di Mimi Leder (Usa, 2000)
Sinossi
Trevor, dodici anni di Las Vegas e una madre con problemi di alcolismo, ha avuto l’incarico dal suo insegnante di scienze sociali di trovare un modo per rendere il mondo migliore: escogita un geniale sistema
ad albero per cui ogni persona dovrebbe fare un favore ad altre tre, favorendo la soluzione di un problema. Ma le intenzioni di Trevor e del suo animo candido non sempre sono comprese adeguatamente dal resto della società e il fanciullo, nel tentativo di effettuare il suo terzo atto di solidarietà, perde accidentalmente la vita.
Analisi
Un compito a casa e un esempio morale che si mette in moto ineluttabilmente per generare una catena infinita di solidarietà che investa l’intero mondo. Un bambino di dodici anni di Las Vegas bisognoso di attenzione (è senza padre, che non si sa che fine abbia fatto, ha un triste passato di violenze e vive con una madre alcolista altrettanto assente, anche se per lavoro). L’idea di Trevor è semplice e ripercorre quella dei diagrammi ad albero, pronti ad aprirsi a differenti soluzioni progressive: effettuare tre atti di solidarietà verso tre persone diverse che a loro volta dovranno impegnarsi a realizzarne altri tre per altrettante persone differenti. Così all’infinito, fino a quando il mondo riuscirà a vivere solo sulla solidarietà e a non preoccuparsi del male e della conflittualità. Un’idea talmente elementare da essere venuta in mente ad un preadolescente privo di pregiudizi, ingenuo nel suo umanesimo puro e incorruttibile, desideroso di regalare affetto in modo tale che la ruota prenda a girare e porti beneficio all’intero universo, e quindi anche a se stesso e all’adorata madre, nonostante l’abbrutimento da alcool. L’invito è di fuoriuscire coraggiosamente (incoscientemente) dal proprio orizzonte limitato, disporre del coraggio necessario ad affrontare la vita con atteggiamento eroico e disinteressato, evitando di rimanere agganciati ai propri egoismi che spesso impediscono l’azione per paura o esasperato individualismo. Un sogno per domani presenta un mondo che necessita di un intervento moralizzatore: violenze quotidiane, familiari (nel passato di Trevor tanti maltrattamenti da parte del padre violento) e scolastiche (armi che entrano nella scuola nonostante gli accurati controlli – sarà proprio un coltello che ha eluso un metal detector ad uccidere il piccolo Trevor), famiglie disastrate (il rapporto tra madre e figlio condizionato dall’abuso di alcool della donna), dipendenze varie (non solo quella della madre di Trevor, ma anche quella da droga di Jerry, il tossicodipendente con cui Trevor inaugura il suo compito di solidarietà). Sulla base di un’umanità che ha smarrito il reale senso della vita, si rende necessario il sacrificio di un bambino, quasi si trattasse di una sorta di messia laico e moderno per inaugurare una nuova stagione di carità e ristabilire i precisi valori di un mondo che pare averli smarriti. Un ottimismo forse troppo ingenuo, una retorica trionfalistica sparsa a piene mani, in un film che, seppur costantemente sull’orlo della tragedia, offre fin troppo dichiaratamente una chiave di possibilità per il futuro.