Il 5 dicembre scorso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli studi di Ferrara ha ospitato il convegno nazionale Dieci domande ai garanti per l'infanzia e l'adolescenza. L'incontro, organizzato dalla Direzione del Master Tutela, diritti e protezione dei minori, ha rappresentato un'occasione preziosa di formazione e confronto, a cui hanno preso parte quasi tutti i garanti regionali per l'infanzia e l'adolescenza e Laura Baldassarre per il Garante nazionale.
Alcuni garanti regionali sono stati nominati solo di recente, mentre altri svolgono la loro attività già da vari anni. Rosy Paparella, Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Regione Puglia, ha da poco concluso i suoi primi due anni di lavoro. Partendo da alcuni temi affrontati durante il convegno, le abbiamo rivolto qualche domanda, allargando la riflessione a una serie di argomenti che riguardano da vicino anche altre regioni del Sud.
Quali sono, ad oggi, le priorità del suo intervento?
Una delle priorità che perseguo dai primi giorni dell'incarico riguarda il sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Il fenomeno, relativamente nuovo in Puglia, ha posto una serie di problematiche e criticità su cui sto intervenendo direttamente, sia attraverso la partecipazione ai tavoli del Consiglio territoriale per l'immigrazione sia con interventi diretti, ad esempio presso i Centri di accoglienza richiedenti asilo, ma anche, soprattutto, attraverso l'attivazione di percorsi di formazione per tutori, rappresentanti legali volontari di minori, nominati dal giudice tutelare o dal presidente del tribunale per i minorenni. La nomina dei tutori rappresenta, per i ragazzi che arrivano in Puglia senza riferimenti parentali e in particolare per i minori richiedenti asilo, un anello di protezione fondamentale. Venerdì 13 dicembre è partito il primo percorso di formazione per tutori a cui parteciperanno 300 cittadini. In Puglia c'è un grande bisogno di volontari, motivati e competenti. Le altre priorità sono legate al lavoro svolto con altri soggetti e in particolare con l'assessorato al welfare, per la definizione delle Linee guida sull'affido e l'adozione. Quelle sull'adozione sono state definite l'anno scorso, mentre le Linee guida sull'affido sono in corso di revisione. Il maltrattamento dei minori e i bambini vittime di violenza domestica sono altri due temi che richiedono grande attenzione e mi vedono impegnata anche attraverso la partecipazione a un progetto Daphne.
Riguardo ai minori stranieri non accompagnati quali sono le problematiche più importanti da affrontare e come affrontarle?
Credo che sia importante arrivare a un sistema di accoglienza nazionale, che disponga organicamente le procedure verso tutto il territorio nazionale, a partire dall'annosa questione delle procedure di identificazione dell'età, che a mio avviso si svolgono ancora molto sommariamente, spesso in assenza di un'opportuna mediazione culturale e di orientamento legale. Ritengo che soltanto attivando un sistema di accoglienza nazionale che possibilmente distribuisca le presenze su tutto il territorio in modo equilibrato potremo cominciare a sentirci almeno sereni e tranquilli rispetto al nostro lavoro. In questo scenario c'è una criticità enorme: la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati è affidata esclusivamente ai comuni; solo nel caso dei richiedenti asilo è affidata alle prefetture. In Puglia e in altre regioni molti comuni fanno fatica ad accettarli, anzi fanno molta resistenza. Sul territorio pugliese, ad oggi, ci sono oltre 700 minori stranieri non accompagnati. Il sistema di accoglienza nazionale potrebbe ridimensionare il carico che alcune regioni e soprattutto i comuni non sono più disposti ad accettare.
La povertà è un fenomeno in aumento nel nostro Paese, soprattutto al Sud. Quali azioni ha intrapreso o pensa di intraprendere su questo fronte?
La povertà è in grande incremento. La Puglia nell'ultimo anno ha visto crescere del 5 per cento il dato sulle famiglie in povertà relativa. Un dato preoccupante. Su questo piano seguo con particolare attenzione le iniziative, i progetti e gli obiettivi di servizio messi a punto con il nuovo Piano regionale di politiche sociali, che prevedono una serie di sussidi per le famiglie in difficoltà ma soprattutto la qualificazione dei servizi.
Un altro fenomeno che riguarda in particolare le regioni meridionali è la dispersione scolastica. Come intervenire per combatterlo?
