L’Italia è uno dei paesi dell’Unione europea più colpiti dall’abbandono scolastico e dall’incidenza di Neet (giovani che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di formazione). È quanto emerge dal report dell’Osservatorio sulla povertà educativa #Conibambini Abbandono scolastico e neet: i rischi della povertà educativa per i giovani, un’indagine sui due fenomeni che contiene dati a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale.
Il report evidenzia che nel 2019 in Italia il 13,5% dei residenti tra 18 e 24 anni ha lasciato la scuola con la sola licenza media. Una quota tra le più alte in Europa, superata solo da Spagna, Malta, Romania e Bulgaria. Sempre nel 2019 i Neet rappresentano il 23,2% dei residenti tra 18 e 24 anni.
Come si spiega nella pubblicazione, i due fenomeni sono in parte connessi: «i ragazzi e le ragazze che lasciano gli studi precocemente incontrano spesso difficoltà a trovare lavoro. E se non hanno un’occupazione e non si inseriscono in percorsi educativi alternativi, risultano come neet. Non è un rapporto causa-effetto, ma è sicuramente vero che si tratta di fenomeni da analizzare in parallelo, che rischiano di compromettere il futuro di ragazzi e ragazze, in un’età decisiva per porre le basi del proprio futuro lavorativo, e quindi economico e sociale. Per questi motivi è importante monitorare entrambi, sia nel corso del tempo, sia nelle misure diverse con cui colpiscono il territorio da nord a sud».
Dal 2010 al 2013 si registra un aumento della percentuale di giovani Neet e un calo dell’abbandono scolastico. Negli anni successivi segue invece una diminuzione costante di entrambi i fenomeni, fatta eccezione per l’incremento degli abbandoni registrato dal 2016 al 2018, anni in cui la quota di Neet ha continuato a ridursi. Dal 2018 al 2019 anche l’abbandono ha ricominciato a diminuire, con un calo di un punto percentuale.
«I due fenomeni – si legge nel report - seguono complessivamente andamenti diversi nel corso degli anni. Una crescita della percentuale di neet infatti dipende in larga misura da un aumento della disoccupazione giovanile, che può non avere niente a che fare con l’uscita precoce dalla scuola. Dall’altro lato, un aumento degli abbandoni non comporta direttamente un aumento della percentuale di neet. Dal momento che abbandonare gli studi non significa necessariamente non trovare un’occupazione e che i neet possono anche avere titoli di studio oltre la licenza media».
A livello regionale emerge come il tasso di abbandono scolastico e l’incidenza di giovani Neet siano particolarmente incisivi negli stessi territori. Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna e Campania sono le cinque regioni con le quote più alte sia di abbandoni scolastici che di Neet, mentre il Veneto, le Marche e la provincia autonoma di Trento registrano una bassa incidenza di entrambi i fenomeni.
L’analisi a livello provinciale rivela che Caltanissetta è la provincia con la più alta percentuale di abbandoni e di Neet: più di un ragazzo su 4 lascia gli studi precocemente (27%) e quasi la metà non lavora né studia (45%). Seguono altre province del Sud, tra cui Sud Sardegna, Crotone e le siciliane Catania ed Enna. Al lato opposto della linea di tendenza, Venezia e La Spezia, che sono, rispettivamente, le province con la più bassa quota di Neet (11,2%) e di abbandoni (4,8%).
A livello provinciale i dati più recenti risalgono al 2017 e i Neet sono calcolati sulla popolazione residente tra 15 e 29 anni anziché tra 18 e 24.
Dagli ultimi dati disponibili a livello comunale (2011) emerge che i comuni di Niscemi, Butera e Vallelunga Pratameno (provincia di Caltanissetta) sono tra i territori più colpiti dall’abbandono (oltre il 30%) e con le quote più alte di Neet (oltre il 20%). I comuni di Sutera, Milena e Resuttano, invece, sono tra quelli dove entrambi i fenomeni incidono meno.
Il report è disponibile online sul sito della Fondazione Openpolis.