Volver

01/04/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Pedro Almodóvar

(Spagna, 2006)

 

Sinossi

In un cimitero della Mancia, Raimunda e Sole, due sorelle, visitano la tomba dei genitori, morti insieme in un incendio; le accompagna Paula, figlia adolescente di Raimunda. Poi le donne si recano a trovare una vecchia zia, assistita da una vicina, Agustina, prima di rientrare a Madrid. Ad attendere Raimunda e Paula, sprofondato sul divano a guardare una partita con una mezza dozzina di lattine di birra vuote davanti, è Paco, il marito di Raimunda. Il giorno dopo, mentre Raimunda è fuori casa, Paco cerca di abusare di Paula che, per difendersi, lo pugnala a morte. Al suo ritorno Raimunda, sconvolta per l’accaduto, fa sparire il cadavere nascondendolo nel frigorifero di un ristorante chiuso affidatole da un vicino. Ma le brutte notizie non sono finite: Sole chiama la sorella per avvisarla della morte della zia. Sole torna nella Mancia per i funerali della zia, dove le “appare” la madre, Irene; al ritorno a Madrid, il “fantasma” della donna esce dal suo portabagagli. Sole la accoglie con naturalezza: tutti, nella Mancia, credono alle presenze soprannaturali; ne cela però la presenza a Raimunda, dato che i rapporti tra madre e figlia non sono mai stati dei migliori. Intanto Raimunda ha rimesso in funzione il ristorante. Durante i preparativi per una festa, Paula intuisce che il corpo di Paco è nel congelatore e chiede turbata delle spiegazioni, ma l’unica cosa che riesce a sapere è che l’uomo non era suo padre. La festa è un successo. Irene osserva a distanza, senza essere vista, la figlia più giovane nel suo nuovo ruolo di “padrona” del ristorante. A partire da questo momento le rivelazioni si susseguono. Agustina, a cui è stato diagnosticato il cancro, ha il solo desiderio di scoprire cosa ne è stato della madre, scomparsa molti anni prima. Di lì a poco, Irene e Raimunda finalmente si incontrano. Irene confessa alla figlia di aver scoperto solo il giorno dell’incendio che il marito aveva abusato di quest’ultima e che Paula era perciò frutto di una relazione incestuosa tra padre e figlia. Accecata dalla rabbia, aveva raggiunto l’uomo nel casato, dove lo sapeva riunito con la sua amante - la madre di Agustina - e aveva appiccato il fuoco dandosi poi alla macchia. Nessuno aveva indaga­to e lei era rimasta per prendersi cura dell’anziana sorella. Ora è “tornata” per chiedere perdo­no alla figlia; le due donne si abbracciano. Irene assisterà Agustina fino alla morte, poi finalmente potrà restare con le figlie.

Introduzione al Film

La ronda del melò

Un cimitero, in una giornata ventosa e soleggiata. Donne di tutte le età sono impegnate a lustrare con vigore le tombe dei loro cari. Tra di loro, le protagoniste del film: Raimunda con la figlia Paula e la sorella Sole, l’amica Agustina. Manca solo Irene, la madre, che di lì a poco apparirà come “fantasma”. Il lungo carrello laterale che apre Volver scoprendo la scena ora descritta collega in un unico movimento di macchina i due temi di fondo del film: la presenza sottile eppure costante di chi non è più, la cui presenza fantasmatica è accettata come naturale, e la straordinaria descrizione dell’universo femminile tracciata dal regista. Pedro Almodóvar in effetti declina soltanto al femminile questo suo nuovo melodramma. Tutti gli snodi della storia – che si accavallano tempestosi fra loro, come vuole la regola del mélo: agnizioni, tradimenti, ritorni di persone credute morte, sopraffazioni e morti violente – sono legate infatti a una figura di donna. Raimunda (Penelope Cruz) è al centro della trama. La sua figura decisa e imponente tiene le fila del racconto e organizza attorno a sé tutti gli altri personaggi: la mite Sole, timida e sorridente; l’acerba Paula, che risente della bellezza spavalda della madre; e Agustina, da sempre sola e alla ricerca di una famiglia disgregatasi troppo presto. Ognuno di questi personaggi agisce in contrappunto rispetto al personaggio della Cruz; le loro azioni sono tutte funzionali alle scelte e ai sentimenti della donna. Forte e decisa, Raimunda ha superato il trauma della violenza subita dal padre creandosi una propria vita e salvaguardando – anche a costo di un eccessivo distacco – la serenità della figlia/sorella. Per questo la donna appare talvolta fredda e brusca con chi le è vicino, a partire dalla figlia; la durezza scostante del suo atteggiamento si scioglie solo quando decide di cantare una vecchia canzone (per l’appunto intitolata Volver) e poi quando finalmente riesce ad abbracciare la madre, che le confessa le difficoltà che ha dovuto attraversare. In effetti l’unico personaggio che possiede una propria autonomia è proprio Irene, interpretata da una straordinaria Carmen Maura, attrice legata ai primi grandi successi del regista spagnolo. Sia come “fantasma” che da donna in carne ed ossa, Irene è un personaggio a tutto tondo. Donna umiliata per anni da un marito fedifrago, ha cresciuto le figlie senza rendersi conto del dramma vissuto da Raimunda, oggetto delle colpevoli attenzioni del padre; e questa disattenzione le è costata l’affetto della figlia, che la ha ritenuta in qualche modo colpevole di ciò che è successo. Da qui il desiderio di rifugiarsi in un’esistenza fantasmatica, nascosta al mondo; ma anche, più tardi, il desiderio di recuperare il rapporto con la figlia. Di grande effetto la scena in cui Irene spia, non vista, la figlia che canta di fronte agli ospiti del ristorante; la commozione sembra travolgerla, ma il ruolo di “fantasma” le impedisce di dimostrarla appieno. Il genere del melodramma, così, serve al regista per orchestrare un film dalla trama rutilante, in cui gli eventi si rincorrono e si sovrappongono in una ronde di rivelazioni, ma il cui tema di fondo è semplice e dolcemente malinconico: la morte come addio a una vita in cui gli affetti deludono e l’amore si trasforma in sofferenza, un’esistenza in cui solo i fantasmi che tornano sembrano poter conquistare una sofferta serenità.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Senza parole

