Nell’anno educativo 2021/2022 sono attivi 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia e sono autorizzati oltre 350mila posti (48,8% dei quali a titolarità pubblica). In parziale ripresa l’offerta di nidi dopo la pandemia, mentre i servizi integrativi per la prima infanzia subiscono un ulteriore calo di 2.000 posti. Dal recente report dell’Istat sui servizi educativi per la prima infanzia emerge la sostanziale stabilità dell’offerta educativa nel complesso, rispetto all’anno precedente.
I dati, relativi all’anno educativo 2021/2022, rivelano che la percentuale di copertura dei posti rispetto ai residenti tra zero e 2 anni di età raggiunge il 28%, con un leggero incremento (0,8%) rispetto al 2020/2021, dovuto alla contrazione delle nascite e alla conseguente riduzione dei potenziali beneficiari del servizio. Ci si avvicina, così, al target europeo fissato per il 2010 (33%), ma si rimane lontani dal raggiungimento del target per il 2030 (45%).
Il report evidenzia, fra l’altro, la permanenza di forti divari territoriali a sfavore delle famiglie residenti nel Mezzogiorno: Il Centro-Italia e il Nord-est in media hanno una copertura dei posti ben superiore al 33% dei bambini residenti (rispettivamente 36,7% e 36,2%), il Nord-ovest è prossimo all’obiettivo (31,5%), ma il Sud e le Isole, seppur in miglioramento, sono ancora lontani (rispettivamente 16% e 16,6%).
L’Umbria è la regione con il più alto livello di copertura (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). La Toscana, il Friuli-Venezia Giulia e il Lazio si attestano sopra la soglia del 33% (38,4%, 36,8% e 36,1%). Di contro, fra le regioni del Sud, restano ancora al di sotto del 15% Campania, Sicilia e Calabria (rispettivamente 11,7%, 13% e 14,6%), mentre la Sardegna con il 32,5% fa registrare il livello più alto.
Secondo i dati Istat, in Italia la frequenza di un servizio educativo per la prima infanzia risulta inferiore alla media europea: nel 2021 i bambini che frequentano una struttura educativa sono pari al 33,4% dei residenti di età inferiore ai 2 anni (contro il 37,9% della media Ue). La Francia e la Spagna sono ben al di sopra del 50% e altri Paesi, come l’Olanda e la Danimarca, si attestano, rispettivamente, al 74,2% e al 69,1%. «La percentuale italiana – si spiega nel report - comprende peraltro una quota (quasi il 5% dei bambini di 0-2 anni) di bambini iscritti alla scuola di infanzia come anticipatari, quindi inseriti in strutture per bambini da 3 a 5 anni senza gli adattamenti previsti ad esempio nelle sezioni primavera. Pertanto, sono meno del 30% i bambini al di sotto dei 3 anni che trovano collocazione nei servizi educativi specifici per la prima infanzia».
Il documento è disponibile sul sito dell’Istat, nella pagina dedicata.
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