La letteratura e la pratica in tema di educazione riconoscono in maniera univoca l’importanza per i bambini della prima e seconda infanzia del legame con le figure genitoriali. Questa cultura, che vede il bambino e il genitore come un’unità relazionale, ha fatto sì che negli ultimi anni, sia nei nidi d’infanzia che nelle nuove tipologie di servizio educativo si dedicasse sempre più attenzione alla relazione tra bambino e genitore e soprattutto alla relazione tra genitore ed educatore. In tal senso, un vasto movimento di pensiero ha inteso riposizionare i servizi nella loro mission: un servizio per l’infanzia, dunque, non può che essere inteso come servizio per la famiglia nella comunità locale, in quanto un servizio che si occupa di bambini non può non occuparsi dei loro genitori. Per questo sono nati nei servizi per l’infanzia nuovi fronti di impegno che hanno sollecitato domande di tipo non più soltanto teorico, ma di carattere squisitamente operativo: come costruire la relazione tra genitori e educatori? Quali strategie deve avere un servizio per costituirsi come un ruolo di sostegno alla genitorialità? Come gestire gli spazi dedicati alla relazione dei genitori quali i colloqui individuali, le feste, la riunione di sezione, il tempo di inserimento? Il modello teorico di relazione che sta alla base di queste domande operative ha come principio fondante la partnership tra famiglie e servizio. In tal senso, non volendo usare tali termini con un intento retorico, ma concreto, la possibilità di diventare partner esiste dal momento in cui il servizio crea le premesse per permetterlo, attraverso condizioni concrete e chiaramente definite.
All’interno di tale cornice l’autrice sviluppa, nella prima parte dell’articolo, gli aspetti teorici che sostanziano il modello del partenariato tra scuola e famiglia e le ricadute operative che questo comporta per la ridefinzione dell’assetto organizzativo e pedagogico dei servizi per l’infanzia. In particolar modo lavorando sugli aspetti che caratterizzano la riunione tra educatori e famiglie all’interno del servizio.
Per fare ciò sono presentati i risultati di alcune ricerche svolte all’interno dei servizi, tra le quali una micro-ricerca che ha consentito di imparare in presa diretta a comprendere la realtà educativa indagata, considerando la relazione tra educatori e genitori dal punto di vista delle “rappresentazioni esplicite e implicite”. Ad esempio viene messo in luce che più che attribuire alle famiglie un ruolo di partenariato con il servizio, quanto viene concretamente attuato da parte degli educatori colloca le famiglie o in un ruolo di “cliente” della scuola (ossia i genitori sono riconosciuti soggetti della relazione e dunque hanno la possibilità di accettare o meno ciò che la scuola offre), oppure in un ruolo di “utente” nella scuola (ovvero, viene riconosciuto alla famiglia un ruolo passivo, in cui essa è marginale rispetto ai processi che caratterizzano la scuola).
La seconda parte dell’articolo, tratteggia, invece, la proposta di un modello di riunione condotta coerentemente con lo stile di partenariato. Si chiede pertanto agli educatori di riflettere sul possibile utilizzo di tecniche di conduzione dei gruppi al fine di facilitare al massimo la comunicazione tra e con i genitori, restando coerenti a livello operativo con un modello di partenariato. In tal senso la prima riunione dovrebbe permettere ai genitori di vivere l’esperienza dell’essere accolti per farli entrare nel clima relazionale che vivranno i loro figli nel momento dell’inserimento, permettendo loro di iniziare a costruire un rapporto di fiducia con gli educatori. In questo tipo di riunione le informazioni sono importanti, ma più importante è creare un contesto di accoglienza reciproca dove i genitori possano fare l’esperienza fondamentale della fiducia verso le educatrici per dare avvio a una relazione di fattiva collaborazione reciproca.
Paola Milani, Partner si nasce o si diventa?, articolo in 2 parti, in «Bambini» - A. 22, n. 7 (sett. 2006), pp. 26-31; A. 22, n. 8 (ott. 2006), pp. 19-25