Nuovo record al ribasso per le nascite, report Istat

08/11/2024 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:
mano di un neonato

Non si arresta la denatalità in Italia. Il recente report dell’Istat Natalità e fecondità della popolazione residente. Anno 2023 mette in luce un’ulteriore diminuzione delle nascite nel nostro Paese, pari a 379.890 nel 2023 (-3,4% rispetto all’anno precedente).

«Il calo delle nascite, oltre che dalla ormai stabile bassa tendenza ad avere figli (1,2 figli per donna nel 2023) – si spiega nel documento -, è anche causato dai mutamenti strutturali della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra i 15 e i 49 anni. Le donne comprese in questa fascia di età sono sempre meno numerose. Oggi, quelle nate negli anni del baby-boom (dalla seconda metà degli anni Sessanta alla prima metà dei Settanta) hanno ormai superato la soglia convenzionale dei 49 anni. Gran parte di quelle che ancora sono in età feconda appartengono all’epoca del cosiddetto baby-bust, ovvero sono nate nel corso del ventennio 1976-1995 durante il quale la fecondità scese da oltre 2 al minimo storico di 1,19 figli per donna».

Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica, la diminuzione dei nati è dovuta per la quasi totalità al calo delle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che costituiscono oltre i tre quarti delle nascite totali. I nati da genitori italiani, pari a 298.948 nel 2023, sono circa 12mila in meno rispetto al 2022 (-3,9%) e 181mila in meno rispetto al 2008 (-37,7%). I nati da coppie in cui almeno uno dei genitori è straniero sono invece 80.942, in calo dell’1,5% sul 2022 e del 25,1% rispetto al 2012, anno in cui si è registrato il numero massimo. A diminuire sono state in particolar modo le nascite da genitori entrambi stranieri, in calo del 3,1% sul 2022 e del 35,6% nel confronto con il 2012 (-28.447 unità).

Diminuisce anche il numero medio di figli per donna, che passa da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, mentre rimane stabile l’età media delle madri alla nascita del primo figlio (31,7 anni).

Si può leggere il report sul sito dell’Istat.

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