Per il quinto anno consecutivo, in Italia, il numero delle morti supera quello delle nascite. Il tasso di natalità scende ancora (al 9,1 per mille) e il tasso di fecondità nazionale è stabile ma sostenuto dalle donne straniere. Sono alcuni dei dati del report demografico 2011 dell'Istat, diffuso nei giorni scorsi.
Sono 556 mila i bambini nati nel 2011, seimila in meno rispetto all'anno precedente. 592 mila invece i morti,4 mila in più del 2010. Ne deriva, per il quinto anno consecutivo, una dinamica naturale della popolazione di segno negativo: si dilata così la nascita tra nascite e decessi: da 6.900 unità di differenza nel 2007 alle 36 mila unità del 2011.
Il tasso di natalità scende dal 9,3 per mille nel 2010 al 9,1 per mille nel 2011, mentre il tasso di mortalità rimane stabile al 9,7 per mille. Tra le regioni italiane, il Trentino-Alto Adige è l'unica con un tasso di natalità che supera il 10 per mille, seguono Campania (9,9), Lombardia (9,7) e Valle d’Aosta (9,6). Le regioni col livello più basso di natalità sono la Liguria (7,3), il Molise (7,6), la Basilicata (7,7) e la Sardegna (7,9).
Il livello di fecondità nazionale rimane stabile per il terzo anno di seguito: il numero medio di figli per donna è 1,42. Questo indice è però sostenuto dal contributo delle donne straniere, per le quali il tasso sale a 2,07 figli rispetto agli 1,33 delle italiane. Inoltre, l'età media delle madri è salita ancora, da 31,3 del 2010 a 31,4 del 2011 (32,1 anni per le italiane, 28 per le straniere).
La regione più prolifica è il Trentino-Alto Adige, con 1,63 figli per donna. Seguono Valle d’Aosta (1,61), Lombardia (1,52), Emilia-Romagna (1,50) e Veneto (1,48), tutti tassi superiori alla media nazionale. Al Centro si scende a 1,38 e nel Sud a 1,35: le regioni meno prolifiche del paese sono Sardegna (1,15 figli per donna), Basilicata (1,17) e Molise (1,19), nelle quali non si assiste a nessuna variazione di tendenza. Anche la distribuzione delle donne straniere segue questo andamento territoriale: più alta nelle regioni settentrionali (2,24, con punte del 2,40 in Lombardia), molto più contenuta al Sud (1,74).
Altri elementi dal report Istat: la speranza di vita alla nascita cresce ulteriormente. Gli uomini raggiungono il livello di 79,4 anni (+0,3 rispetto al 2010), le donne quello di 84,5 anni (+0,2). Il saldo migratorio (che tiene contro dei trasferimenti di residenza interni, con l’estero e per altri motivi) è pari a più 261 mila unità, per un tasso migratorio pari al 4,3 per mille, in calo rispetto al 2010 (5,2 per mille). Al netto delle componenti relative al saldo migratorio interno e per altri motivi (-1 per mille), il saldo migratorio netto con l’estero è pari a 323 mila nuovi soggetti, corrispondente a un tasso del 5,3 per mille, risultato di 83 mila cancellazioni per l’estero e 406 mila iscrizioni
Continuano le migrazioni verso il nord del paese: i trasferimenti di residenza intercomunali ammontano a 1 milione 350 mila, in lieve calo (-1,5%) rispetto al 2010. Il Mezzogiorno continua a essere interessato da saldi migratori per l’interno negativi, a vantaggio delle regioni del Centro-nord.
Gli stranieri residenti (4 milioni 859 mila) rappresentano l’8% della popolazione totale. Rispetto al 1° gennaio 2011 si riscontra un incremento di 289 mila unità. La popolazione di cittadinanza italiana scende sotto i 56 milioni, con una perdita netta di 65 mila unità.
Infine, l’età media dei residenti è di 43,7 anni. Il 14% della popolazione ha 0-14 anni di età, il 65,3% ha 15-64 anni, il 20,6% ha 65 anni e più. I cittadini italiani hanno un’età media di 44,7 anni; gli stranieri di 32,2 anni. Di questi ultimi, 4 milioni 124 mila sono nati all’estero (il 6,8% della popolazione totale), 736 mila sono nati in Italia da cittadini stranieri. (mf)