La figura di Paula è tutto sommato secondaria all’interno della trama. Come si è detto sopra l’attenzione del regista si concentra soprattutto sul rapporto Raimunda/Irene e sul tema della presenza delle persone care scomparse; la storia di Paula, che pure fa da motore alla storia – è lei a uccidere Paco e a dare il via alle disavventure della madre – rimane sullo sfondo. In effetti la rappresentazione di Paula è del tutto funzionale al suo rapporto con Raimunda. Fin dall’inizio del film, le due donne sembrano non comunicare e quasi non conoscersi. Evidentemente Raimunda vuol tener nascosto alla figlia l’incesto di cui è frutto; da qui deriva la chiusura affettiva della donna, che sembra replicare con la figlia il rapporto di freddezza che ha con Irene; il rancore nei confronti della madre, che non ha mai intuito il suo dramma, sembra impedirle di dimostrare alla figlia il proprio affetto. Così Raimunda è spesso brusca con Paula, sbrigativa nel tono e nei gesti; tanto che la ragazza sembra avere maggior confidenza prima con la zia Sole e poi con il “fantasma” della nonna Irene. I sentimenti della figlia quasi non sembrano riguardarla. Anche subito dopo l’omicidio di Paco, Raimunda appare evidentemente preoccupata di far sparire il cadavere; ma una volta risolto il problema, il trauma che la figlia non può non aver subito – le avances di colui che crede suo padre, l’uccisione dell’uomo – non sembra preoccuparla troppo. Dal canto suo, Paula non sa niente della madre; ad esempio, è solo in occasione della festa al ristorante che la ragazza sente la madre cantare; eppure, rivela Sole, Raimunda lo faceva spesso. Così Paula è costretta a parlare con la nonna e con la stessa Sole per conoscere il passato della madre e tentare di capirne meglio i sentimenti. Ogni tentativo di comunicazione con la madre si rivela però fallimentare. Quando la ragazza interroga la madre a proposito di Paco, l’unica spiegazione che ottiene è che l’uomo non è il suo vero padre; la donna le promette ulteriori chiarimenti, che però non arriveranno mai; Paula, infatti, resta esclusa dalle rivelazioni finali. Quindi Paula e Raimunda rimangono lontane; se la donna recupera, nel finale, la relazione con la madre, la ragazza rimane esclusa da questa possibilità. Del resto, al regista non sembra interessare troppo l’approfondimento del rapporto tra madre e figlia; la figura di Paula è solo una pedina funzionale alla costruzione melodrammatica del racconto.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattaci

Per quanto riguarda la rappresentazione dei minori, il film può essere incluso in un ciclo che indaghi sui temi della violenza e dell’incesto. Lo stesso Pedro Almodóvar è tornato sull’argomento in La mala educatión (id., Spagna, 2004), storia degli abusi sessuali subiti in collegio dal giovane Ignacio. Malinconico e terribile è poi il racconto di Mystic River (id., Usa, 2003) diretto da Clint Eastwood, che ripercorre la violenza subita da due ragazzini nella cupa provincia americana degli anni Settanta. In ambito italiano, il tema dell’incesto è centrale nel recente La bestia nel cuore (Italia, 2005) di Cristina Comencini, che indaga nelle conseguenze della terribile esperienza sulle vite di due giovani, fratello e sorella. Chiara Tognolotti