Nell’anno educativo 2018/2019 sono 13.335 i servizi per la prima infanzia pubblici e privati. La percentuale di copertura dei posti rispetto ai bambini residenti fino a 2 anni compiuti è passata dal 24,7% dell’anno educativo 2017/2018 al 25,5% del 2018/2019. Il nuovo report dell’Istat su asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia traccia un quadro da cui emerge un lieve aumento dell’offerta, che tuttavia si conferma sotto il parametro del 33% fissato dall’Unione europea già per il 2010.
L’offerta si compone dei tradizionali asili nido (81%) e delle sezioni primavera (10%); i servizi integrativi per la prima infanzia (spazi gioco, centri per bambini e genitori e servizi educativi in contesto domiciliare) contribuiscono per il 9% all’offerta complessiva.
Ancora ampio il divario tra Centro-nord e Mezzogiorno, anche se le regioni del Sud registrano l’incremento più significativo rispetto all’anno precedente. A livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano in Valle D’Aosta (45,7%), Umbria (42,7%), Emilia Romagna (39,2%), Toscana (36,3%) e nella Provincia Autonoma di Trento (38,4%).
Su un totale di oltre 197.025 bambini fruitori di strutture comunali o convenzionate con i Comuni, il 93% è iscritto in asili nido e il 7% in nidi in famiglia o negli altri servizi integrativi.
Secondo quanto evidenziato dal report, la causa più frequente di rinuncia al nido sono i costi del servizio. «Il 18,5% delle famiglie che non utilizzano il nido – si legge nella pubblicazione - sono condizionate da motivi indipendenti dalle loro scelte: il costo eccessivo del servizio, il rifiuto della domanda, la lontananza da casa delle strutture o gli orari troppo scomodi, sono motivazioni che evidenziano una domanda potenziale non soddisfatta dal sistema di offerta. La spesa che andrebbe a gravare sulla famiglia è la causa più frequente della rinuncia al nido: dall’8% del 2008 al 12,8% nel 2019».
Il report rivela, fra l’altro, che la quota di anticipatari sulla popolazione dei bambini di 2 anni si riduce lievemente nel tempo: dal 15,7% dell’anno educativo 2011/2012 al 14,8% del 2018/2019. Nell’ultimo anno la riduzione riguarda solo le regioni del Mezzogiorno. «Si può quindi ipotizzare – si spiega nel testo - che nelle regioni del Sud, dove il fenomeno degli anticipi è più diffuso e radicato, l’arricchimento dell’offerta di servizi inizia a indirizzare le scelte delle famiglie dei bambini di 2 anni verso percorsi educativi più appropriati alla loro età: si rilevano circa 2.300 posti in più e circa 1.300 anticipatari in meno».
La pubblicazione, intitolata Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2018/2019, è disponibile online sul sito dell’Istat, nella sezione “in evidenza”.