In Puglia negli ultimi anni siamo riusciti a ridurre il fenomeno di almeno 5 punti percentuali. C'è stato un grande lavoro di contenimento, in particolare grazie ad alcuni progetti che la Regione ha messo in atto, ad esempio il progetto Diritto allo studio, che ha dato un grande supporto alle scuole attraverso la messa a disposizione delle risorse soprannumerarie: la Regione ha contribuito a mantenere in servizio i docenti precari, permettendo alle scuole di attivare una serie di iniziative extrascolastiche finalizzate a contenere e combattere il fenomeno dell'abbandono. Su questo fronte sono impegnata direttamente in alcune realtà territoriali dove alcuni comuni stanno attivando dei percorsi virtuosi insieme alle associazioni e all'Ufficio del Garante per collaborare su progetti specifici calati nelle diverse realtà. Uno di questi, ad esempio, si propone di valorizzare le attività artigianali e l'apprendistato attraverso la messa in rete delle realtà produttive del territorio, affinché tali realtà possano, insieme alla scuola, rimotivare i ragazzi in maniera efficace e anche orientarli a un eventuale ingresso nel mondo del lavoro.
Il diritto alla salute è un tema di grande attualità, soprattutto in un'epoca in cui l'inquinamento ambientale assume, in varie forme, dimensioni consistenti e preoccupanti. Come intervenire per garantire una tutela efficace del diritto alla salute dei bambini e degli adolescenti?
Rispetto al ruolo di Garante per l'infanzia credo che la modalità di intervento più efficace in questo momento - penso alla realtà pugliese - sia quella di lavorare con un'azione di moral suasion, cioè di persuasione e sensibilizzazione, delle amministrazioni locali e in generale di tutti i decisori politici. La Puglia è, ahimè, un territorio al centro dell'attenzione pubblica, per la questione Ilva e non solo. Riguardo al sito contaminato di Taranto ci sono ormai dati abbastanza certi rispetto all'incidenza tumorale. Ci sarebbe una serie di ricerche da svolgere rispetto alle conseguenze che la presenza di polveri sottili può avere sui bambini che vivono in quella zona e nello stesso tempo sono in corso delle azioni e dei progetti di verifica. Come Garante posso seguire a distanza la questione; non ho poteri decisionali in merito ma posso sollecitare alcune decisioni rispetto all'interesse e al diritto alla salute dei bambini. In Puglia ci sono diversi siti ad alto rischio, fra cui Brindisi. In questa città il carbone rischia di porre lo stesso problema che vivono molte famiglie e molti bambini a Taranto. Seguo l'evolversi di queste situazioni anche attraverso le associazioni presenti sul territorio, ma soprattutto tengo d'occhio le decisioni della politica, a livello non solo locale, ma anche nazionale. Riguardo alla situazione di Taranto ho intenzione di attivare dei percorsi di sensibilizzazione per i bambini che vivono nella città e nei quartieri più problematici. Percorsi di sensibilizzazione e “alleggerimento” del problema, una sorta di animazione di quei quartieri. L'idea è quella di mettere a disposizione delle associazioni e delle altre realtà del territorio l'appoggio dell'Ufficio del Garante, in modo da mantenere alta l'attenzione, senza influire direttamente - perché non posso farlo - sul percorso, molto complesso, che riguarda il destino della città.
Qual è il bilancio di questi primi due anni di attività del Garante per l'infanzia e l'adolescenza della Puglia?
Credo che la grande sfida sia costruire autorevolezza, attraverso la condivisione dei progetti: penso soprattutto al nostro ruolo principale, cioè quello di mediatori tra istituzioni e tra soggetti privati. Sono molto soddisfatta di aver costruito delle reti di collaborazione sia con l'autorità giudiziaria sia con alcuni servizi territoriali. Ritengo che la strada sia ancora molto faticosa perché la nostra è una funzione nuova e non del tutto chiara. Sta un po' a noi maturare la capacità di costruire piste concrete. Per questo ho cercato di individuare dei percorsi operativi da costruire insieme ad altre realtà; penso, ad esempio, al percorso di formazione per tutori, che è stato progettato e adesso sarà realizzato in partenariato con i tribunali, gli ordini professionali e le associazioni. Credo fortemente che questa sia la strada anche per guadagnare credibilità e forza per il ruolo di Garanti.
(Barbara Guastella)