Continuano a diminuire le nascite nel nostro Paese: nel 2018 si contano 449mila nascite, 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017. È quanto emerge dal report dell’Istat Indicatori demografici, che contiene le stime per l’anno 2018.
I dati evidenziano che in soli dieci anni, dal 2008 al 2018, le nascite sono diminuite di 128mila unità. «Sulla questione – si spiega nel report - hanno impatto, oltre che le scelte personali di avere o non avere figli o di rinviare al futuro la decisione, anche dinamiche di natura strutturale, nel senso che l’inerzia demografica è ormai tale che porta ad avere progressivamente meno madri potenziali e più anziane di un tempo».
Tra i fattori collegati alla denatalità pesa in particolare la riduzione delle nascite da madre italiana, 358mila nel 2018 e 8mila in meno dell’anno precedente. I nati da cittadine straniere sono stimati in 91mila, pari al 20,3% del totale e circa un migliaio in meno del 2017; di questi, 67mila sono quelli avuti con partner straniero (nati con cittadinanza estera), 24mila quelli con partner italiano.
Il numero medio di figli per donna (1,32) risulta invariato rispetto all’anno precedente.
Secondo le stime del report, la fecondità presenta come sempre un profilo diverso tra le regioni. Nel 2018 la Provincia autonoma di Bolzano si conferma l’area più prolifica del Paese con 1,76 figli per donna; seguono la Provincia di Trento (1,50), la Lombardia (1,38) e l’Emilia-Romagna (1,37), ovvero tutte regioni del Nord. È proprio nel Nord, infatti, che si osserva una fecondità maggiore (1,37). All’opposto, le aree del Paese dove la fecondità è più contenuta sono tutte nel Mezzogiorno (1,29), in particolare in Basilicata (1,16), Molise (1,13) e Sardegna (1,06). La situazione non è rosea nemmeno nel Centro, che con 1,25 figli occupa l’ultimo posto tra le ripartizioni geografiche, e, in particolare, nel Lazio (1,23).
Nel 2018 l’età media al parto sale a 32 anni, registrando una crescita di circa due anni nell’arco di un ventennio.