Ha preso il via il 20 febbraio il seminario del Progetto nazionale per l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti (rsc), due giornate di formazione dedicate agli operatori, agli insegnanti, ai dirigenti scolastici e ai referenti delle città coinvolte nell’iniziativa.
Il progetto - promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel quadro delle azioni del PON “Inclusione” 2014-2020 e realizzato in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministero della salute e l’Istituto degli Innocenti – riparte con il nuovo triennio 2017-2020, che prosegue il percorso del precedente progetto sperimentale avviato nel 2013. Il nuovo triennio coinvolge 13 città metropolitane italiane (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia), con vari obiettivi, fra i quali: migliorare l’inclusione scolastica e il successo formativo dei minori rsc, contrastare la dispersione scolastica di questi bambini e ragazzi, favorire l’accesso ai servizi locali e la partecipazione attiva delle famiglie rsc. Il lavoro è centrato su tre ambiti (la scuola, i contesti abitativi e la rete locale dei servizi) e fra le attività previste ci sono incontri formativi e laboratori rivolti ai bambini e ai ragazzi.
Alla mattina di lavori sono intervenuti, fra gli altri, Adriana Ciampa, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Francesco Chezzi, dell’Istituto degli Innocenti, e Giuseppe Fusacchia, del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
«Il progetto – ha sottolineato Adriana Ciampa – s’inserisce in una cornice nuova: siamo transitati da fondi nazionali al Fondo sociale europeo, PON Inclusione, che ha regole diverse».
Francesco Chezzi ha presentato il quadro generale dell’iniziativa, riportando anche dati sui numeri del nuovo triennio e delle precedenti annualità: «dal 2013-2014 al 2017-2018 il progetto si è allargato, passando da 23 a 81 scuole coinvolte, da 155 a 600 alunni rsc e da 1090 a 5580 alunni totali».
Dall’analisi delle precedenti annualità emergono i punti di forza del progetto, fra i quali - oltre alla crescita del numero di classi, scuole, alunni e territori coinvolti - l’aumento del numero di bambini promossi nei tre anni di sperimentazione e il miglioramento delle relazioni scuola-famiglie. Le criticità, invece, riguardano le frequenze e gli esiti nella secondaria di primo grado e altri aspetti, come il consolidamento della partecipazione degli attori ai tavoli locali.
«Per intervenire sull’insuccesso scolastico e l’abbandono – ha spiegato Giuseppe Fusacchia - occorre agire contemporaneamente su più dimensioni. Abbiamo tre esigenze, che sono quelle di coinvolgere e motivare l’intero gruppo familiare, personalizzare l’apprendimento e personalizzare la valutazione, e un obiettivo: certificare le competenze».
La prima giornata del seminario prevede, nel pomeriggio, lavori di gruppo e, a seguire, una performance teatrale sul Porrajmos, lo sterminio perpretrato ai danni dei rome e dei sinti in Europa durante la seconda guerra mondiale.
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