
Bambini e adolescenti che vivono sotto copertura, con una nuova identità, non per scelta. I figli e i familiari minorenni dei collaboratori di giustizia ammessi a speciali programmi di protezione vivono una realtà complessa, che non è come quella dei coetanei, a partire da residenza, scuola, identità, amicizie e da un accesso all’ambiente digitale sottoposto a molte cautele. A loro è dedicato il documento di studio e di proposta dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) La condizione dei minorenni nel quadro del programma di protezione dei collaboratori di giustizia.
La pubblicazione, redatta da una commissione nominata dall’Authority, riporta i risultati di uno studio che si è proposto di rilevare eventuali carenze operative e legislative riguardo alla condizione degli under 18 coinvolti, come familiari, nel sistema di protezione dei collaboratori di giustizia, con l’obiettivo di favorire l’elaborazione di proposte mirate a superarle, con uno sguardo particolare ai percorsi di inclusione sociale, inserimento scolastico, lavorativo e di assistenza sanitaria.
Il documento contiene alcune raccomandazioni indirizzate alle autorità competenti. L’Agia chiede, fra l’altro, di assicurare ai minorenni continuità scolastica, frequenza e il completamento dei corsi di studio, anche a distanza, quando vi siano esigenze di protezione e sicurezza. I ragazzi, inoltre, dovrebbero essere adeguatamente informati dal Sistema centrale di protezione sulle modalità con cui utilizzare gli strumenti digitali e sui particolari rischi che li riguardano nell’esposizione online. Si sottolinea anche la necessità di garantire agli under 18 un sostegno psicologico tempestivo.
Ai Procuratori della Repubblica si raccomanda di assicurare ascolto e informazione ai maggiori di 12 anni. «L’Autorità – si legge nel sito dell’Agia - richiede ai magistrati un’“adeguata istruttoria” su una serie di aspetti. Il primo è quello relativo all’esistenza di procedimenti penali per maltrattamenti o violenze commessi dal collaboratore in danno del nucleo familiare. Un secondo riguarda la pendenza di procedure di separazione o divorzio o relative alla responsabilità genitoriale. Il terzo attiene alla concretezza del pericolo al quale sono esposti i minorenni “non conviventi” con il collaboratore». È stata sollecitata una formazione ad hoc per tutti gli operatori coinvolti.
L’Authority, inoltre, chiede al Parlamento di introdurre norme specifiche per i bambini e gli adolescenti che diventino “collaboratori di giustizia”, anche se cittadini stranieri. Deve essere valutata anche l’introduzione della figura di un referente o “garante” per il minorenne che affianchi il nucleo familiare del quale fa parte, dall’ingresso fino all’uscita dal programma. Infine, si sollecita l’introduzione di una norma primaria che attribuisca competenza esclusiva al Tribunale per i minorenni di Roma per tutti i procedimenti civili che riguardino bambini e ragazzi coinvolti nelle speciali misure di protezione.
Si può consultare il documento sul sito dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
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