
L’allattamento al seno è fondamentale per la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo sano dei bambini. In occasione della Settimana mondiale dell’allattamento (1-7 agosto) l’Unicef ha diffuso alcuni dati sul tema, che evidenziano una serie di criticità: fra queste, i progressi a rischio, la crisi dei finanziamenti e sistemi di sostegno deboli.
Secondo i dati pubblicati dall’organizzazione, nel 2024, a livello globale, il 48% dei bambini di età inferiore ai sei mesi è stato allattato esclusivamente al seno, 12 punti percentuali in meno rispetto all’obiettivo del 60% fissato dall’Assemblea mondiale della sanità per il 2030, ma i tagli ai finanziamenti minacciano questi progressi ottenuti con tanta fatica.
«Se tutti i bambini di età compresa tra 0 e 23 mesi fossero allattati al seno in modo ottimale – si legge nel sito dell’Unicef -, ogni anno si potrebbero salvare quasi 600.000 vite. L’estensione dell’allattamento al seno a un livello quasi universale potrebbe prevenire il 16% dei decessi annuali nei bambini di età inferiore ai 5 anni».
Un altro fattore critico riguarda i finanziamenti dei donatori a sostegno dell’allattamento al seno, che «rimangono gravemente insufficienti, con solo il 4% dei paesi che riceve almeno 5 dollari Usa per nascita, il minimo necessario per raggiungere gli obiettivi globali. L’assistenza allo sviluppo per l’allattamento al seno è diminuita dell’8% tra il 2021 e il 2022, mettendo a rischio i progressi compiuti».
I dati mettono in luce anche carenze nella capacità della forza lavoro: gli operatori sanitari svolgono un ruolo fondamentale nel sostenere l’allattamento al seno, ma molti di loro non dispongono degli strumenti, del tempo e della formazione necessari per fornire un’assistenza adeguata. Solo il 19% dei Paesi include argomenti relativi all’alimentazione dei neonati e dei bambini piccoli nella formazione di medici e infermieri prima che entrino nel mondo del lavoro.
Dopo il parto, inoltre, la maggior parte dei Paesi non riesce a creare ambienti favorevoli che forniscano un sostegno essenziale, come il congedo di maternità retribuito, le pause per l’allattamento al seno e le strutture sul posto di lavoro, compromettendo la capacità delle madri di sostenere le pratiche di allattamento al seno.
Si possono consultare i dati sul sito dell’Unicef.
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