Bambini-tiranno, orfani di educazione

08/04/2009

Da un lato bambini viziati, senza freni, che non rispettano le regole, dall'altro genitori permissivi, talvolta compiaciuti o disorientati, che non sanno esercitare il proprio ruolo educativo. Sono immagini che capita sempre più spesso di avere sotto gli occhi magari ai giardini, a cena da amici, al supermercato o all'uscita della scuola.

È un fenomeno in crescita, che alimenta atteggiamenti di insofferenza alle regole e comporta un rovesciamento dei ruoli, con pesanti conseguenze sul piano individuale e sociale. In alcuni casi, infatti, i bambini arrivano a comandare i genitori: i pedagogisti li definiscono “bambini tirannici”.

Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Quali le possibili soluzioni per ristabilire un rapporto equilibrato fra genitori e figli? Per approfondire l'argomento abbiamo intervistato Daniele Novara, direttore della rivista Conflitti e responsabile del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti di Piacenza, che su questo tema ha organizzato un recente incontro a Vicenza, in occasione del proprio ventennale.

Perché si parla soltanto adesso di bambini tirannici? In quale contesto sociale si inquadrano comportamenti di questo tipo?
Il fenomeno interessa la nostra epoca, emerge negli anni Ottanta e affonda le sue radici nel “narcisismo sociale”. Il Sessantotto segna la fine della società gerarchica, centrata sulla figura del  padre-padrone e apre le porte alla società narcisistica, in cui tutti gli individui hanno valore in quanto se stessi. Se dal punto di vista culturale questo cambiamento rappresenta una conquista, dal punto di vista pratico registra degli inevitabili effetti collaterali. Il caso dei bambini tirannici è un esempio. La nostra è una società iperprotettiva, basata sul codice materno, che tende a privilegiare l'affettività. I figli che comandano sono, di fatto, “orfani” di educazione, e quindi privati di un loro fondamentale diritto.

Qual è la causa di questo fenomeno?
La causa va ravvisata nella perdita di autorevolezza delle figure genitoriali. Oggi i genitori sono fragili dal punto di vista emotivo, riscattano un'educazione rigida basata sull'autorità e sul rispetto delle regole con un'eccessiva indulgenza verso i propri figli, da accontentare a ogni costo. La tenerezza e la disponibilità diventano, così, misure educative, creando confusione, disorientamento e incapacità di adattamento.

Come si può colmare questo “deficit di autorevolezza” dei genitori?
Creando una relazione educativa basata su regole chiare, oggettive, che danno sicurezza ai bambini: ad esempio, un orario preciso per andare a dormire. Non si tratta di comandi, ma di regole, che devono essere condivise da entrambi i genitori.
L'educazione, tuttavia, non è solo responsabilità comune di genitori e insegnanti, è un problema collettivo che investe l'intera società.

Volgendo lo sguardo alla società che cambia, qual è il peso dei media in tema di educazione?
L'“educazione clandestina” impartita dalla pubblicità e da certi modelli proposti dalla televisione e dai personaggi di successo intercetta i desideri di onnipotenza e li trasforma in consumismo, alimentando il deficit di autorevolezza cui accennavo prima. I vissuti emotivi diventano esigenze commerciali, necessità, per i genitori, di garantire il superfluo e accontentare i figli a ogni costo. (bg)

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