Dopo la “crescita zero” del 2015, nell’anno scolastico 2016/2017 gli alunni stranieri tornano ad aumentare, raggiungendo quota 826.000 (11mila in più rispetto all’anno precedente); i nati in Italia rappresentano il 60,9% del totale degli alunni stranieri nel nostro Paese. Sono alcuni dati del Ventiquattresimo Rapporto sulle migrazioni 2018 della Fondazione Ismu, un quadro del fenomeno migratorio in Italia che si sofferma su vari aspetti, fra cui, oltre alla scuola, il lavoro e la salute.
I dati sul sistema scolastico, relativi all’anno 2016/2017, evidenziano che la regione con il più alto numero di studenti stranieri rimane la Lombardia (quasi 208mila presenze); la seguono l’Emilia Romagna (98mila), il Veneto (92mila), il Lazio (78mila) e il Piemonte (76mila). A livello provinciale la graduatoria vede ancora la provincia di Milano al primo posto (85mila studenti stranieri), seguita dalle province di Roma (oltre 62mila), Torino (quasi 38mila) e Brescia (quasi 33mila).
Sebbene nell’ultimo decennio il ritardo scolastico si sia ridotto significativamente, nell’anno 2016/2017 gli alunni stranieri delle secondarie di secondo grado in ritardo sono ancora il 59%, rispetto al 21% circa degli italiani.
I ragazzi stranieri che abbandonano gli studi sono il 3,3% nella scuola secondaria di primo grado (gli italiani lo 0,6%), il 5,72% nel passaggio tra scuola secondaria di primo e di secondo grado (gli italiani l’1,2%) e l’11,6% nelle scuole secondarie di secondo grado (gli italiani il 3,8%). Dal rapporto emerge inoltre che in Italia, nel 2017, ci sono 2 milioni e 189mila Neet, cioè giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non seguono corsi di formazione. Si tratta della quota più elevata tra i Paesi dell’Unione Europea: il 41% cerca attivamente un lavoro. L’incidenza dei Neet è notevolmente più elevata tra gli stranieri (34,4% contro il 23% degli italiani); tale differenza è dovuta alla componente femminile (23,7% e 44,3% le rispettive quote tra le italiane e le straniere).