Una ricerca svolta dall’Istituto degli Innocenti nel quadro del Progetto nazionale per l’integrazione e l’inclusione dei bambini rom, sinti e caminanti promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali in collaborazione con Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e Ministero della salute che vede l’Istituto degli Innocenti in prima fila per il miglioramento dell’inclusione scolastica e socio-sanitaria dei bambini e degli adolescenti rom, sinti e caminanti.
Il progetto, realizzato dal 2016 nel quadro delle azioni del PON “Inclusione”, viene portato avanti nelle principali città metropolitane italiane (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) e vede il coinvolgimento di territori, scuole, bambini e famiglie rom, sinti e caminanti attraverso il consolidamento di una governance multisettoriale territoriale, organizzata in ‘tavoli’ di confronto locali multidisciplinari ed équipe, e la creazione di una rete di collaborazione tra le città aderenti. Un approccio quindi multidimensionale e complesso alla tematica, per superare percorsi settoriali che, spesso in passato procedendo attraverso azioni “solitarie”, non hanno raggiunto i risultati sperati. La costruzione di un'“alleanza” nel territorio tra le comunità rom e sinti con il mondo della scuola, come quello dei servizi socio-sanitari e del terzo settore risulta quindi un aspetto chiave dell’azione del progetto.
Ben 84 i plessi che nel 2020 hanno aderito al progetto con quasi 600 studenti rom sinti, caminanti e un totale di oltre 6 mila alunni e 319 classi complessivamente coinvolte. Un lavoro che si articola, prevalentemente, in tre ambiti: la scuola, i contesti abitativi e la rete locale dei servizi. Il lavoro nella scuola è rivolto non solo ai bambini rom, sinti e caminanti, ma a tutti i bambini presenti nella classe di progetto, agli insegnanti, al dirigente scolastico e al personale ATA, con l’idea che una scuola inclusiva sia una scuola accogliente e migliore per tutti. Le attività in cui il progetto si sviluppa partono dalla formazione per insegnanti ed operatori, le attività curriculari con metodologia cooperativa realizzate dagli insegnanti, fino ad arrivare alla realizzazione di laboratori nelle classi, mentre il lavoro nei contesti abitativi è finalizzato ad integrare gli obiettivi di sostegno scolastico con quelli volti alla promozione del benessere complessivo del bambino in relazione alla sua famiglia favorendone l’accesso ai servizi locali e promuovendone un percorso verso l’autonomia.
Importante il lavoro svolto a livello tecnico, di monitoraggio e valutazione, dall’Istituto degli Innocenti nell’ambito del progetto. Sui risultati degli alunni target e sul clima di classe è stato sviluppato contestualmente un percorso di indagine pienamente qualitativo e partecipativo di più ampio respiro, cercando di valorizzare le voci dei protagonisti delle attività a livello locale – promotori e beneficiari delle azioni – quali i soggetti partecipanti alle Équipe Multidisciplinari e i genitori degli alunni rom, sinti e caminanti.
Il testo - a cura di Francesco Chezzi e Stella Milani, realizzato grazie anche al prezioso contributo dei tutor nazionali del progetto Franco Fiore, Simona Sidoti, Monica Grassi e al lavoro del Comitato Scientifico (composto da Adriana Ciampa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Vinicio Ongini del Ministero dell’istruzione, Cristina Tamburini del Ministero della salute, Maria Teresa Tagliaventi dell’Università degli studi di Bologna, Donata Bianchi, Francesco Chezzi, Alessio Arces, Valentina Ferrucci dell’Istituto degli Innocenti) - presenta i due percorsi di indagine svolti in parallelo nel periodo tra maggio e luglio 2019, attraverso 11 focus group che hanno visto coinvolti quasi 90 attori impegnati nelle progettualità locali e 23 interviste semi-strutturate rivolte a genitori rom, nelle città aderenti al progetto nazionale. Nel complesso, l’indagine ha inteso approfondire due aspetti centrali del progetto, tra loro interrelati: l’articolazione della rete progettuale e delle attività locali e la percezione che di queste hanno le famiglie rom. Percorsi che hanno richiesto la collaborazione di molte figure attive nelle progettualità locali e che sono spesso andati, inevitabilmente, oltre l’aspetto tecnico, riportando, attraverso le voci dei genitori, le difficoltà quotidiane che incontrano.
La ricerca, intitolata Voce ai protagonisti: attori locali e genitori rom e sinti, evidenzia come l’ambiente scolastico si confermi un efficace architrave del progetto, andando ad arricchire, attraverso la partecipazione attiva e motivata delle/degli insegnanti ai momenti di condivisione con gli altri soggetti della rete, la progettualità e la rete locale.
Anche la voce dei genitori intervistati conferma l’efficacia del progetto nel favorire relazioni positive tra insegnanti, bambini rom, sinti e caminanti e altri compagni di classe. Nel racconto dei genitori la scuola, sebbene non priva di situazioni critiche, è perlopiù vista come un luogo che riesce a tutelare i loro figli dai pregiudizi e dalle discriminazioni che invece continuano a popolare il mondo extra-scolastico.
E proprio sul potenziamento delle risorse della scuola e il coinvolgimento delle comunità rom e sinti dovrà puntare anche in futuro il progetto organizzando e sistematizzando, più di quanto sia stato fatto in passato, percorsi di sostegno didattico individuali e di gruppo attraverso anche l’ampliamento della rete del progetto, necessaria per “raggiungere” un numero più ampio di alunni di quanto possano fare i soli operatori scuola. In alcune città questo percorso è stato già avviato e ben articolato, in altre andrà potenziato.
Dal confronto con gli attori impegnati nella rete progettuale emerge inoltre la necessità di avviare un lavoro più articolato sulle scuole dell’infanzia, sostenendo una maggior frequenza degli alunni rom, tappa fondamentale per aiutare i bambini e le famiglie rom, sinti e caminanti nel processo di integrazione auspicato dal progetto ed estremamente importante per facilitare il successivo percorso nella scuola dell’obbligo.
La ricerca riconferma inoltre la centralità della questione abitativa nei processi di inclusione, richiamando nuovamente l’attenzione verso le condizioni di estrema vulnerabilità di alcune famiglie (condizioni che tipicamente caratterizzano i cosiddetti campi rom, ancora troppo diffusi sul territorio nazionale), oltre che la necessità di prevedere misure di intervento e di supporto che siano differenziate in relazione alla varietà dei percorsi di inserimento abitativo.