The Future We Want - Essere adolescenti ai tempi del COVID-19 è il titolo del nuovo rapporto realizzato dall’Unicef per mettere a fuoco l’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sulla vita e sul benessere degli adolescenti in Italia e per mettere a frutto le lezioni apprese con l’obiettivo di un futuro più equo e sostenibile.
Il rapporto, elaborato sulla base delle risposte di oltre duemila giovani tra i 15 e i 19 anni, è stato presentato il 19 novembre scorso da una delegazione di ragazzi che hanno collaborato alla ricerca nel corso dell’evento online Le sfide della pandemia per l’infanzia e l’adolescenza, organizzato dal Dipartimento per le politiche della famiglia e dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza per celebrare la Giornata nazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del 20 novembre.
Secondo i dati del sondaggio, gli adolescenti che vivono in Italia si dichiarano mediamente soddisfatti della propria vita, con un valore di 6,5 su una scala da 1 a 10.
Guardando alle diverse dimensioni, il benessere economico si colloca poco sopra 6/10. Sotto la sufficienza invece la salute (5,9), nella cui valutazione ha sicuramente pesato la percezione di insicurezza e fragilità legata alla pandemia.
Un adolescente su tre afferma che le relazioni con familiari e conviventi durante il lockdown sono migliorate, mentre il 16% riferisce un peggioramento dei rapporti familiari.
Il 64% dei giovani coinvolti nel sondaggio (con una significativa differenza tra il 73% delle ragazze e il 53% dei ragazzi) ritiene che la casa o la struttura in cui vive non sia sempre e comunque un luogo sicuro.
Il 65% dei ragazzi, inoltre, ritiene che un sistema sanitario pubblico, gratuito e accessibile a tutti sia il fattore indispensabile per mantenere un buono stato di salute. Per quasi il 40% del campione i fattori ambientali che agiscono sulle cause delle epidemie sono da tenere in stretta considerazione per la salute pubblica.
Altri dati rivelano che la metà degli adolescenti considera prioritario che la scuola si adoperi per la promozione di una corretta alimentazione e di stili di vita più sani; l’87% propone la diminuzione dell’inquinamento e la riduzione dei consumi come comportamenti virtuosi da mantenere anche dopo l’emergenza. Un terzo dei ragazzi esprime il desiderio di una maggiore disponibilità di reti di ascolto e supporto psicologico.
Quasi la metà degli adolescenti pensa che il digitale abbia consolidato il senso di unione durante il lockdown, riducendo l’isolamento, ma un terzo manifesta dubbi in proposito e uno su 5 afferma il contrario, in quanto non tutti hanno avuto le stesse possibilità di accedere alle tecnologie e alla connessione.
Per quanto riguarda la didattica a distanza (DaD), quasi il 60% degli studenti non ha riscontrato difficoltà con la digitalizzazione, ma un terzo sì. Al di là della maggiore o minore facilità di gestione, la maggioranza degli studenti (oltre il 60%) dichiara che la DaD ha portato forme di stress nello studio.
Il rapporto fa parte della campagna dell’Unicef The Future We Want, nata con l’obiettivo di coinvolgere ragazze e ragazzi sull’impatto della pandemia sulle loro vite e sulla loro visione del futuro post-Covid, e lanciata nel luglio scorso attraverso un Manifesto in dieci punti con le raccomandazioni dei giovani alle istituzioni per un futuro più equo e sostenibile.