Continuano a diminuire le nascite nel nostro Paese, per il quinto anno consecutivo. Dalla fotografia sulla natalità scattata dall'Istat, riferita al 2013, emergono, fra l'altro, un ulteriore calo del numero medio di figli per donna e l'aumento dell'età media del parto, giunta, nel 2013, a 31,5 anni. Le stime fanno parte del report dell'Istituto nazionale di statistica Indicatori demografici, che analizza anche altri aspetti oltre alla natalità, fra cui le immigrazioni dall'estero e le emigrazioni.
I dati registrano 514 mila nascite nel 2013 (nel 2008 erano 577 mila), e, come già detto, una diminuzione del numero medio di figli per donna, che scende da 1,42 nel 2012 a 1,39 nel 2013.
Con questa media, spiega l'Istat, «la fecondità nazionale torna nel 2013 ai livelli osservati almeno sei anni prima. Il processo che ha interrotto in pochi anni quello che, perlomeno fino al 2008, era stato un oggettivo recupero della riproduttività nazionale (da 1,19 figli per donna nel 1995 fino a 1,45) nasconde significative trasformazioni demografiche, tuttora in corso, che la recente crisi di contesto sociale ed economico del Paese potrebbe avere contribuito in parte ad accentuare». Trasformazioni che «riguardano in particolare almeno quattro aspetti, tra loro connessi: la propensione a procreare figli in età sempre più avanzata, la compressione e l'invecchiamento al suo interno della popolazione femminile in età feconda, il ruolo esercitato dalle donne immigrate, i differenziali territoriali».
Il report rivela inoltre che circa l'80 per cento delle nascite proviene da donne italiane e il restante 20 per cento da donne straniere. Riguardo alle immigrate si evidenzia un calo della fecondità tra il 2008 e il 2013, come per le donne italiane e in misura maggiore rispetto a loro: per le prime si passa infatti da 2,65 figli per donna a 2,20, e per le italiane, invece, da 1,34 a 1,27. «Se, dunque, per le donne italiane le trasformazioni demografiche in atto sono prevalenti nello spiegare la riduzione della fecondità osservata negli ultimi anni, per le donne immigrate sembrerebbero prevalere difficoltà oggettive, frutto della recente crisi economica», si legge nel rapporto.
Altri dati che fanno riflettere sono quelli che offrono una comparazione tra popolazione anziana e giovani: al primo gennaio 2014 le persone con 65 anni e oltre rappresentano il 21,4 per cento della popolazione, con un ulteriore aumento di due decimi di punto percentuale sull'anno precedente, mentre i giovani fino a 14 anni di età sono scesi al 13,9 per cento del totale, facendo riscontrare una variazione negativa di un decimo di punto. «Nessun altro Paese della Ue28 ha una così elevata proporzione di ultrasessantacinquenni», scrive l'Istat a questo proposito, svelandoci che l'Italia occupa il terzultimo posto per proporzione di giovani fino a 14 anni di età, seguita soltanto da Bulgaria (13,6 per cento) e Germania (13,1 per cento). (bg)
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