In Italia manca un sistema omogeneo di raccolta dei dati sui neomaggiorenni in uscita dalle realtà di accoglienza e mancano percorsi di accompagnamento dedicati a questi ragazzi. È quanto emerge dalla ricerca Una risposta ai care leavers: occupabilità e accesso ad un lavoro dignitoso, approfondimento italiano degli esiti di uno studio internazionale che Sos Children’s Villages International ha realizzato in 11 Paesi (Capo Verde, Cile, Croazia, Ecuador, Italia, Kyrgyzstan, Kosovo, Messico, Togo, Tunisia, Zimbabwe) con il coordinamento scientifico del London University College. Il report italiano della ricerca è curato da Sos Villaggi dei Bambini Italia.
Vengono definiti “care leavers” quei giovani che sono in uscita (o sono usciti) dal sistema di accoglienza residenziale perché hanno raggiunto l’età oltre la quale non possono più beneficiare della cura, della protezione e della tutela garantite dall’ente pubblico secondo la legislazione nazionale.
L’obiettivo del lavoro di ricerca è stato quello di approfondire la situazione dei care leavers in uscita dai percorsi di accoglienza, per fornire una prospettiva aggiornata sulle sfide che questi giovani sono chiamati ad affrontare e per accrescere la consapevolezza sul tema, anche in relazione all’accesso al mondo del lavoro.
Secondo i dati dell’indagine, sono 3000 i ragazzi e le ragazze che ogni anno escono da percorsi di accoglienza perché diventano maggiorenni. I giovani care leavers si trovano a dover affrontare più difficoltà rispetto agli altri coetanei (ad esempio, problemi nell’accesso all’università, mancanza di un tutor di riferimento che li supporti, difficoltà a trovare alloggi economicamente sostenibili) e sono dunque più a rischio di povertà, esclusione sociale e occupazionale.
La ricerca, presentata di recente a New York, nella sede delle Nazioni Unite, mette in luce le criticità (carenza di dati e mancanza di percorsi di accompagnamento dedicati ai care leavers), ma evidenzia anche i progetti e le buone pratiche a livello locale «che, pur messe a dura prova dai crescenti tagli alle politiche di welfare, hanno contribuito in maniera diversificata ad affiancare e a sostenere solo alcuni tra i giovani care leavers italiani che una volta raggiunta la maggiore età (o i 21 anni, a seconda delle situazioni) si trovano ad affrontare il mondo esterno in totale autonomia».
Il 27 novembre scorso il Governo italiano ha stanziato un fondo triennale di 15 milioni di euro per sostenere l’autonomia dei neomaggiorenni che escono da percorsi in affido e in comunità, prevedendo continuità nell’assistenza fino al 21esimo anno di età.