Diritto all'unità familiare e minorenni stranieri. Quali interessi devono essere bilanciati per tutelarne la vita familiare?
Il fatto storico che ha originato la pronuncia della Suprema Corte presa in esame nel presente lavoro è semplice: un cittadino extracomunitario entrato in Italia senza regolare permesso di soggiorno e fatto oggetto di un provvedimento di espulsione in seguito ad alcune condanne penali, chiedeva al tribunale per i minorenni competente di essere autorizzato a permanere nel territorio dello Stato ai sensi dell’articolo 31, comma 3, Testo unico sull’immigrazione.
I motivi apportati dal cittadino colgono nel segno e portano ineluttabilmente alla cassazione dell’ordinanza impugnata sia sulla base degli orientamenti precedentemente manifestati dalla stessa Corte di cassazione, sia sulla base delle norme di diritto internazionale. Infatti, relativamente al comma 3 dell’articolo 31 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, la giurisprudenza ha avuto una lenta ma chiara evoluzione che ha sempre più nitidamente evidenziato che il superiore interesse del minorenne all’unità familiare trova la sua base normativa nella Costituzione (cfr. articoli 29 e 30 ) ma anche nella Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 1989.
In allegato un approfondimento giurisprudenziale sul tema del diritto all'unità familiare e minorenni stranieri
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