini che nel 1993 erano stati protagonisti del suo esordio dietro la macchina da presa: il cortometraggio Le belle prove. Nella mischia si apre, infatti, proprio con alcune sequenze di quella prima esperienza, che servono a introdurre i personaggi e a dar loro una consistenza biografica, a dichiarare fin dalle primissime inquadrature la volontà del regista di agire in un contesto sociale concreto. La periferia metropolitana descritta da Zanasi ha, infatti, il pregio di sfuggire agli stereotipi, in particolar modo cinematografici, che la vorrebbero violenta e degradata, una sorta di zona franca per criminalità e droga che, proprio tra i giovani e i giovanissimi, troverebbero un humus fertile sul quale attecchire. Una presa di posizione che, al di là delle apparenze, indica la precisa volontà dell’autore di testimoniare, senza frapporvi filtri di alcun genere, la vita di un gruppo di quindicenni nel momento cruciale in cui si trovano a operare una serie di scelte. Continuare a studiare o cercarsi un lavoro? Privilegiare gli amici o le ragazze? Tentare la strada di un lavoro in proprio o vivere di espedienti e furtarelli? L’assenza di un tema drammatico forte porta a una descrizione frammentata, episodica che, con i toni della commedia, coglie i goffi tentativi del gruppo di amici di barcamenarsi in una fase della vita in cui è ancora troppo difficile scegliere. I giovani protagonisti, tutti attori non professionisti, mettono in scena qualcosa che non è poi molto distante dalla propria esistenza reale: veri e propri co-autori a fianco di Zanasi, percorrono le strade dove sono cresciuti, interagiscono liberamente con la gente del quartiere seguiti da una macchina da presa mai invadente che tende a lasciare campo libero alla spontaneità e alla naturalezza degli interpreti. La proficua interazione tra realtà e finzione orchestrata da Zanasi trova forse il suo momento migliore in un dialogo tra Lorenzo e Paolo Sassanelli, unico attore professionista del cast che interpreta il ruolo di un magazziniere del mercato ortofrutticolo nel quale il ragazzo lavora da alcuni giorni. In questa sequenza Paolo sottopone il suo giovane amico a una sorta di interrogatorio, nel tentativo di convincerlo che la sua scelta di abbandonare la scuola per lavorare come facchino è sbagliata e, quando gli domanda cosa vorrebbe fare nella vita, Lorenzo risponde candidamente che gli piacerebbe fare l’attore. È una risposta come tante dalla quale però traspare un momento di verità sorprendente: Lorenzo è diviso tra la realtà della sua vita di ogni giorno, probabilmente simile a quella del personaggio interpretato, e quella occasionale e straordinaria offertagli dalla lavorazione del film. Zanasi, poi, sembra aver deciso, da quel momento, di prendere in parola il ragazzo: Lorenzo Viaconzi sarebbe stato, infatti, tra gli interpreti dei suoi due film successivi, A domani (1999) e Fuori di me (1999). Fin da questa sua prima prova, dunque, Zanasi si conferma attento osservatore di abitudini, comportamenti, sogni e paure dei ragazzi di oggi: nel suo lavoro successivo, intitolato A domani e ambientato nella più rassicurante provincia modenese, saranno ancora due adolescenti a essere protagonisti di storie sempre minimali, apparentemente insignificanti, dalle quali è assente qualsiasi conflitto sociale o generazionale, ma rivelatrici di un certo modo al tempo stesso ingenuo e disilluso di guardare alla vita, vero carattere comune dell’universo giovanile contemporaneo. Fabrizio Colamartino