Nell’anno scolastico 2017/2018 i posti nei servizi educativi rivolti alla prima infanzia coprivano il 24,7% dei potenziali utenti (bambini con meno di 3 anni); nel nostro Paese l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia è quindi ancora sotto il parametro del 33% fissato dall’Unione europea già per il 2010. È quanto emerge dal report dell’Istat Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno scolastico 2017/2018.
I dati dell’Istituto nazionale di statistica registrano, tuttavia, un lieve aumento della copertura rispetto all’anno precedente (+0,7%), dovuto sia al calo dei bambini residenti in Italia sia a un lieve incremento dei posti disponibili (+0,3%).
L’offerta educativa per la prima infanzia si compone per circa l’80% di nidi d’infanzia (gli asili nido tradizionali), a cui si aggiunge il 2% di posti nei nidi aziendali e il 10% nelle “sezioni primavera”, organizzate solitamente all’interno delle scuole d’infanzia, alle quali possono accedere i bambini dai 24 ai 36 mesi. Ci sono poi i servizi cosiddetti “integrativi” (8%), strutturati in forme flessibili per orari e per organizzazione, pur nel rispetto degli standard di qualità regionali. Questi servizi, che hanno livelli di diffusione molto differenziati a livello locale, comprendono gli spazi gioco (dove i bambini vengono accolti per una parte più breve della giornata, senza la somministrazione del pasto o il riposo, 5% della ricettività complessiva), i centri bambini-genitori (che accolgono i bambini in presenza di un loro accompagnatore, 2%), i servizi educativi in contesto domiciliare (realizzati presso un’abitazione con personale educativo, 1%).
Il report evidenzia, fra le altre cose, la persistenza di un’elevata eterogeneità a livello territoriale, sia per quanto riguarda l’offerta, rappresentata dalla quota di Comuni che offrono i servizi (Nord-est 89,4%, Nord-ovest 59,1%, Centro 54,3%, Sud 47,2% e Isole 33,8%, con un valore medio nazionale del 58,3%), sia rispetto ai bambini residenti presi in carico dai Comuni: si passa dal 19,6% del Nord-est al 5,1% del Sud, a fronte di un valore medio nazionale che si attesta al 13,5%.
In Italia i bambini sotto i 3 anni che frequentano una struttura educativa sono il 28,6%, valore inferiore alla media dell’Unione Europea, pari al 34,2%. Il dato comprende anche una piccola quota di bambini che frequentano le ludoteche, nonché gli iscritti alla scuola dell’infanzia come “anticipatari” (il 5,2% dei residenti tra 0 e 2 anni). La percentuale di bambini sotto i 3 anni che frequentano un servizio educativo specifico non supera dunque il 23,4% della popolazione target.
«I servizi educativi comunali o convenzionati con i comuni – si legge nel report - accolgono il 13,5% dei bambini, si può quindi stimare che il restante 9,9% frequenti servizi educativi privati tout court. L’accesso anticipato alla scuola dell’infanzia, che comporta l’inserimento di bambini di 2 anni in strutture organizzate per la fascia di età successiva, interessa in misura maggiore le regioni con più basse dotazioni di servizi per la prima infanzia. In particolare, è molto diffuso nelle regioni del Mezzogiorno, più contenuto al Centro-nord. Le differenze di comportamenti sul territorio possono essere spiegate in parte da motivi economici. La carenza di servizi specifici che caratterizza alcune aree può spingere verso le scuole d’infanzia, gratuite salvo la quota relativa alla mensa».
Un altro dato che emerge dal report è il lieve aumento della quota di bambini che hanno usufruito dell’offerta comunale di servizi educativi, passata dal 13% del 2016/2017 al 13,5% dell’anno successivo. «Il lieve aumento – si spiega nel rapporto - è dovuto principalmente agli iscritti negli asili nido – che crescono per il secondo anno consecutivo dopo la flessione iniziata nel 2011 e la successiva stabilizzazione – mentre l’utenza nei servizi integrativi è rimasta pressoché invariata. In termini assoluti sono 194.567 i bambini iscritti nei nidi e nei servizi integrativi comunali e privati convenzionati al 31.12.2017, il 2% in più rispetto all’anno precedente».