Andrej Arsenevič Tarkovskij nasce a Zavroz’e in Unione Sovietica nel 1932. Figlio di un poeta molto conosciuto in patria, si diploma alla scuola di cinema di Mosca, la VGIK. Il primo lungometraggio del regista (dopo un mediometraggio dal titolo Il rullo compressore e il violino al quale collabora come sceneggiatore l'amico e compagno Andrej Mikhalkov Koncalovskij) è L’infanzia di Ivan Leone d’oro al festival di Venezia del 1962. L’opera successiva del cineasta, finita di girare solo quattro anni dopo, è Andrej Rublëv, film che narra le gesta del famoso autore di icone russe. Il film, che ebbe un enorme successo a Cannes, confermò il talento del regista russo, ma venne censurato in Patria. Del 1972 è Solaris un film di fantascienza che seppe, come già L’infanzia di Ivan, stravolgere le regole del genere per portare avanti quel discorso sul destino e sull’esistenza dell’uomo che sarà uno dei leit motiv del cinema tarkovskijano. Il film successivo, Lo specchio (1974), segna un cambiamento della sua poetica, una deviazione verso un cinema più autobiografico, interiore, personale. Dopo un secondo film di fantascienza, Stalker, (1979), Tarkovskij lascia l’Unione Sovietica per l’Europa Occidentale dove spera di trovare nuovi elementi di ispirazione e una maggiore libertà espressiva. Nel 1983 realizza in Italia Nostalgia, nel 1986 è in Svezia per girare Sacrificio, tributo ad un grande autore come Ingmar Bergman. Poco dopo la realizzazione del film muore a Parigi per un male incurabile, all’età di 54 anni. In 24 anni di carriera, Tarkovskij ha girato solo 7 film. L’eredità espressiva del regista russo sembra sia passata, in questi anni, nelle mani di un altro regista sovietico, Alexander Sokurov (Podorvikha, Siberia, 1951), anche egli allievo della scuola VGIK di Mosca, che Tarkovskij ha conosciuto e ha aiutato nei primi anni della sua attività. Nondimeno la lezione del suo cinema - per il carattere così personale, così intransigente, e così rarefatto - resterà probabilmente irraggiungibile.