Nonostante la situazione afghana sia drammatica e aggravata dalle recenti vicende politiche, il Paese ha compiuto importanti progressi in ambito educativo negli ultimi venti anni. Lo rivela il report Unesco Il diritto all’educazione: qual è la posta in gioco in Afghanistan?
Dal report emerge che l’Afghanistan è indietro rispetto agli altri paesi della regione mediorientale nei principali indicatori di sviluppo, specialmente in quelli riferiti al campo educativo, ma la traiettoria di evoluzione mette in luce un progresso più veloce della maggior parte degli Stati dell’Asia del Sud.
I dati evidenziano alcuni cambiamenti significativi in ambito educativo avvenuti tra il 2001 e il 2018: fra questi, l’aumento del numero di studenti nelle scuole, passati da un milione nel 2001 a 10 milioni nel 2018; la crescita dell’alfabetizzazione femminile, passata dal 17% nel 2001 al 30% nel 2018; l’incremento della percentuale di insegnanti donne, salita dal 27% del 2001 al 36% del 2018.
La pubblicazione è suddivisa in quattro sezioni: la prima offre un’analisi dei settori socioeconomici che hanno un peso determinante nello sviluppo del settore educativo, come la demografia, l’economia e i tassi di occupazione; la seconda mostra l’evoluzione dei cambiamenti degli indicatori educativi negli ultimi venti anni e le sfide che tuttora persistono; la terza analizza il quadro giuridico e politico afghano; la quarta, infine, delinea le prospettive per il futuro e le azioni che dovranno essere realizzate dalla comunità internazionale, insieme ai principali stakeholder del Paese, per assicurare che i risultati raggiunti in questi anni non vengano meno.
I dati della prima sezione rivelano, fra l’altro, che una ragazza afghana su 3 si sposa prima dei 18 anni (35% del totale) e una su 5 si sposa prima di compierne 15 (17% del totale); il livello di urbanizzazione è molto basso (solo il 26% della popolazione vive in città) e la mortalità infantile è molto alta (68 bambini su 1000 non sopravvivono al parto). L’economia afghana, inoltre, è debole e dipendente dagli aiuti internazionali. Uno dei grandi problemi, oltre alla scarsa presenza di donne nel mondo del lavoro e soprattutto in posizioni di rilievo, è lo sfruttamento del lavoro infantile.
I dati sul sistema educativo mostrano che l’Afghanistan ha uno dei tassi di alfabetizzazione più bassi al mondo. Più della metà della popolazione (57%) non sa né leggere né scrivere (dati del 2018); il tasso di analfabetismo tra le donne è dell’80% mentre per gli uomini è al 51%. Ciononostante l’Afghanistan ha compiuto molti progressi nell’ultimo decennio: il tasso di analfabetismo è sceso ed è anche aumentato il numero di bambine che hanno accesso alle strutture scolastiche, soprattutto per quanto riguarda la scuola primaria. Una delle strategie che ha contribuito a estendere l’accesso all’educazione è stata la Community-based education, sistema educativo sostenuto dalle organizzazioni non governative e pensato per le zone rurali in cui il Ministero dell’istruzione non riesce a operare.
Secondo quanto evidenziato dal report, un grande ostacolo all’istruzione femminile rimangono i matrimoni precoci, una delle cause principali dell’abbandono scolastico delle ragazze. La situazione politica attuale è rischiosa perché può comportare l’aumento della violenza e dello sfruttamento dei minorenni e, di conseguenza, la crescita del tasso di abbandono scolastico. L’altra fonte di preoccupazione per la comunità internazionale riguarda l’accesso all’istruzione di tutti gli sfollati interni, il cui numero stimato dall’Unhcr al 31 dicembre 2020 era di 2.9 milioni.
Nel report l’Unesco rivolge una serie di richieste alla comunità internazionale, fra le quali: assicurare il diritto all’istruzione soprattutto per le bambine e le ragazze; rafforzare i sistemi educativi nelle situazioni di fragilità (bambini con bisogni educativi speciali, sfollati, ecc.).
La pubblicazione è disponibile online sul sito Unesco Digital Library, nella pagina dedicata.
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